Premiato come miglior film ai "British Indipendent Film Awards" e lungamente applaudito al Festival di Cannes (evento di chiusura della "Quinzaine des Réalisateurs" e vincitore della "Queer Palm") "Pride" esce in Italia distribuito da "Teodora Film" e si propone come intelligente alternativa al cinepanettone.
Per intelligente intendo "impegnato" senza essere impegnativo. Che diverte e commuove, con una buona dose di autoironia che gli permette di trattare con leggerezza anche i momenti più drammatici. E non scade mai in volgarità gratuite, anzi mantiene costante fino alla fine un garbo tutto inglese.
E' il 1984 e i minatori gallesi sono in sciopero per difendere il loro diritto al lavoro contro il governo della Tatcher. Un gruppo di giovani militanti gay di Londra capitanati da Mark Ashton (Ben Schnetzer) forma il movimento LGSM ("Lesbians and Gay Support the Miners") proponendosi di raccogliere fondi per sostenere la causa dei minatori. Chi più di un minatore può essere lontano dall' idea di accettazione della diversità, di emancipazione culturale e sessuale? Nessuno. Eppure, proprio l'alleanza fra queste due minoranze così distanti fra loro sarà la dimostrazione che non esistono soltanto gli individui e la famiglia (Tatcher docebat).
I ragazzi del Lgsm, aggirano l'opposizione dei sindacati e si rivolgono direttamente ai minatori di Delais, un piccolo paese del Galles. L'entusiasmo degli attivisti gay trascina gli operai che si aprono a una collaborazione imprevedibile e senza precedenti e che sarà sancita simbolicamente nel corteo del "Gay Pride" del 1985.
Le riprese del film si svolgono nel sud del Galles, negli stessi luoghi dove i fatti sono avvenuti. La sceneggiatura è affidata a Stephen Beresford, autore perlopiù televisivo, che si è scrupolosamente documentato, incontrando persino alcuni membri che furono del movimento e recuperando un video da loro prodotto al tempo del LGSM. Beresford ha così ricostruito le basi storiche per un film che ha tutti i presupposti per essere educativo e - cosa rara - avere anche un buon successo di pubblico, sulla falsariga di altre opere inglesi di che uniscono all'impegno sociale la favola personale (vedi "Full Monty" o "Billy Elliot").
Matthew Warchus, regista teatrale alla sua seconda opera cinematografica, dirige un cast tutto britannico di attori più (Bill Nighy, Paddy Considine, Imelda Staunton, Dominic West) o meno noti (George MacKay, Andrew Scott, Joseph Gilgun) ma tutti felicemente ispirati. E' semmai da appuntare la sovrabbondanza di personaggi che fraziona l'attenzione e finisce per sfilacciare la sceneggiatura. Un abbondanza che si riscontra anche nelle tematiche affrontate: molto meglio ad esempio sarebbe stato non parlare proprio della diffusione dell'Aids, anziché accennarla appena, come fosse solo un dettaglio storico autenticante.
Nel complesso il film si mantiene piacevole e si lascia apprezzare, soprattutto nell'intenzione di ricolorare a tinte vivaci un momento storico circoscritto, ma dai contenuti universali. Culture diverse e diverse generazioni si mettono a confronto per superare il pregiudizio e trovare una direzione comune. Il mondo omofobico incontra il mondo omossessuale, i vecchi operai o contadini si lasciano trascinare dall'energia dei giovani attivisti e insieme fecondano una nuova idea di mondo, basata proprio sulla diversità.
cast:
Ben Schnetzer, Bill Nighy, Paddy Considine, Imelda Staunton, Dominic West, George MacKay, Andrew Scott, Joseph Gilgun, Jessica Gunning
regia:
Matthew Warchus
distribuzione:
Teodora Film
durata:
117'
produzione:
BBC Film, Pathé
sceneggiatura:
Stephen Beresford
fotografia:
Tat Radcliffe
scenografie:
Simon Bowles
montaggio:
Melanie Oliver
musiche:
Christopher Nightingale
Ispirato a una storia vera. Durante lo sciopero dei minatori gallesi del 1984, un gruppo di giovani attivisti gay e lesbiche di Londra decide di adoperarsi per raccogliere fondi a sostegno della lotta operaia. Il movimento prende il nome di LGSM (“Lesbians and Gay Support the Miners”) e sarà il primo passo verso un’alleanza senza precedenti.