La Platinum Dunes di Michael Bay continua a mietere vittime realizzando sequel fotocopia di noti film horror del passato (tra i vari "
Venerdì 13" e "
Non aprite quella porta"). E' il turno di "
Nightmare" di Wes Craven (1984), indiscusso caposaldo, e film definitivo, del
new horror cinema americano. L'orrore dentro ognuno di noi, il babau che non si nasconde più dietro la porta accanto ma torna a perseguitarci nei sogni, vendicandosi di una morte violenta e giustizialista, ricordando agli abitanti di Springwood di avere la coscienza sporca. All'epoca idee geniali e innovative che diedero vita, con mezzi ristrettissimi ma tanta creatività, ad uno spettacolo davvero inquietante, in cui i passaggi tra realtà e incubo si susseguivano in un crescendo vertiginoso e spiazzante. Ma, dopo sette sequel, una serie tv, e una pressoché infinita serie di imitazioni, spaventarsi ancora è difficile, anche perché ciò che venticinque anni fa poteva sembrare originale, oggi sa solo di
dejà vu.
Ma Michael Bay & Co. paiono non curarsi troppo di tutto questo, i loro remake sono ad uso e consumo di un pubblico di teenager senza memoria, e quindi rischiano poco. Come i "reboot" di "Non aprite quella porta" e "Venerdì 13", pure questo è interessato in primo luogo a rimanere filologicamente e tematicamente fedele all'originale, con qualche lieve aggiornamento ai tempi, e in questo senso non si può dire che fallisca il bersaglio. Quasi tutte le sequenze iconiche del film di Craven sono ripresentate con rigorosa fedeltà (la vittima "posseduta" da Freddy che levita nella stanza e viene scaraventata con violenza contro le pareti, il guanto artigliato che sbuca dalla vasca da bagno, manca solo il "geiser" di sangue che esplode dal letto del malcapitato Johnny Depp), benché sparisca il pessimismo di fondo all'opera originale: in Craven i genitori, veri carnefici e catalizzatori degli eventi orrorifici, avevano una funzione ben precisa (l'alcolismo della madre di Nancy, la noncuranza dei genitori di Tina), nel remake sono praticamente assenti, poco definiti, ininfluenti. La trovata più azzardata, o quantomeno curiosa, della sceneggiatura del duo Strick-Heisserer, è quella di trasformare l'horror di Craven in un "mystery", in cui i giovani protagonisti sono ignari di ciò che sta succedendo loro e cercano di vederci chiaro tra le menzogne dei genitori. E anche la caratterizzazione psicologica di Krueger (interpretato da Jackie Earle Haley, che riesce nell'ardua impresa di non far troppo rimpiangere Englund) cambia: non più serial killer di bambini ma pedofilo, malato, una figura fragile per cui si prova quasi pena (temi solo accennati di Craven nell'84 per ovvi motivi censori), massacrato -forse- ingiustamente.
Ma dare primaria importanza all'intreccio giallo (chi è Freddy? Cosa vuole dai giovani di Springwood? E' innocente o meno?) va a discapito dei brividi e delle sequenze oniriche, a cui avrebbe dovuto sopperire il talento visivo del regista Samuel Bayer (conosciuto ai più per aver diretto i videoclip più famosi di Nirvana, Smashing Pumpkins, Garbage, Green Day e tanti altri), che si rivela purtroppo arido e privo di fantasia. Craven con un misero budget era riuscito a regalare brividi e sincera inquietudine, Bayer si limita a sfruttare una fotografia patinata, ad abusare di ralenti e
slow motion, e si affida con troppa sicurezza alla magniloquenza "ultraterrena" delle ambientazioni (Craven faceva più paura perché l'interscambio tra realtà e incubo era continuo e incerto, qui l'ingresso nel mondo onirico è sbandierato mezz'ora prima), peccando infine di poca audacia nelle sequenze delle uccisioni, sbrigative e poco sanguinolente.
Se un film "di paura" fa poca paura non è un bel segno, e benché questo nuovo "Nightmare" non faccia gridare allo scandalo come molti hanno detto, indubbiamente dal confronto con il film di Wes Craven ne esce con le ossa rotte.
25/08/2010