Non fatevi ingannare da quei geniali titoli di testa, infiocchettati come bigliettini di annunci di nozze. Certo, a leggere in maniera sbrigativa la trama, questo "Prima ti sposo, poi ti rovino" (ma che pessima traduzione del titolo originale "Intolerable Cruelty"!), sembrerebbe la scontata commedia americana moderna, tutta sorrisetti e baci zuccherosi. Ma dietro la macchina da presa ci sono i fratelli Coen... ed ecco tingersi di cattiveria un falso mondo color caramello.
Ci troviamo, infatti, di fronte ad un film pungente anche oltre le sue semplici apparenze.
I due fratelli terribili hanno rispolverato un progetto vecchio di diversi anni pensando bene di realizzarlo in prima persona (immaginare una sceneggiatura di un film del genere partorita dalla mente di un regista hollywoodiano compromissorio: argh!).
"Prima ti sposo, poi ti rovino" diviene così innanzitutto un omaggio ad una nutrita e fondamentale schiera di autori e opere che oscillano tra gli anni 30 e 40: Howard Hawks ("Susanna"), Preston Sturges ("Lady Eva" e "Ritrovarsi"), George Cukor ("Scandalo a Filadelfia" e "La costola di Adamo"), Leo McCarey ("L'orribile verità"), Frank Capra ("Accadde una notte"). Riuscire a far rivivere la
screwball e la
sophisticated comedy, non facendo pesare per nulla le citazioni, non è cosa da poco.
I processi legati a cause e divorzi plurimiliardari sono poi argomenti sempre attuali e, dunque, ecco l'aperto punzecchiamento ad una certa pluralità di elementi che regnano negli Stati Uniti.
"Prima ti sposo, poi ti rovino" è indubbiamente una pellicola ricca di situazioni e personaggi che riescono a divertire con un'intelligenza tanto sana da spiazzare. Nuovi percorsi comici si apprestano a percorrere i Coen (in fase di lavorazione il
remake de "La signora omicidi")?
Non possiamo ancora dirlo. Sicuro che il cinema contemporaneo ha bisogno dei Coen: autori di cinema classico capaci di adottare uno stile che, seppur modellabile, è diventato vero marchio di fabbrica.
"Intolerable Cruelty" sembra sprizzare in ogni sua scena un'invidiabile voglia di (fare) cinema.
Impossibile non riconoscere nel Miles Massey dell'eccellente George Clooney un personaggio che Cary Grant ha saputo trasportarsi dietro in svariate, irresistibili commedie.Ed impossibile ignorare nelle gesta della Marilyn Rexroth dell'incantevole Catherine Zeta-Jones l'occhio gettato sulle ereditiere e le
femme fatale del cinema che fu. Comprimari bravi o bravissimi (Billy Bob Thornton).
In fondo questa squisita commedia altro non è che l'ideale continuazione di un'idea di cinema classico che sa farsi moderno.
Il finale svelto ed aperto ad ulteriori tradimenti, divorzi e accordi pre-matrimoniali, fa di quest'opera un'infinita girandola di soluzioni comiche (che lo spettatore sarà libero di immaginare a proprio piacimento): "quel" cinema abitato da matti, fessi e belle donne non morirà. Per questo bisogna ringraziare e premiare, ancora una volta, Joel e Ethan Coen.
Insopportabile, amabilissima crudeltà!
06/07/2008