La squadra antiterrorismo capitanata da Fred (Jean Dujardin, completamente a suo agio in un ruolo da duro-con-una-morale) ha pochi giorni per trovare gli attentatori del Bataclan prima che colpiscano ancora. Quante piste false possono permettersi?
Il prologo di "November" si svolge ad Atene e vede alternarsi la prospettiva dell'agente, quella dei (presunti) terroristi islamici e quella degli esterni, i passanti, i mercanti, i bambini in strada. L'epilogo della vicenda si svolge a Parigi, in un isolato fantasma – nessun passante, mercante, bambino, nessun esterno all'azione. In più di una sequenza vediamo l'azione direttamente dalla soggettiva di un poliziotto. I terroristi (non più presunti) sono addirittura invisibili, non viene concesso loro nessun controcampo. Il film ha smesso la pretesa di neutralità e ha preso una posizione che più netta non si può.
Ora, questa presa di posizione è da un certo punto di vista comprensibile, dato che i terroristi in questione sono quelli dell'attentato al Bataclan e agli altri luoghi della notte parigina presi di mira il 13 novembre 2015. Dall'altra non si può non pensare all'ormai classica scena di "Munich" in cui vediamo da dietro l'attentatore che si affaccia alla terrazza dal salotto dove sono gli ostaggi, mentre la televisione del salotto ci mostra la terrazza vista dall'esterno. Il cinema dovrebbe farci vedere di più di quanto già noto, più della verità ufficiale. Il che non vuole dire non prendere posizione, sia chiaro, e lo stesso "Munich" è lì a mostrarlo.
Il personaggio chiave nel dare vita al film è quindi Samia (una notevole Lyna Khoudri), una francese di origini arabe che rivela alla squadra speciale elementi chiave per la cattura degli attentatori. Quando il film segue la sua storia ecco che un nuovo punto di vista si materializza: quello della persona presa nel fuoco incrociato. Si parva licet componere magnis, lo stesso punto di vista di Clive Owen nella sparatoria finale de "I figli degli uomini" in uno dei piani sequenza fondamentali del cinema contemporaneo.
È importante sottolineare che Samia esiste veramente – non è un personaggio creato perché interessante narrativamente. In generale, il film si attiene ai luoghi ai tempi e agli avvenimenti. Sorge però spontaneo allora chiedersi perché alcuni dettagli del finale siano stati cambiati. È chiaro come un film accurato all'80% di fatto cristallizzerà come verità nella memoria degli spettatori anche il 20% alterato per motivi spettacolari. È una grossa responsabilità. Detto questo, l'abilità di creare tensione narrativa basandosi su fatti reali Cedric Jimenez la dimostra senza ombra di dubbio, e dal punto di vista della struttura lo spettatore può ritrovare quel tipo di atmosfera che ricorda "Zero Dark Thirty" o gli altri spy-thriller post-11 settembre ("Syriana", "Fair Game", una buona stagione tutto sommato). Unica differenza: il nazionalismo francese è meno messianico e più politico di quello americano. In fondo il modo migliore di approcciarsi al film è proprio quello: un thriller solido di alta produzione con il surplus di interesse dell'attinenza alla realtà.
cast:
Sandrine Kiberlain, Anaïs Demoustier, Jean Dujardin
regia:
Cédric Jimenez
titolo originale:
Novembre
distribuzione:
Adler
durata:
106'
produzione:
Studio Canal
sceneggiatura:
Olivier Demangel
fotografia:
Nicolas Loir
scenografie:
Jean-Philippe Moureau
montaggio:
Laure Gardette
costumi:
Stephanie Vatrigant
musiche:
Guillaume Roussel