“C’era una volta un paese”. Così recitava un sottotitolo originale di “Underground”. C’era una volta e c’erano ancora gli strascichi di Tito nell’affresco capolavoro di Emir Kusturica. C’era un regista, un grande cineasta eccessivo e barocco, visionario e geniale. C’era una volta quel Kusturica: proviamo a capire cosa è rimasto di un autore che ha segnato pagine importanti di cinema contemporaneo.
Il villaggio abbandonato situato su di una collina serba è la cornice di ingresso nel mondo di “Promettilo!”. I colori che accompagnano le immagini sembrano curiosamente fare il verso a quelli delle commedie sovietiche agrarie commissionati secondo i canoni del realismo socialista. Quella patina viene subito squarciata da aperture boccaccesche (la donna che fa il bagno con le proprie grazie in bella vista) e domestici marchingegni artigianali (che ritorneranno poi anche nella seconda parte, seppur in ambito cittadino).
La vita scorre tranquilla in una quotidianità goffa, ma pura. Non un vero elogio alla vita contadina, ai valori e al tempo che fu come visione per sconfiggere il caos della vita metropolitana, né tantomeno una parodia della vita contadina e di coloro che non riescono a staccarsi da contesti di matrice contadina. La collina serba di “Promettilo!” è un bozzetto, un acquerello innocuo e innocente. Ciò che sorprende è che, una volta che il piccolo Tsane giunge in città, manca un’idea forte che possa accentuare il parallelismo vita rurale/vita cittadina, ed è lo stesso sguardo del ragazzo a non possedere alcuna valenza critica o metaforica. Il suo non è un viaggio di iniziazione, non un’ esplorazione di un mondo sconosciuto o un’acquisizione di una mentalità “adulta”. Non dispiace tanto per l’assenza della (polemica) vena politica che aveva contraddistinto passati lavori di Kusturica, quanto piuttosto per un processo di formazione che ci si aspetterebbe ma che risulta, a conti fatti, nullo. E anche le poche sequenze inventive (il bagno di mele) sono pretestuose.
Bisognerebbe dunque accontentarsi di una commedia senza particolari pretese: nulla di male dati i precedenti dello scatenato e travolgente “Gatto nero, gatto bianco”. Questo “Promettilo!” manca d’inventiva e si nasconde dietro un guazzabuglio che contiene elementi surreali (l’uomo volante), cartooneschi (il personaggio che si gonfia come un palloncino), fumettistici (la caratterizzazione dei due fratelli che aiutano il protagonista) o addirittura situazioni che sembrano provenire da una certa commedia di cassetta degli anni ’90 (i malviventi quasi ricordano i maldestri scassinatori di “Mamma, ho perso l’aereo”!). Il tutto per concludersi nel più ovvio immaginario kusturiciano: musiche bregoviciane (del figlio Stribor Kusturica, qui anche attore), baccanale, spari e caciara. Uno zibaldone poco scattante e comunque un film troppo lungo che conferma le perplessità che già il precedente “La vita è un miracolo” aveva fatto intendere. Anche se è lecito concedere a Kusturica il beneficio del dubbio, sperando che questo impasse creativo sia risolvibile a partire dal suo prossimo lungometraggio.
cast:
Uros Milovanovic, Marija Petronijevic, Ljiljana Blagojevic, Aleksandar Bercek, Kosanka Djekic, Miki Manojlovic, Stribor Kusturica, Vladan Milojevic
regia:
Emir Kusturica
titolo originale:
Zavet
distribuzione:
One Movie
durata:
126'
produzione:
Rasta International, Fidèlitè Films, France 2 Cinéma
sceneggiatura:
Emir Kusturica, Ranko Bozic
fotografia:
Milorad Glusica
scenografie:
Radovan Markovic
montaggio:
Svetolik Mica Zajc
costumi:
Nebojsa Lipanovic
musiche:
Stribor Kusturica