Essendo stato supplente di Bryan Singer per un paio di settimane sul set di "Bohemian Rhapsody", stava in qualche modo scritto che Dexter Fletcher, attore inglese da diversi anni impegnato anche dietro la macchina da presa, avrebbe avuto modo di dirigere una biopic tutta sua, dedicata ad un'altra leggenda della musica britannica. Anche se "Rocketman" non dovesse ottenere gli incassi e i riconoscimenti ricevuti dalla cinebiografia dedicata a Freddy Mercury, resta comunque un film che i fans di Reginald Kenneth Dwight, universalmente noto come Elton John, potranno vedere con piacere. Scritto da Lee Hall ("Billy Elliott"), il film, al quale Sir Elton e il consorte David Furnish hanno partecipato attivamente in veste di produttori, è concepito come un musical che utilizza come soggetto gli eventi più salienti della vita della rock star dall'infanzia agli anni ottanta e come colonna sonora i suoi maggiori successi fino al suddetto periodo. Essendo il protagonista così coinvolto nel progetto, "Rocketman" fortunatamente non presenta visioni annacquate o distorte della sua vita, come invece accadeva al pur fortunato "Bohemian Rhapsody". Quindi se è vero che una scena di sesso fra due uomini viene sbrigativamente risolta, non vengono proposte interpretazioni false o tendenziose della sua biografia. Perciò se cercate un film in cui l'omosessualità (o bisessualità) del protagonista venga considerata come fonte di malessere profondo, "Rocketman" decisamente non è il film che fa per voi!
Il punto su cui regista e sceneggiatore si sono concentrati è l'anaffettività che il cantante ha subito sin da bambino dai due genitori (rispettivamente interpretati da Bryce Dallas Howard e Steven Mackintosh), solo in parte compensata dall'appoggio della nonna (la veterana Gemma Jones), vuoto affettivo che né uno straordinario talento musicale, né una carriera ricca di trionfi sono riusciti a colmare. Non a caso la storia inizia con un Elton (interpretato da un Taron Egerton che merita tutti gli elogi che sta ricevendo, visto che non ci regala un'imitazione e rinuncia anche al lip-sync per regalarci la sua interpretazione di canzoni non certo alla portata di ogni cantante) che si presenta ad una seduta di terapia di gruppo con uno dei suoi stravaganti look pronto a condividere i suoi problemi con droga, alcol, cibo, controllo della rabbia e chi più ne ha più ne metta...parte quindi una cavalcata di pubblici successi e dolori privati, durante la quale assistiamo a incontri importanti come quello con lo storico paroliere nonché amico Bernie Taupin (che è proprio l'ex "Billy Elliott" Jamie Bell) o col manager/amante John Reid (la star di "Bodyguard" Richard Madden), che purtroppo tiene a Elton meno di quanto non tenga agli enormi introiti del cantante. Il film non arriva a raccontare le beghe legali che ci sono state fra i due, ma si permette di suggerire che Reid non fosse il migliore dei partner, anche se forse attribuire quasi esclusivamente a lui la responsabilità della scelta di restare un gay in the closet, con tanto di breve matrimonio di facciata, sa un po' di scelta di comodo. D'altronde la biografia del cantante negli ultimi trent'anni chiarisce che certi episodi appartengono definitivamente al passato, visto che nell’Inghilterra degli anni novanta sarebbe diventato uno dei pionieri del matrimonio egualitario. Inoltre al centro della storia non sono tanto i partner del protagonista quanto il suo imparare ad amare se stesso (in questo è fondamentale la scena con l'abbraccio fra Taron/Elton e il suo alter ego bambino, interpretato dal piccolo Matthew Illesey)
Come molte cinebiografie, e nonostante la partecipazione dello stesso baronetto, "Rocketman" si prende alcune libertà sulla storia e sono già apparsi diversi articoli che esaustivamente puntano il dito su alcune inesattezze (una su tutte, il cognome d'arte visto come un omaggio ai Beatles) ma va riconosciuto che in altre occasioni (anche recenti) si è assistito ad alterazioni ben più gravi, senza che gli spettatori se ne dimostrassero più di tanto infastiditi. Cosa più importante è stabilire se il film funzioni, e sicuramente trasformare alcuni brani storici della musica pop-rock, da "The Bitch is Back" a "I’m Still Standing", in numeri da musical ha un suo appeal. Anche le sequenze visionarie sono efficaci, in particolare quella che prende spunto da un episodio realmente accaduto e tristemente noto (il tentato suicidio del cantante in piscina). Forse alcuni modelli come "Velvet Goldmine" di Todd Haynes sono irraggiungibili ma operazioni come "Across the Universe" di Julie Taymor sono surclassate senza troppa fatica. Fletcher come regista può sembrare meno dinamico del suo collega Singer (ma anche meno confusionario), però riesce, grazie anche all'aiuto del direttore della fotografia George Richmond, a rendere un bel servizio ai numeri musicali, mostrandoceli gioiosi e coloriti, in questo evidente contraltare alla vicenda principale del film. Fra gli altri contributi tecnici doveroso citare il lavoro del costumista Julian Day, che ha filologicamente lavorato sugli abiti di scena e le mise più memorabili di Elton John, riuscendo a riproporli in tutta la loro sgargiante follia.
cast:
Taron Egerton, Matthew Illesley, Charlie Rowe, Jason Pennycooke, Stephen Graham, Gemma Jones, Bryce Dallas Howard, Richard Madden, Jamie Bell, Steven Mackintosh
regia:
Dexter Fletcher
titolo originale:
Rocketman
distribuzione:
20th Century Fox
durata:
121'
produzione:
Marv Films
sceneggiatura:
Lee Hall
fotografia:
George Richmond
scenografie:
Marcus Rowland
montaggio:
Chris Dickens
costumi:
Julian Day
musiche:
Matthew Margeson