Hiroyasu Ishida esordisce nel lungometraggio animato con "Penguin Highway", soggetto libresco per ragazzi, qui adattato per tutte le età, ma con qualche indecisione sul target di riferimento. I temi trattati sono vari e non perfettamente amalgamati, risultando in una somma delle parti sbilanciata, sicuramente apprezzabile visto il coraggio di trattare temi fantastici in combinazione con quelli scientifici.
"Penguin Highway" si tara anzitutto sul racconto di formazione di un perspicace e intelligente ragazzo delle elementari. Aoyama si comporta come un adulto, studia diligentemente e attende il ventesimo anno di età accrescendo il proprio sapere, annotando le sue ricerche su svariati quaderni. Questo intento sistematico di crescita deve fare i conti con i sentimenti d'amore per una ragazza adulta con cui stringe una relazione di amicizia profonda e costantemente puntellata da pulsioni amorose da parte del ragazzo.
La rappresentazione della slice of life giapponese è credibile e interessante, grazie alla cura che la storia riserva a questo rapporto in disequilibrio tra tensione fisica, con annesse gag reiterate sul seno della ragazza, e crescita personale. Il punto di vista calcolatore di Aoyama verrà messo a dura prova da una serie eventi illogici, apparentemente magici. Proprio il punto di vista infantile permette di credere ostinatamente che ci sia una causa credibile dietro all'apparizione di pinguini, e contemporaneamente l'approccio da ricercatore di Aoyama e dei suoi amici riflette la volontà di "Penguin Highway" di credere scientificamente anche agli accadimenti privi di logica.
Come spesso accade in questo tipo di animazione (recente è il caso di "Mirai"), il mondo adulto è fallace: si rapporta con foga alla scoperta, indagando in modo scomposto per finire punito. Spetta ai ragazzi, detentori di approccio giocoso ma rispettoso alla scoperta, risolvere un problema dalle proporzioni indefinibili. Nel film di Ishida l'aspetto fantastico si lega profondamente alla realtà, cause ed effetti influenzano le relazioni delle persone nella piccola città e quando il pericolo sembra imminente, non più spiegabile logicamente, l'unica soluzione è accettare l'indefinibile. In "Penguin Highway" quest'ultimo elemento diviene nonsense, come i testi di Lewis Carroll da cui viene ripreso il Jabberwocky, nel film una creatura misteriosa deforme. Così come senza senso e logica sono la natura della ragazza, il suo potere di materializzare involontariamente pinguini e altre creature, la necessità di apparire nel mondo di Aoyama e poi dover sparire da esso.
Il film di Ishida non fornisce spiegazioni, le elimina volontariamente ma chiarisce il collocamento dei personaggi nella trama, tutti atti a definire il percorso di crescita già accennato. Eliminata dallo script qualsiasi velleitaria chiarificazione, l'obiettivo di "Penguin Highway" di rappresentare scienza e fantastico nella vita di tutti i giorni è raggiunto, ma con qualche sbilanciamento che ne inficia la bontà finale. Sicuramente il minutaggio persegue la politica di un approccio lento e riflessivo, come dichiara un'animazione affascinante e sempre frenata, anche nei momenti in cui la situazione lo richiederebbe (il viaggio nella crepa spazio-temporale). Tuttavia alcune scene dilatano la narrazione eccessivamente, pesando anche sulla scelta di nascondere il mistero dietro agli eventi fino alle battute finali del film. Probabilmente questa è una scelta non necessaria date le molteplici riflessioni aperte a fine visione e tutte percorribili dallo spettatore.
Indeciso il rapporto con la platea vista la vastità di temi trattati e stereotipi rappresentati (i bulli sciocchi, il personaggio da commedia slapstick) tipici della produzione nipponica nell'animazione e nel fumetto.
L'esordio del giovane Ishida, in seno allo Studio Colorido, è grezzo ma valido, coraggioso abbastanza da poterne amare anche alcune difficoltà ed errori comprensibili.
cast:
Kana Kita, Yu Aoi, Rie Kugimiya
regia:
Hiroyasu Ishida
titolo originale:
Pengin Haiwei
distribuzione:
Nexo Digital
durata:
119'
produzione:
Studio Colorido
sceneggiatura:
Makoto Ueda
musiche:
Umitarou Abe