Tra i tanti aneddoti di inizio carriera ce n’è uno che torna utile per capire la personalità e le scelte di Pierfrancesco Favino e ancora la sua partecipazione in veste di protagonista principale in un film di lingua inglese qual è “Promises" di Amanda Sthers. Favino racconta di come, ancora alle prime armi, riuscì ad avvicinare la grande Judi Dench omaggiandola con i complimenti di rito che di solito attendono le regine del palcoscenico al termine delle loro performance. Tra convenevoli e attestati di stima ciò che Favino non dimenticò mai di quella breve chiacchierata fu il consiglio datogli dalla sua interlocutrice, la quale, interpellata in merito alle qualità necessarie per diventare un buon attore, affermò che oltre a dedizione e spirito di sacrificio non poteva mancare all’appello un’ottima conoscenza della lingua inglese. Riportarlo alla memoria in occasione dell’anteprima di “Promises", presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2021 è utile a inquadrare il momento vissuto dall’attore romano e, non ultimo, a fare il punto su un percorso artistico giunto a una fase cruciale.
La storia di “Promises" è presto detta, raccontando l’amore mai consumato tra Alexander (Favino) e Maria (la Kelly Reilly de “L’appartamento spagnolo” e di “Bambole Russe”), destinati a incontrasi nel corso delle rispettive vite senza mai riuscire a dare seguito al sentimento amoroso che li spinge uno verso l’altro. Il tutto fra non detti, bugie e faticose rinunce che nel caso dell’uomo trovano sfogo nell’irrequietezza sentimentale con cui Alexander ricerca nelle altre donne quella che non ha mai potuto avere.
Un bolero sentimentale, quello cui danno vita film e protagonista, che la regista Amanda Sthers - autrice del libro da cui la stessa ha tratto la sceneggiatura - mette in scena a mo' di Recherche, costruendo la storia attraverso continui andirivieni spazio-temporali che sembrano fatti apposta per dare concretezza ai fantasmi dell’amore (con il montaggio che resuscita i personaggi riportandoli in vita nella memoria della protagonista), amplificando la nostalgia e i rimorsi tipici delle occasioni mancate: alcune volte allestendo una messinscena ambiziosa, che nell’uso dell’estensione temporale, del montaggio alternato, della solennità del sonoro e della voce fuori campo chiama in causa il cinema dell’ultimo Terrence Malick. Altre, facendo il verso alla maniera di certo cinema borghese, con il lusso del coté scenografico e l’opulenza degli interni, levigati e scintillanti come la mise di chi li abita, a fare da contraltare nella sua facile accessibilità ai limiti imposti all’unione dei due amanti.
Un'esposizione, quella appena scritta, resa necessaria per esplicitare ambienti e atmosfere in cui si muove Favino, volendone sottolineare lo scarto interpretativo capace di renderlo credibile anche in un personaggio agli antipodi per temperamento e origini sociali (ma a occhio e croce vicino a quello affidatogli da Francesca Archibugi nel prossimo “Il colibrì") a quelli che lo hanno reso famoso.
Una verosimiglianza, questa, resa possibile proprio dalla lungimiranza che gli ha permesso di seguire il consiglio della star britannica e dunque di recitare con disinvoltura accanto a colleghi madrelingua senza manifestare nessun segno di subalternità tipica di chi si trova a recitare con un idioma diverso dal suo. Un professionismo, quello di Favino, già ampiamente dimostrato dall’attitudine mimetica del suo metodo, qui completata dal particolare uso della componente vocale.
Tutto questo per dire che quello di oggi è ormai diventato un attore classico, meno ruspante di un tempo ma più scientifico nel confronto con i propri personaggi. Interprete per tutte le stagioni, Favino ha un unico rischio da cui guardarsi e cioè quello della perfezione che diventa freddezza. Un pericolo per il momento scampato dalla frequentazione dei set nazionali, a torto o a ragione ancora passibili di un certo approccio artigianale.
cast:
Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly, Jean Reno, Ginnie Watson, Cara Theobold
regia:
Amanda Sthers
distribuzione:
Vision Distribution
durata:
113'
produzione:
Indiana Production, Vision Distribution, Barbary Films e Iwaca
sceneggiatura:
Amanda Sthers
fotografia:
Marco Graziaplena