Presentato al Toronto Film Festival nel 2003 e ora portato anche in Italia grazie alla selezione del Far East Film Festival di Udine, "Ramblers" è un'opera esistenzialista, dalle atmosfere minimali e beckettiane, capace di mettere in scena con abilità e con efficacia ritmica una comicità grottesca, in cui la coscienza che il tragico governa il mondo si unisce alla consapevolezza della sua assurdità e dell'assenza di ogni significato nella quotidianità. L'umorismo presente nel film lascia intravedere la sua drammaticità causata dall'evidenza dell'Assurdo e della originaria gettatezza dell'uomo in uno scherzo cosmico cui, una volta compresa l'illogicità, non ha più senso sovrapporre un significato.
Basato sulle opere del mangaka Tsuge Yoshiharu, l'opera del regista giapponese Yamashita Nobuhiro racconta le peregrinazioni senza meta né scopo di due giovani registi, Kinoshita e Tsuboi, entrambi ingaggiati in un desolato paesino di periferia da un attore che si lascia bellamente attendere, come un novello Godot, interpretabile in svariati modi.
L'errare dei due protagonisti in un luogo inospitale, spoglio, in cui ogni evento sembra privato di ogni sua necessità e lasciato in preda a una casualità invincibile, è inframezzato da continue situazioni farsesche, cui però subentra subito nello spettatore la coscienza del dramma dei due giovani cineasti, privati di ogni potere decisionale sugli accadimenti circostanti e costretti a un continuo vagare senza capo né coda. In tal modo il sentimento dell'umorismo pirandelliano, inteso come il congiungersi di divertimento e dolore, si unisce alla percezione del fatto che il fiore di Loto che sta in cielo presso il Buddha (come dichiara una voce-off a un certo punto della narrazione) ondeggia senza badare e senza curarsi delle vicende umane; del fatto cioè che ogni razionalità organizzatrice svanisce per lasciare presto l'uomo nell'erranza, nella ricerca insensata (cioè non necessitata) di una determinazione del proprio Esserci, nel tentativo di interpretare al meglio gli accadimenti innocenti e spaventosi di questo mondo.
La stessa messa in scena, coerentemente con il contenuto, rinuncia ad affermarsi come istanza narrante, cessa di essere un ente esterno capace di manipolare e dunque di donare una demiurgica sistematicità alla pellicola: sistematicità che si scontrerebbe con il nichilismo che ne sta alla base. Yamashita utilizza il minor numero possibile di movimenti di macchina, mostrando intelligentemente di preferire la neutralità dell'inquadratura fissa, che lascia autodeterminarsi il piano e consegna agli attori la gestione dello spazio: non vuole cioè esserci, tanto sul piano diegetico quanto sull'extradiegetico, alcuna entità che si interponga tra i personaggi e la coscienza della loro insensatezza. Anche alle performance attoriali viene tolto ogni tocco pantomimico fino a raggiungere quasi una sorta di straniamento.
Lasciato dunque intelligentemente da parte ogni virtuosismo stilistico, il lavoro tecnico si concentra su dialoghi minimali, che sanno alternare a momenti spassosi, riflessioni profonde su amore, vita e morte.
Si rivela quindi un ottimo recupero questo "Ramblers", opera capace di stimolare lo spettatore, nonché di aprire gli occhi sul grande Assurdo che domina il mondo, privo di ogni fine e di ogni movente.
cast:
Keishi Nagatsuka, Hiroshi Yamamoto, Machiko Ono
regia:
Yamashita Nobuhiro
titolo originale:
Riarizumu no yado
durata:
83'
sceneggiatura:
Kôsuke Mukai, Yoshiharu Tsuge, Nobuhiro Yamashita
fotografia:
Ryûto Kondô
musiche:
Quruli