C'è un modo di affrontare un particolare genere cinematografico che ne prevede il diretto "tradimento" e sovvertimento dei codici. Oppure si può assumerne e utilizzarne fino in fondo gli stilemi, adottando allo stesso tempo prospettive inedite. A partire da un regista come John Hughes e da un cult come "Breakfast Club" (1988), negli anni Ottanta a Hollywood si è affermata una particolare formula per la realizzazione di teen movie tutt'oggi florida sia sul piccolo, sia sul grande schermo. Il modello statunitense rimane quello inevitabile di riferimento per estetica e convenzioni quando, in tutti gli altri contesti, il medesimo filone non ha raggiunto lo stesso status. L'approccio della giovane regista Céline Sciamma rappresenta un (raro) caso di tributo nei suoi confronti che non esclude il tentativo di elevarlo a una dimensione autoriale e di - usando le parole dell'autrice - "esplorare questi punti di partenza e offrire agli spettatori nuovi percorsi". Atteggiamento che può apparire dunque quasi deliberatamente provocatorio all'interno del sistema francese, dove, nonostante alcuni film sul tema abbiano avuto successo al botteghino (come il recente "LOL - Il tempo dell'amore", 2008), sono sempre considerati poco degni di attenzione critica soprattutto perché (in apparenza) rivolti esclusivamente a un pubblico adolescenziale.
Il suo folgorante esordio "Naissance de pieuvres" (presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2007) racconta della quindicenne Marie (Pauline Acquart) che, assistendo ad un'esibizione di nuoto sincronizzato dell’amica Anne (Louise Blachère), si invaghisce di una delle nuotatrici, la coetanea Floriane (Adèle Haenel). L’universo del film è totalmente abitato e dominato dai giovani: gli adulti e in particolare i genitori sono del tutto assenti, sempre nel fuoricampo, appena richiamati nei dialoghi ("sei sola in casa? Sì, mia madre fa la notte"). Fin dalle prime scene, i caratteri delle tre protagoniste sono chiari e netti: Marie è la ragazzina timida e impacciata, Anne è quella desiderosa di provarci con un coetaneo, Floriane è invece l’oggetto del desiderio intrigante ma proibito. Del suo fascino cade preda la prima durante un party: come da tradizione il colpo di fulmine avviene all’improvviso, come per caso, verso una figura che a prima vista appare fantasmagorica e inafferrabile. Dopo uno scambio di occhiate, Marie la raggiunge in bagno, dove l'altra le si avvicina, segnando l’inizio del loro rapporto.
Tutti i topoi (le feste dei giovani, lo sport) e le dinamiche, soprattutto quelle dell'attrazione, sono riversate in un mondo interamente femminile. Entriamo negli spogliatoi delle sincronette, che sparlano e fanno pettegolezzi l'una sull’altra (in particolare su Floriane, considerata ragazza facile); nella camera da letto delle protagoniste, che privatamente si scambiano confidenze. Anche ad un livello esplicitamente meta-testuale: in una scena, vediamo l’allenatrice passare in rassegna e "ispezionare" senza mezzi termini le ascelle delle componenti della squadra disposte su un'ordinata fila: un sergente Hartman (noto personaggio di "Full Metal Jacket"), ma di sesso opposto. Discorso che Sciamma porterà avanti nei suoi lavori successivi: "Tomboy" (2011) e "Diamante nero" ("Bande de filles", 2014) danno spazio nuovamente a storie ben poco rappresentate nei media mainstream: quella di una bambina che finge di essere un maschio e quella di un gruppo di amiche nere di origini africane che vivono nei sobborghi di Parigi.
In "Naissance de pieuvres", la messa in scena si concentra in particolare su due direttrici: lo sguardo e il corpo. Dalle prime scene, sono frequenti i lunghi e intensi primi piani di Marie, che da lontano e angosciata scruta Floriane, soprattutto quando è in intimità con qualche ragazzo. Così come sono frequenti i dettagli, attraverso delle soggettive, dei suoi piedi e delle sue gambe: percependosi piccola e gracile, si cimenta nel sollevamento di borse della spesa per aumentare la muscolatura. Invitata ad assistere ad una sessione di allenamento, è estasiata dal movimento coreografico delle gambe delle atlete sott’acqua. In sintonia con molto cinema francese contemporaneo (da Kechiche a Noé), sono presenti diversi momenti in cui le ragazze si mettono a ballare, in solitaria o in compagnia. La trance in cui entrano sotto l’effetto della musica diventa occasione privilegiata per sondarne l'interiorità, che solo qui sembra aprirsi ed esprimersi liberamente, come accade con Floriane nell’evocativa scena conclusiva.
In generale, la regista adotta nei confronti delle tre protagoniste (che nel proseguo delle vicende risulteranno ben più complesse di quanto poteva sembrare all’inizio) un approccio intimo e sensibile, ma sempre pudico e rispettoso. La rappresentazione dell’atto sessuale è sempre disincantata, mero modo di conformarsi a quello che le amiche si aspettano da loro: i toccanti primi piani ci trasmettono il tormento e la fatica, piuttosto che il piacere. L’opera va ben al di là dall’essere una programmatica lesbo love story: la complessa relazione tra Marie e Floriane è giocata interamente sul non detto, sull’ellissi, sul confine tra amicizia/amore, attrazione/repulsione. Il finale è aperto, riflettendone la psicologia: fluida e incasellabile, che forse solo col sopraggiungere dell’età adulta raggiungerà una stabilità.
cast:
Louise Blachère, Adele Haenel, Pauline Acquart
regia:
Céline Sciamma
titolo originale:
Naissance des pieuvres
durata:
81'
produzione:
Bénédicte Couvreur, Jérôme Dopffer
sceneggiatura:
Céline Sciamma
fotografia:
Crystel Fournier
montaggio:
Julien Lacheray
costumi:
Marine Chauveau
musiche:
Para One