Nel Febbraio del 2009 è uscito nelle sale italiane "La mia miglior nemica", commedia romantica che ha visto come co-protagonista la bionda Kate Hudson. Non è passato molto tempo (solo quattro mesi) prima che il forno di Hollywood servisse la sua prossima (e solita) portata. E allora riecco apparire la Hudson ed ecco "La ragazza del mio migliore amico", commedia esposta ad una pubblicità incessante, soprattutto in rete. L'assonanza fra i due titoli, fin troppo evidente, offre il primo spunto su un'osservazione che ha ben poco di positivo sull'originalità dei temi e sul ruolo persuasivo svolto nei riguardi dello spettatore, oramai cosciente (speriamo) di rischiare, per l'ennesima volta, di essere risucchiato fra gli ingranaggi di quella macchina in continuo movimento che si chiama Hollywood e che offre davvero poche garanzie, soprattutto in questo periodo e in questo
cliché.
E infatti la trama del film (addirittura racchiusa nel titolo) è obsoleta nella sua semplicità e prevede il solito triangolo amoroso problematico tra lui, lei e l'amico di lui. La novità è segnata da Dan Cook, dongiovanni dal lavoro particolarissimo, un perfetto
latin lover al contrario. Tra presunte gag (che non appartengono né alla commedia romantica né tantomeno alla demenzialità comica ma che sono originate dalle prevedibili carenze di idee e originalità) ed inaudite volgarità (la "testa di cazzo" sembra sia una caratteristica peculiare (e forzata) del far ridere della pellicola), la storia va avanti attraverso palesi allusioni sessuali e consuete opere di riconquista dei protagonisti. A Cesare quel che è di Cesare: divertentissima la scena delle sopracciglia di Jason Biggs e fresche le sequenze relative alle "classifiche" dello sporco lavoro di Tank/Cook. Una nota di merito, inoltre, va al sorprendente Alec Baldwin, vera sorpresa del film nel recitare la parte del viscido provolone di mezz'età. Howard Deutch (più regista televisivo che cinematografico) non ha problemi ad abdicare dal ruolo di direttore d'orchestra e decide di lasciare il testimone all'intraprendenza e alla simpatia degli attori.
Poco altro da segnalare. È chiaramente un film improntato su un target giovanile e su un livello di spettatorialità che ha come unico scopo quello di intrattenersi con una leggera commedia romantica. Anche se consapevoli di non essere di fonte ad un'opera d'arte, anche se consci di essere stati risucchiati in quel vortice, il prodotto riceverà la sua (almeno) sufficiente soddisfazione agli incassi e forse qualcuno che va matto per i doppi sensi e le volgarità di ogni sorta ne uscirà anche con il sorriso sulle labbra. Grasso che cola per la macchina di Hollywood che deve andare avanti, nonostante tutto.
20/06/2009