Dopo la separazione dal marito, Arianna (Laura Morante) vive una sorta di esilio volontario in un'anonima località di mare sul litorale laziale. Lei è una scrittrice che ha trascorso molto tempo a Parigi all'ombra di un marito ingombrante, più importante di lei e molto impegnato politicamente. Tutto questo non ci viene detto esplicitamente ma lo si evince, tra le righe, da alcune frasi o veloci riferimenti. La tranquillità di questo isolamento viene rotta dall'irruzione di Gea (Denisa Andreea Savin), la figlia di 11 anni di una giornalista arrivata per un'intervista. La giornalista, anche lei separata dal marito, l'ha portata con sé per poi proseguire e lasciarla dalla nonna. Gea ha un rapporto a dir poco conflittuale con la madre, a tal punto da barricarsi in bagno perchè vuole rimanere dalla scrittrice avendo conosciuto, in un breve giro nella piazzetta appena fuori, un ragazzo più grande di lei, Yuri (Jacopo Olmo Antinori).
Da questo momento la storia segue l'inatteso soggiorno di Gea da Arianna, interrotto per un breve momento dall'arrivo di un padre troppo debole che non riuscirà a portarla via. La bambina è segretamente attratta dalla vita randagia di Yuri, leader di una banda di tre ragazzi sbandati. Non ci saranno grandi svolte: Gea tornerà a casa diversa, con la preoccupazione di essere ricordata da Yuri.
Peter Del Monte intitola questo film "Nessuno mi pettina bene come il vento" citando un aforisma della poetessa milanese Alda Merini. Questa scelta vuole evidenziare, da una parte, una cifra poetica che caratterizza molta parte dell'atmosfera del film: sospeso molto spesso da ellissi e raccontato con tocchi delicati. La fotografia di Marcello Montarsi rende questo effetto con un'illuminazione tenue, fatta soprattutto da colori spenti e desaturati. Dall'altra parte, l'aforisma della Merini rimanda a un forte desiderio di libertà che connota tutti i personaggi. Una libertà ricercata nella solitudine come quella di Arianna o nella scoperta di un gruppo che la possa far sentire normale come pensa Gea. Yuri, dal canto suo, si sente già uno spirito libero. La sua libertà sta nel non scegliere: preferisce rimanere attaccato alla sua terra, decidendo di vivere una vita ai margini.
Del Monte cerca di andare oltre, raccontando l'inesorabile frattura tra la generazione dei figli e dei propri genitori. Vengono rappresentate tre famiglie allo sbando (quella di Gea, di Yuri e il "nuovo" ruolo di madre di Arianna) dove i genitori sembrano impotenti e incapaci di comprendere il male di vivere dei propri figli. E le frequenti riprese che inquadrano il gruppo dei ragazzi dall'alto vanno a evidenziare questa lontananza, questa cesura tra il mondo degli adulti e quello dei più giovani.
Le ambizioni del film sono molte e ammirevoli. Forse troppe perché il risultato finale possa essere all'altezza. "Nessuno mi pettina bene come il vento" sembra incapace di raccontarle con originalità, privo di particolari invenzioni visive e narrative. Nella prima parte il film appare piuttosto piatto, senza una vera caratterizzazione: le interpretazioni più convincenti sono quelle dei ragazzi (tra tutti Jacopo Olmo Antinori) che rendono bene la disperazione del proprio vivere e l'inquietudine muta di non sognare alcun futuro.
L'ultima inquadratura ci regala, infine, la fuggevole speranza di un possibile dialogo tra due parti che, per tutta la storia, si sono solo guardate senza parlarsi mai.
cast:
Laura Morante, Denisa Andreea Savin, Jacopo Olmo Antinori
regia:
Peter Del Monte
titolo originale:
Nessuno mi pettina bene come il vento
distribuzione:
Academy Two
durata:
90'
produzione:
Rai Cinema
sceneggiatura:
Peter Del Monte, Gloria Malatesta, Chiara Ridolfi
fotografia:
Marcello Montarsi
montaggio:
Ugo De Rossi
musiche:
Paolo Silvestri