Sovente nel corso degli ultimi anni, a cavallo tra il pontificato di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, hanno fatto capolino nelle cronache giornalistiche scandali inerenti alla Chiesa Cattolica. Casi riguardanti principalmente controversie legate alla pedofilia nel mondo clericale. Azioni talvolta emerse, insabbiate, lasciate alla deriva.
Non si fatica a capire che gli umori scaturiti da tali vicende, la cui percezione popolare sarebbe sufficientemente per creare una indignazione anche al di là della più che richiesta giustizia si trovano alla base di un film come "Padre vostro".
Quello tra le controversie della Chiesa Cattolica e il cinema è un rapporto avvalorato da memorabili incursioni buñueliane, che però non avevano bisogno di un impianto accusatorio per manifestarsi. Si avvalorava invece di graffi anche fugaci, ma di certo indelebili.
Più difficile ricordare parabole cinematografiche su scottanti e delicate situazioni ecclesiastiche racchiuse in un microcosmo che sembra un prodotto interamente impregnato e condizionato dalla sacra Bibbia.
In mancanza di riferimenti cinematografici croati (un movimento che a conti fatti non esiste o è, comunque, di nulla visibilità), di fronte al film di Vinko Brešan, la carta stampata in cerca di paragoni attinenti ha allargato il campo alla ex-Jugoslavia tirando prevedibilmente dal cilindro il nome di Emir Kusturica, che però è pertinente soltanto nell'iniziale presupposto dell'autore di realizzare una "tragicommedia balcanica".
Il film è tratto da una pièce teatrale Mate Matišić e intende trattare una concreta questione locale: la Croazia ha subito un drastico calo demografico. Come affrontare il tema del calo delle nascite e come sintetizzare gli uomri consequenziali che il delicato risultato comporta?
Sono diversi i fattori che fanno di "Padre vostro" un film non riuscito. Sin dalle prime sequenze Brešan presenta personaggi, episodi e temi che non riesce a gestire con la dovuta attenzione. Probabilmente nelle intenzioni del regista c'è la volontà di introdurre nell'impianto narrativo elementi che dovrebbero trovare raccordi e armonie soltanto con il completamento del quadro generale. Emblematico in tal senso ciò che inizialmente ci viene presentato come lo scontro generazionale tra il vecchio parroco e il giovane e diversamente innovativo prete. Un dualismo e una premessa che si perde per strada: il personaggio dell'anziano uomo di Chiesa sparisce e viene reintrodotto soltanto nel melodrammatico finale dove spuntano fuori i riferimenti di cui sopra: la pedofilia, il sesso come elemento mascherato ma presente all'interno della diocesi. Ma sono suggerimenti gettati sullo schermo senza criteri definiti, decontestualizzati e non abbastanza conformi a ciò che avevamo visto prima.
Una delle premesse del regista è quella di raccontare una storia di "preti, aghi e preservativi". Ma a ben vedere, dopo una manciata di siparietti, anche l'accostamento prete-preservativo è accantonato, in favore di una storiella che incrocia inaspettate gravidanze e matrimoni riparatori tra gli abitanti dell'isoletta. In uno stile che predilige pochi movimenti di camera e un umorismo quasi irricevibile fuori dal contesto locale: il motivo conduttore è uno scenario piano con sfondo bianco (la purezza della Chiesa) regnato da atti peccaminosi della popolazione (l'immaginario di Don Fabijan che supera le illibate barriere del subconscio). Ne esce un altro bozzetto di un altro microcosmo provinciale dove peripezie poco inventive sovrastano le alte problematiche che, tradendo le iniziali premesse, restano timidamente sullo sfondo.
cast:
Marinko Prga, Jadranka Đokić, Dražen Kühn, Marija Škaričić, Nikša Butijer, Krešimir Mikić
regia:
Vinko Brešan
titolo originale:
Svećenikova djeca
distribuzione:
Officine Ubu
durata:
96'
produzione:
Interfilm, Croatian Radiotelevision, Zillion Film
sceneggiatura:
Vinko Brešan, Mate Matišić
fotografia:
Mirko Pivcevic
scenografie:
Damir Gabelica
montaggio:
Sandra Botica
costumi:
Zeljka Franulovic
musiche:
Mate Matisic