Se "La rivolta delle ex" fosse stato girato in un'epoca meno distratta e magari avesse avuto i suoi natali in un paese europeo come la Francia o anche l'Italia dei Gasmann e dei Tognazzi sarebbe diventato un piccolo manifesto sulle paure del maschio rispetto al bigottismo di una società che ne condanna la libertà dei costumi e la spregiudicatezza sessuale. Ed invece essendo il prodotto di una Nazione che ha bisogno di conferme,e preferisce la trasposizione edulcorata ad una versione dei fatti ispirata alla realtà,il film di Mark Waters diventa un'apologia dei buoni sentimenti ed insieme un incitamento alla più assoluta monogamia.
Un disciplinamento dei costumi da Santa Inquisizione organizzata a discapito di Connor Mead (Mattew McConaughey, fotografo di successo e donnaiolo impenitente, costretto a rinunciare ai piaceri della vita per un rendez vous familiare, in cui i preparativi per le nozze dell'amato fratello diventeranno il viatico per un viaggio, reale e metaforico, architettato dal fantasma del defunto zio (Michael Douglas) che lo vorrebbe convincere a cambiar vita dopo averlo condotto sulla cattiva strada ed ora lo obbliga ad un viaggio nel tempo sulle orme di un passato costellato dai fantasmi delle ex fidanzate, di un presente messo in discussione dai retaggi delle antiche passioni (Connor non rinuncerà a corteggiare la madre della sposa ed una madamigella d'onore piuttosto disinibita) e di un futuro dove l'amata Jenny (Jennifer Garner) rischia di sfuggirgli a favore di un tipo molto più accondiscendente di lui in fatto di donne.
Incastrato in un simile marchingegno, il protagonista perde la sua iniziale baldanza ed anche quel sarcasmo necessario a stemperare la seriosità di una commedia che, nel rifarsi allo stile dei tempi d’oro, di cui ricalca le atmosfere sognanti e la voglia di lieto fine, finisce per smarrire la componente autoironica, vero e proprio punto di forza in questo tipo di operazioni. Efficace quando si tratta di rappresentare il rapporto tra due persone (Connor e Jenny) che hanno paura di innamorarsi e per questo danno vita ad un confronto che si risolve più sul piano del non detto,con campi e controcampi dedicati al canagliesco sorriso di lui ed ai languidi sguardi di lei, il film viene meno negli inserti dedicati alla fantasmagorica rivolta risolta con brevi siparietti in cui più che il popolo femminile, equamente diviso tra Sante e Puttane sempre pronte a far la ramanzina,si può ammirare il cameo di un Michael Douglas con la capigliatura canuta e gli occhiali calati sul volto ormai invecchiato.
Dopo la cattiveria di "Mean Girls" ed il divertimento di "Quel pazzo Venerdì" Mark Waters prova a crescere inserendo nel suo canovaccio dei protagonisti più maturi, ma l'evidenza di uno spostamento anagrafico non è avallato da quello cinematografico, retrocesso a livelli di pura sussistenza dopo gli esordi nel cinema indipendente ("La casa del Sì"). A margine del film è curioso notare la trasformazione di Jennifer Garner, dapprima amazzone in (tele)film di pura azione ed ora presenza costante e di successo nel panorama della commedia romantica made in Usa. Nel cinema come nella vita mai dire mai.
cast:
Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Michael Douglas, Emma Stone
regia:
Mark Waters
titolo originale:
Ghosts of Girlfriends Past
distribuzione:
Warner Bros. Italia
durata:
98'
produzione:
Jon Shestack/Panther
sceneggiatura:
Jon Lucas, Scott Moore
fotografia:
Daryn Okada
scenografie:
Maria L. Baker
montaggio:
Bruce Green
costumi:
Denise Wingate
musiche:
Rolfe Kent