I sogni, almeno al cinema, hanno sempre un prezzo da pagare. Se poi si tratta di quelli made in Usa allora la posta in palio di alza a dismisura così come il dispendio di energie fisiche e psicologiche necessarie a tenerli in vita. Sarà forse questo il motivo che ha spinto Robert Luketic ad affidarsi a Liam Hensworth, attore in ascesa ma soprattutto emblema di una mascolinità all'insegna del benessere e della forma fisica. Qualità che il film prende in prestito senza preoccuparsi di inserirle in un contesto di credibilità rispetto alla routine esistenziale di un personaggio, Adam Cassidy, totalmente avulso da qualsiasi preoccupazione riguardante fitness ed esercizio fisico. Una tendenza che caratterizza anche la controparte femminile nella persona di Emma Jennings, intepretata da un affascinante Amber Heard, smagliante e sempre in tiro a qualsiasi ora del giorno e della notte. Particolari secondari ma indicativi per affermare che un film come "Il potere dei soldi" non nasce all'insegno dell'attendibilità e della verosimiglianza. Elementi su cui Luketic preferisce sorvolare per concentrarsi invece sulla struttura del film, elaborata per corrispondere ad una versione moderna della parabola del figliol prodigo, declinata sulla falsa riga di un capodopera come "Wall Street" (1987), ripreso non solo nell'ambientazione finanziaria e sociale ma soprattutto nella dialettica tra bene e male rappresentata dal rapporto tra allievo e pigmalione. Adam Cassidy come Bud Fox e la coppia di mogul Wyatt e Goddard a fare il verso in termini di perfidia e di cinismo al mitico Gordon Gekko sono infatti i protagonisti di questo thriller ambientato nel modo dell'industria tecnologica che prede spunto da uno dei temi più caldi di questa stagione americana, quello del diritto alla privacy, per orchestrare un feuiletton di tradimenti e sensi di colpa che rimandano ad un antico torno subito da Wayatt, sedotto ed abbandonato da Goddard, e per questo intenzionato a vendicarsi dell'antico mentore sfruttando l'empatia di Cassidy costretto a stare al gioco a causa di uno sporco ricatto.
Tratto da un romanzo (Paranoia di J. Finder) di un certo successo, "Il potere dei soldi" riduce la componente tecno, con passaggi che suggeriscono più che mostrare l'invadenza del potere tecnologico ed i suoi riflessi sulle esistenze dei protagonisti. A prevalere più che altro è il confronto di caratteri e di recitazione di personaggi ed attori, con Luketic reattivo nel mettere in mostra l'eccezionalità del suo cast, in cui spiccano monumenti attoriali come Richard Dreyfuss, Harrison Ford e Gary Oldman ma anche new entry, seppure un pò sacrificate, come Amber Heard nel ruolo dell'affascinante Emma Jennings di cui Adam non tarderà ad innamorarsi, e poi di Josh Holloway il Sawyer di "Lost" in quello dell'agente Gamble. A differenza di altri lavori Luketic ridimensiona le sue pretese di regia accontentandosi di offrire primi piani alle sue star e riducendo al massimo il virtuosismo della macchina da presa. Il film scorre senza eccessivi intoppi ma con poco coinvolgimento. A finire sul banco degli imputati è soprattutto una sceneggiatura scritta con il bilancino, attenta a confermare le aspettative dello spettatore nei confronti dei diversi ruoli e per questo incapace di uscire fuori dai binari di un'ordinata routine. Se contiamo poi che la love story tra Adam ed Emma più che riscaldare gli animi è il sotterfugio puritano per aprirsi ad un finale di bontà e di ravvedimento allora il dado e tratto, ed a noi non resta altro che goderci il mestierie degli attori in cartellone. Per il resto è meglio aspettare il passaggio televisivo oppure passare ad altro.
16/09/2013