Presentato lo scorso maggio al festival di Cannes nella sezione Quinzaine, "Mustang", esordio nel lungometraggio della regista turca Deniz Gamze Erguven, esce adesso nelle nostre sale, giusto qualche settimana dopo la notizia che la Francia lo ha scelto come proprio rappresentante per la corsa all'Oscar come Miglior Film Straniero (dicitura italiana per quello che sarebbe più corretto definire Film in Lingua Straniera, categoria dove si sfidano le pellicole non in lingua inglese), preferendolo alla Palma d'Oro "Dheepan". Anche se il film è una coproduzione, sorprende un po' che non sia stata la Turchia a scegliere "Mustang" come proprio candidato, considerando le buone accoglienze ricevute (hanno invece optato per "Sivas" di Kaan Müjdeci, comunque premiato a Venezia '14).
Il riferimento ai cavalli selvaggi del titolo descrive bene il temperamento di cinque giovani sorelle che vivono in un paesino sul Mar Nero e riescono a stento a contenere la loro energia. Lale, Nur, Sonay, Selma e Ece sono orfane e di loro si prendono cura la nonna, lo zio e tutto uno stuolo di donne che gravita intorno alla loro casa. All'inizio le vediamo salutare la scuola (e l'amatissima professoressa) e prepararsi a vivere un'estate all'insegna del divertimento e della spensieratezza. Ma le cose cambiano quasi subito dopo che una vicina segnala alla nonna di averle viste in atteggiamenti a detta sua "equivoci" con alcuni compagni di scuola. In realtà si trattava soltanto di giochi in acqua tra adolescenti e le sorelle, evidentemente inconsapevoli del fascino che esercitano, inizialmente non capiscono neanche il motivo di tanto disappunto. Ecco quindi che la casa si trasforma presto in una sorta di prigione: i divertimenti e le distrazioni sono proibiti, idem le uscite, gli abiti diventano castigatissimi e le uniche attività previste consistono in lezioni di cucina e altre mansioni domestiche che saranno loro utili una volta sposate. Vengono addirittura fatte visitare da un medico per attestare la loro verginità. Non per questo smetteranno di cercare scampoli di libertà (come ad esempio la fuga per andare a vedere una partita di calcio allo stadio) col rischio però di peggiorare ulteriormente la loro situazione.
Nonostante la giovane età delle sorelle, in famiglia si cominciano a organizzare i loro matrimoni e, malgrado il bigottismo che aveva portato ai restringimenti di cui sopra, i pretendenti non si fanno certo attendere. Se Sonay ottiene di essere concessa al fidanzato di cui è innamorata, Selma è meno fortunata e deve pure subire l'umiliazione di una seconda visita medica durante la prima notte di nozze per non avere intinto il lenzuolo col proprio sangue (nel caso venissero dei dubbi, il film ha un'ambientazione contemporanea!). Il balletto delle nozze continuerebbe anche per le altre ma ci scappa la tragedia, e quindi conviene pensare seriamente alla fuga. Magari a Istanbul, dove vive l'insegnante di Lale...
In molti hanno paragonato "Mustang" alle "Vergini Suicide" di Sofia Coppola, accostamento pertinente, visto che anche qui troviamo, per quanto a tratti, quel tono elegiaco preponderante nell'adattamento dal libro di Eugenides, pur mancando il punto di vista maschile e optando per uno risoluzione più positiva. Inoltre la Erguven e la sua co-sceneggiatrice, la francese Alice Winocour (anche regista), condividono con la Coppola l'amore profondo per le loro ragazze, vessate dalla famiglia e incomprese dalla società. La fotografia, curata da David Chizallet e Ersin Gok, si rivela una complice ideale, visto il modo in cui le cinque giovani interpreti, quasi tutte esordienti, vengono riprese, in particolare l'attenzione dedicata alle loro chiome sciolte (che man mano che il film procede vengono progressivamente acconciate a suggerire il tentativo di domare, oltre che imprigionare, questi spiriti liberi). Anche la montatrice Mathilde Van de Moortels dà un ottimo contributo infondendo il giusto ritmo alla vicenda (e non mi riferisco solo all'impennata nel prefinale con la fuga di Lale e Nur); molto indovinato l'utilizzo nella colonna sonora brani estremamente suggestivi di Warren Ellis che contribuiscono a dare alla pellicola un sapore internazionale.
Forse l'espediente della voce over di Lale potevano risparmiarselo, certe sottolineature (come la scoperta dello zio violentatore) tutto sommato risultano eccessive e per quanto la scelta delle giovani interpreti sia stata felice, talvolta il loro impeto rischia di sembrare eccessivo. Però il film resta un buon biglietto da visita per la Erguven che ha già conquistato il consenso di molti, grazie al messaggio positivo lanciato da Lale e le sue sorelle. Sicuramente chi ha apprezzato "Mustang" sarà curioso di sapere come proseguirà la carriera della regista.
02/11/2015