Probabilmente l'idea è venuta a Guillermo Del Toro mentre stava girando "
Hellboy - The Golden Army". In una delle prime sequenze del film il demone rosso e i suoi compagni affrontavano un'orda di fameliche "fatine dei denti", voraci e veloci quanto dei piranha. Un'altra ispirazione arriva da un racconto di H.P. Lovecraft (autore molto amato dal regista de "
Il labirinto del fauno", da cui sta tentando da anni, purtroppo invano, di adattare il capolavoro "Le montagne della follia"), "I ratti nei muri" (1924) in cui il protagonista, appena trasferitosi nella disabitata tenuta della famiglia, inizia ad avvertire sinistri rumori dietro le pareti, sino ad arrivare ad una sconcertante rivelazione.
"Non avere paura del buio" tra i tanti horror prodotti da Del Toro negli ultimi anni, è quindi quello che più si avvicina alla poetica del regista messicano (d'altronde qui oltre ad essere produttore è anche sceneggiatore). Sono tanti i temi che si ricollegano alle precedenti opere di Del Toro, a partire dalla vicenda vissuta attraverso il punto di vista di una bambina, contrapposta al mondo arido degli adulti, incapaci di crederle poiché troppo "razionali" e privi di fantasia. Un altro dei punti forti del cinema di Del Toro (presente anche in Lovecraft) è l'idea di un mondo "altro" e sotterraneo, parallelo e speculare al nostro (da quello fatato de "Il labirinto del fauno" alle fogne popolate da mostri di "Mimic" e "Blade II") , e anche in questo "Non avere paura del buio" non fa eccezione, così come nella raffigurazione dei piccoli mostriciattoli nascosti tra le pareti della magione dei Blackwood, che sembrano uscire direttamente dalla creatività sfrenata del papà cinematografico di "Hellboy". Detto questo, bisogna però riscontrare che questa pellicola, affidata alla regia dell'esordiente Troy Nixey (ex disegnatore di fumetti) ha più difetti che pregi. Prendendo le mosse da un dimenticabile tv movie inglese dallo stesso titolo (datato 1973) la pellicola di Nixey è un horror gotico (nello stesso genere molto più riuscito il recente "
Insidious") svogliato e prevedibilissimo sin dalle prime immagini, in cui non v'è quasi traccia di paura o sangue. Nixey è incapace di creare interesse o suspense nei confronti delle misteriose creature celate in cantina, così come nel caratterizzare i personaggi, tutti piuttosto monocordi e piatti, a partire dalla piccola e sin troppo lamentosa Sally - Bailee Madison. La sceneggiatura è squilibrata, tra momenti che dovrebbero suscitare terrore e invece provocano ilarità (come l'attacco delle creature nella biblioteca, che sembra richiamare involontariamente i "Gremlins" di Joe Dante) e incongruenze sciocche imperdonabili (possibile che nessuno si fosse accorto della cantina nascosta nella casa? Come può la polizia credere che il vecchio Harris si sia procurato molteplici ferite da taglio cadendo dalle scale? Perchè Sally resta al buio terrorizzata quando basterebbe accendere la luce per scacciare gli invasori?). Ulteriore delusione l'animazione in CGI delle "fatine dei denti", troppo fasulle, e mostrate con troppa facilità, per intimorire le smaliziate platee di oggi.
Ma parlare di occasione persa sarebbe forse esagerato. L'impressione finale è quella di un prodotto con scarse ambizioni, capitato in sala per caso (d'altronde anche in patria è stato distribuito con ben due anni di ritardo) e a cui sarebbe stata più consona l'uscita direttamente in home video. Forse il buon Guillermo Del Toro dovrebbe concentrarsi di più sulla sua nuova regia (è assente dagli schermi dal 2008 e il suo nuovo film, "Pacific Rim", non vedrà la luce prima dell'anno venturo) e lasciare da parte per un po' i tanti progetti collaterali in cui è coinvolto.