Sono passati quasi dieci anni da quando il neonato studio cinematografico Blue Sky partoriva una delle più grandi intuizioni nel campo dell’animazione, sia a livello di critica che di pubblico. Con “L’era glaciale” che valse addirittura la nomination agli Oscar del 2002 e un fortunato doppio sequel, la produzione firmata Twentieth Century Fox entrava così di diritto tra i grandi dell’animazione e della grafica computerizzata insieme alla DreamWorks e soprattutto alla Pixar. Il punto forte della Blue Sky Studios è forse la compattezza del team. Significativo a tal riguardo il fatto che al timone della regia compaia da una decina d’anni sempre la stessa persona (ad eccezione di “Ortone e il mondo dei chi”), ovvero il brasiliano Carlos Saldanha. Ed è proprio nel suo paese natale che l’autore ambienta il suo ultimo lavoro: “Rio”, storia di un simpatico esemplare di ara che non sa volare e che si ritrova dal gelido e spento clima del Minnesota al rovente e sfarzoso carnevale di Rio de Janeiro per motivi di... sopravvivenza. Blu (questo il nome del pappagallo) è infatti in serio pericolo di estinzione e l’obiettivo principale è quello di fargli trascorrere una forzata luna di miele con Gioiel, l’ultimo esemplare femmina della specie che vive proprio in Brasile.
L’ingrediente segreto del film è senza dubbio la semplicità. A cominciare dalla sceneggiatura, un po’ povera ma asciutta e mai banale, per poi proseguire con la scelta dei personaggi, piuttosto azzeccati e tutto sommato divertenti anche se non tutti caratterizzati a tutto tondo (un vero peccato che il gruppo di uistitì cleptomani compaiano solo per pochi minuti). Semplice è anche il topos, quello di un nuovo mondo da scoprire ed esplorare, capace di regalare il vero amore, le amicizie più autentiche (la saggezza del tucano Rafael) e spensierate (l’intrattenimento di Nico e Pedro). Un’oasi dalle proprietà salvifiche capace di rendere realizzabili i desideri più reconditi (il volo, nel caso di Blu) e di scacciare pressioni e paure. Il tutto fra disavventure rocambolesche, inseguimenti forsennati, un uso esagerato del colore in puro stile carioca e risate slapstick agevolate da una discreta dose di accompagnamento musicale. Il tema principe di “Rio” ruota però attorno alla tanto agognata libertà, quella ostacolata dai bracconieri che soffocano le speranze dei volatili sino all’happy ending rivelatore (Linda, la proprietaria di Blu, non riporta il suo pappagallo in Minnesota ma lo lascia libero di volare tra il verde della foresta amazzonica, ricominciando anche lei una nuova vita).
Come ogni arma a doppio taglio, la semplicità di “Rio” regala da una parte la giusta dose di fluidità e di divertimento (anche grazie al contributo del 3D), mentre dall’altra si rivela un freno per affrontare temi di maggior spessore, evidenziando così i suoi evidenti limiti contenutistici. A differenza degli ultimi capolavori firmati Pixar, veri e propri gioielli realizzati (soprattutto) per i “grandi”, la pellicola di Saldanha è un vivace ed umile esercizio di animazione vecchio stampo che si indirizza soprattutto ai bambini, i naturali destinatari di questo genere di cinema. Nel doppiaggio italiano Blu e Gioiel hanno le voci di Fabio De Luigi e Victoria Cabello (in lingua originale Jesse Eisenberg e Anne Hathaway) mentre le sorprese sono rappresentate dal timbro cupo e minaccioso del cantante Mario Biondi (il mefistofelico Miguel) e dalla stramba fonetica italo-portoghese dell’ex calciatore Josè Altafini (Luiz, il bulldog col vizio della samba).
cast:
Jesse Eisenberg, Anne Hathaway, George Lopez, Jamie Foxx, Leslie Mann
regia:
Carlos Saldanha
titolo originale:
Rio
distribuzione:
20th Century Fox
durata:
96'
produzione:
Blue Sky Studios, Twentieth Century Fox Animation
sceneggiatura:
Don Rhymer
fotografia:
Renato Falcao
scenografie:
Thomas Cardone
montaggio:
Harry Hitber Dreville
musiche:
John Powell