"Roger Waters – Us + Them" non è un documentario sul tour mondiale di Roger Waters durato da maggio 2017 a dicembre 2018, né sulle idee politiche di Roger Waters. È un film-concerto vero e proprio: dall’inizio alla fine della proiezione non si esce dal palazzetto dove lo show è ripreso integralmente. Perciò è differente dal precedente "Roger Waters - The Wall" del 2014, in cui alle riprese dell’(ennesimo) spettacolo incentrato sul celeberrimo album del 1979 facevano da contraltare le riprese "extradiegetiche" di Waters in visita a sacrari e cimiteri militari delle due guerre mondiali. L'orrore della guerra era il tema del film del 2014, particolarmente sentito da Waters a livello biografico (il nonno e il padre di Waters sono morti rispettivamente nella I e nella II guerra mondiale). Il tema di questo film del 2019 è la differenza fra "noi" e "loro", come da titolo della canzone che dà il titolo al tour (dall’album "The Dark Side of the Moon"): dove "loro" sono i potenti, coloro che governano il mondo. È particolarmente riuscito nel film l’amalgama fra il concerto e il suo sviluppo tematico: le riprese dal vivo sono assai ben assemblate con la riproduzione diretta dei video che, durante lo spettacolo, vengono proiettati su molteplici maxischermi. Molto ben dosata l’alternanza fra i primi piani dei musicisti sul palco e i campi lunghi e i totali grazie ai quali abbracciamo l’integrità del palco, in cui possiamo assistere ai video anche nei maxischermi i quali assolvono quindi spesso la funzione di schermi dentro lo schermo.
Sul palco, Roger Waters lascia spesso la scena alle due coriste delle Lucius, a Jonathan Wilson, cui sono affidate le parti vocali che furono di Gilmour, e ad altri musicisti, come Ian Ritchie il cui sax accompagna la canzone che dà il titolo al tour. La scaletta - per metà centrata sui brani tratti da "Dark Side of The Moon" alternati al repertorio dei Pink Floyd e del Waters solista - è particolarmente ben calibrata soprattutto sotto il profilo della retorica, per cui il tema di fondo dello spettacolo (la denuncia del potere) acquista una progressiva predominanza nella seconda parte. Un altro scarto significativo rispetto al film del 2014: laddove lo spettacolo incentrato sull’erezione del muro non vedeva praticamente nessuna inquadratura di controcampo sul pubblico (abituali in un film-concerto), qui ce ne sono moltissime. Del resto, lì c'era il muro, qui ci siamo... noi, il pubblico: "us", appunto, e non solo "them".
A parte il ricorso all’ostentazione del pugno chiuso, la politica deve comunque attendere per tutta la prima metà del concerto. A differenza del profluvio di scritte a maxischermo della seconda parte, non ve n’è ancora nessuna: fino a una potente messa in scena di "Another Brick in The Wall", dove appare sul palco una fila di giovani prima chiusi in tenute arancioni che ricordano quelle dei prigionieri di Guantanamo, poi dismesse per restare in magliette che recano la scritta "Resist". Subito dopo, ecco il colpo di scena: cala dall’alto la celebre fabbrica della copertina di "Animals", proiettata su quello che per quasi tutto il resto dello show resterà uno schermo double-face sovrastante la platea, perpendicolare al palco. Fa la sua comparsa, volteggiando sul pubblico, anche il maiale Algie della medesima copertina. Iniziano gli slogan: Pigs rule the world ("i maiali governano il mondo"), con una particolare enfasi su Donald Trump ("Charade you are"), di cui vengono riprese le più abiette citazioni ("Una nazione senza confini non è affatto una nazione: dobbiamo avere un muro"; "Il mio pulsante nucleare è più potente del suo"; "Quando sei una star ti lasciano fare tutto: le afferri per la fica", ecc.), il tutto concluso da un diretto Trump is a pig. Appare chiaro che Waters, il quale non si fa scrupolo di ostentare il dito medio contro quei maiali dei potenti, ha organizzato lo show come un rito collettivo, incentrato sulla netta identificazione di un nemico, evocato e quindi esorcizzato dallo spirito quasi messianico che anima il concerto. Una spettacolare scenografia tridimensionale dà luce nel finale al prisma della copertina dell’album del 1973, per lasciare poi il posto agli ultimi video di denuncia, dove un ruolo particolare è dedicato alla Palestina (già richiamata esplicitamente da Waters a voce) e al vergognoso muro eretto da Israele.
regia:
Roger Waters, Sean Evans
titolo originale:
Roger Waters - Us + Them
distribuzione:
Nexo Digital
durata:
122'
produzione:
Us + Them Productions
fotografia:
Brett Turnbull
montaggio:
Katharine McQuerrey
musiche:
Roger Waters, Pink Floyd