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recensione di Federica Bello
7.0/10

"Perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi cerchiamo di sfuggirla"? si chiese, una volta, Buddha, e se lo chiede oggi Luiz Bolognesi, autore del lavoro animato "Rio 2096". Il regista e sceneggiatore del film, ci accompagna in un viaggio lungo 600 anni, che ripercorre quattro importanti tappe storiche del Brasile: la scomparsa degli Indios per mano dei portoghesi nel 1500, la schiavitù del 1800, la dittatura negli anni Settanta del 900, e il capitalismo spietato, alle origini della guerra per l'acqua, in un disastroso futuro (2096) di Rio de Janeiro. Protagonista della vicenda è Abeguar, un indio della tribù Tupinamba, che attraversa i secoli grazie al favore degli Dèi, che l'hanno prescelto per combattere Anhangá, ossia la personificazione del male nel suo concetto più ampio. L'indio, sotto forma di un uccello, sorvola i cieli del Brasile, attraversando le epoche, alla ricerca continua della sua amata Janaína. Quando la donna muore, Abeguar diventa uccello, per riprendere forma umana ogni qualvolta essa ritorna a incarnarsi.
I due amanti si scontrano con l'oppressione del Brasile, dalla scoperta del continente, al suo futuro imperscrutabile. Loro, metafora del cielo e della terra, rappresentano quell'antico mito egizio, secondo il quale Geb (la terra) e Nut (il cielo), erano amanti, l'uno sopra l'altra, per l'eternità.

L'autore racchiude nell'abbraccio dei protagonisti l'anima del Brasile, troppo spesso schiavo, quasi sempre vittima. L'urlo della ribellione, e l'amore prepotente per la terra nativa, fanno di "Rio 2046" un piccolo scrigno animato, con un grande potenziale espressivo, significativo.
Il film non stringe tra le mani il nostro presente, ma punta, invece, a precise tappe cronologiche; queste, come granuli di un unico rosario, tracciano un filo conduttore, che arriva a una meta lontana nel tempo: il futuro distopico.  Come la Sibilla Cumana, forse anche l'autore rivela i suoi timori e la sua visione profetica.
A proposito di profezie, nell'antichità, gli uccelli erano tenuti fortemente in considerazione, quando si trattava di predire il futuro. In Brasile, tutt'oggi, superstizioni vogliono che gli uccelli neri o grigi, svolazzanti attorno agli alberi, siano le anime dei peccatori che scontano la loro pena.

I disegni di Bolognesi hanno una grande forza espressiva. I tratti spigolosi, i volti squadrati, la prepotenza dei colori omogenei, se da un lato appiattiscono sagome e fondali, dall'altro evidenziano la ribellione del contorno, la sua aggressività. Il messaggio, le parole dei protagonisti e le riflessioni dell'autore sono circondate dal disegno, che non può rimanere immune dal contesto rivoluzionario. Molto forte è il sapore da graphic novel, che contribuisce all'eleganza del tratto, nel suo complesso.  
Vincitore del Festival di Annecy 2013, "Rio 2096" si rivela un ottimo lavoro di animazione, che ha la fortuna di inserirsi in un momento d'attenzione mondiale per il continente Brasiliano, sotto i riflettori del calcio.


06/07/2014

Cast e credits

cast:
Selton Mello, Camila Pitanga, Rodrigo Santoro


regia:
Luiz Bolognesi


titolo originale:
Uma História de Amor e Fúria


distribuzione:
GA&A


durata:
98'


produzione:
Buriti Filmes & Gullane


sceneggiatura:
Luiz Bolognesi


montaggio:
Helena Maura


musiche:
Rica Amabis, Tejo Damasceno Pupillo


Trama
Un ottimo film d'animazione, il cui protagonista è un Indio del Brasile, prescelto dagli Dèi per liberare la sua terra dalla schiavitù, dalla violenza e dal potere corrotto. Questo lavoro d'animazione, pur utilizzando un linguaggio visivo diretto, nasconde riflessioni complesse e profonde, che meritano attenzione e analisi
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