Una Roma post-moderna, asettica o, probabilmente un non-luogo, uno specchietto per gli scavi della Villa di Adriano, a Tivoli.
Uno spazio bianco, all'interno del quale sembrano muoversi pochi personaggi. Una umanità dove vizi e virtù sono declinati al silenziatore.
Il personaggio protagonista del film, ribattezzato (con umorismo o tragicità?) il "professore" è emblematico nell'anomalia del contesto: un tuttofare buono a poco che fa inglobare il suo linguaggio sull'orlo della disorganicità all'ambiente stesso. La sua massa corporea è una risposta all'esilità delle azioni che compie, lo sguardo che cade nel vuoto aspira i dettagli donando loro autenticità, anima.
La stessa anima sola di un uomo che si presenta in scena per essere approfondito, la stessa anima alla ricerca forse inconsapevole di un'anima similare nascosta dietro una apparenza altra.
Adattando l'omonima novella di Franco Lucentini del 1964, Emidio Greco trasporta l'azione dall'originario 1947 all'oggi. In questo modo la storia perde forse in impatto socio-politico (a meno che non ci si voglia concentrare sulla precarietà del "professore" immersa nella società odierna) e quindi in necessità, ma al contempo questo piccolo racconto morale si pone nettamente al di fuori dai dettami del cinema italiano odierno. E' comunque un film molto europeo: nel campo italico potrebbe essere accostato a qualche passo minore di Zurlini o Pietrangeli, per la delicatezza dei sentimenti sviscerati con fare leggero. Greco aleggia gentilmente tra uno sguardo rassegnato a un altro innocente, sempre alla ricerca delle azioni più pure, della verità e dello sguardo rivelatori.
La storia è fatta di un poco o nulla perfettamente incastrati in una coerente realtà accesa a fiamma bassa.
Le rovine degli scavi sono riversate nella caduta dei sentimenti della società in cui si muovono una manciata di personaggi. Con lento andamento, dunque, il film cerca tra un balbettamento e una insicurezza, quelle esitazioni che rendono compiuta un'emozione, che stringono e avvolgono un cerchio di una scintilla umana che possa continuare a farci vivere oltre il noioso andare, al di là dell'impasse psichica franata tra gli scavi dell'era moderna.
A reggere questo quadro fragile ma emozionante è una notevole interpretazione di Giuseppe Battiston che, in una delle rare apparizioni senza la consueta barba, si dà in pieno al suo personaggio rendendolo di una autenticità tangibile.
E il finale, anche se non rassicurante, cattura la coabitazione di un sentimento che vuol sbocciare, un lumicino su cui appoggiare una speranzosa lacrima.
cast:
Giuseppe Battiston, Ambra Angiolini, Giorgia Salari, Iaia Forte, Francesca Fava, Annapaola Vellaccio
regia:
Emidio Greco
distribuzione:
Movimento Film
durata:
90'
produzione:
Rai Cinema, La Fabbrichetta
sceneggiatura:
Emidio Greco
fotografia:
Francesco Di Giacomo
scenografie:
Marcello Di Carlo
montaggio:
Bruno Sarandrea
costumi:
Loredana Buscemi
musiche:
Luis Enriquez Bacalov