Nei “Campeones” dello spagnolo Javier Fesser sono stipate ovvietà che hanno ragione di esistere e verità alle quali dare una benemerita voce.
In primo luogo non vi è dubbio che non sono mai abbastanza le rappresentazioni di disabili vincolate da giusti messaggi. Il cinema ha a tal proposito un invidiabile e rischioso campionario di possibilità: quella di restituire attraverso voci e corpi la centralità del disabile, quella di cucirgli una storia a sua immagine e somiglianza, quella di condurre la stessa attraverso un insegnamento che partendo dalle realtà marginali arriva all’uomo poco attento se non ignaro dei desideri e delle emozioni di questa umanità non sufficientemente raccontata.
In “Non ci resta che vincere” è di lampante semplicità l’accostamento che fungerà da partenza e da costante dell’insieme: quella che può legare chi è costretto da patologie e impedimenti a condurre una vita che fatica ad integrarsi con gli imperanti flussi della società consumistica allo sport (agonistico e non), attività nella quale riversare un proprio status ed una propria indole in modo da uniformarla al vivere comune secondo una proverbiale ottica dell’ “unione fa la forza”.
La squadra dei disabili di “Los amigos” è anche un’armata Brancaleone scapestrata, irregolare, impregnata di tic, insicurezze o eccessi di spavalderia.
Come la commedia dell’arte insegna, a scardinare la piattezza del vivere quotidiano irrompe nella vita dei ragazzi l’ “altro”, un uomo la cui esistenza è dominata da un fare condotto da una esponenziale carica di stress psicofisico. Lo stesso logorìo che ha condotto l’uomo, allenatore professionista di successo, intercettato al volante in guida in stato di ebbrezza, ad assemblare, gestire ed allenare una squadra di persone affette da deficit mentale. Inutile specificare che lo scontro/confronto tra due realtà cambierà l’uomo, inizialmente titubante, ancor più che la scombiccherata squadra.
L’insegnamento che maturerà in Marco rimetterà dunque in discussione il valore della disciplina agonistica, cristallizando la componente di sportività generalmente data per scontata ma a conti fatti puntualmente ignorata. E, di conseguenza, naturale giungerà l’arricchimento umano: nel proprio staccare la spina dalla risaputa ripetività giornaliera, fermandosi e conoscendo una realtà a sé estranea, saprà imparare a conoscere l’altro nonché se stesso.
Come si diceva in precedenza, le varie componenti contenutistiche che emergono da questo film spagnolo, successo al botteghino nazionale, sono di intaccabile valore. Ad avvalorarne la bontà è la risposta che giunge dalla obbligatoria domanda che ci si pone in taluni casi, ovvero: lo spettatore ride per le disabilità dei protagonisti o con essi ride per le dinamiche che si innescano tra personalità e storie raccontate? Sotto questo punto di vista indubbia è la buona fede e la mancanza di cinismo dell’operazione. Ed innegabili sono le risate che il film riesce a donare con discreta genuinità.
Al netto della simpatia generale prodotta dai bravi attori, affetti da reali disabilità, e ribadendo che le emozioni possono arrivare al pubblico con lealtà di intenti, a limitare molto la reale riuscita del film sono fondamentalmente due aspetti non ignorabili: il primo è la prevedibilità del tutto, di un meccanismo narrativo cha parte, prosegue e si conclude nel modo più scontato possibile. Il secondo punto, che non riesce a riscattare di conseguenza le scontatezze, è una durata spropositata (ben poche sono le commedie e i registi delle stesse che si prendono il lusso di superare le due ore) non coadiuvata da un ritmo infallibile e non sempre modulando con sapienza la mistura di dramma e commedia dato che le due componenti vivono spesso di strappi episodici. Non una padronanza stilistica, dunque: a patto di non volergli affibiare straordinari meriti artistici, “Non ci resta che vincere” resta un film al quale si può voler bene. E gli attori/personaggi che lo attraversano sono i veri grandi autori e campioni della sua narrazione.
cast:
Javier Gutiérrez, Juan Margallo, Athenea Mata, José de Luna, Luisa Gavasa, Sergio Olmo, Daniel Freire, Jesús Vidal, Gloria Ramos, Alberto Nieto Ferrández
regia:
Javier Fesser
titolo originale:
Campeones
distribuzione:
Bim Distribuzione, Movies Inspired
durata:
124'
produzione:
Morena Films
sceneggiatura:
Javier Fesser, David Marqués
fotografia:
Chechu Graf
scenografie:
Javier Fernández
montaggio:
Roberto Bolado, Javier Fesser
costumi:
Ana Martínez Fesser
musiche:
Rafael Arnau