Che si svolga sulla terra ferma, com'è accaduto in talune occasioni, o che si avventuri oltreoceano, come succede nel suo ultimo lavoro, il cinema di Rocco Papaleo assegna al mare una funzione narrativa importante, declinata, a seconda dei casi, quale elemento del paesaggio destinato a influenzare le scelte di personaggi, ispirati all'azione in virtù della sua sola presenza o come luogo dell'anima, compartecipe nel definire l'
escalation emozionale proposto dal copione. Così capitava sia in "Basilicata Coast to Coast" in cui le indicazioni idrografiche riferite nel titolo servivano a dare corso al sogno di una vita, misurato nella distanza - da costa a costa - coperta dalla
band per arrivare nella sede del concorso musicale, sia in "Una piccola impresa meridionale" in cui la marina antistante al faro in disuso diventava la custode del segreto che affliggeva il tormentato protagonista. Giunto al suo terzo lungometraggio il regista lungi dall'invertire la tendenza ne rincara la dose allorché la distesa oceanica che separa l'Italia dal Sud America oltre a presentare le caratteristiche appena elencate non è più uno spazio lambito dalle esistenze dei personaggi ma ne diventa parte integrante per il fatto di essere l'unica opzione possibile per raggiungere Montevideo, sulla cui rotta è diretta la nave mercantile a bordo della quale si incontrano Gegè, cantante in disarmo determinato a non lasciarsi sfuggire l'occasione di guadagnarsi l'ingaggio del concerto che ne sancirà l'addio dalle scene e Ruggero, il cuoco dell'equipaggio che dopo aver rinunciato a qualsiasi tipo di socialità guarda il mondo dall'oblò della sua cabina.
Detto che la trama del film si divide in due parti, con la seconda d'ambientazione cittadina incentrata sugli sviluppi di un sodalizio destinato a consolidarsi in ragione dell'accordo che spingerà Ruggero a recitare la parte dell'amico, presentandosi a Gilda Mandarino nelle vesti del cantante che la donna stava aspettando per completare l'allestimento dell'evento, "Onda su onda" alcuni dei temi prediletti dal regista a cominciare dalla presenza del viaggio, inteso sia come espediente utile alla progressione narrativa e, in un'accezione squisitamente intima, quale sintomo di un ‘inquietudine che nei film di Papaleo è sempre il preludio di un qualche tipo di cambiamento e di rinascita. Seguito ma solo per motivi di trascrizione da quello dell'amicizia, a differenza di altre occasioni proposto al di fuori di relazioni collettive e individuato nelle differenze - fisiognomiche e caratteriali- di due interpreti (lo stesso Papaleo e un ottimo Alessandro Gassmann) tanto distanti quanto ineccepibili nel dare forma e pure sostanza agli stilemi di un
buddy movie all'italiana che prende quota nella capacità degli interpreti di mescolare dramma e commedia con depistaggi come quelli che vediamo nella sezione finale in cui amore e morte si danno continuamente il cambio restituendo il senso di sconfitta e di ineluttabilità di cui la storia è impregnata con malinconica leggerezza. Un valore che "Onda su onda" in parte spreca con momenti in cui i toni farseschi e caricaturali dei
leit motiv rappresentati dagli inserti musicali dell'orchestrina che accompagna Gegè e dagli
scketch di Massimiliano Gallo nel ruolo di un comandante della nave in crisi d'autostima rappresentano dei diversivi troppo scontati per risultare divertenti.
21/02/2016