Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
6.5/10
Di certo non sfugge la coincidenza che mette in relazione i contenuti presenti nel nuovo film di Garth Davis con ciò che sta succedendo a Hollywood dopo le rivelazioni degli illeciti comportamenti tenuti da Harvey Weinstein nei confronti delle sue dipendenti. "Maria Maddalena" si presta infatti alle interpretazioni di chi adesso tende a leggere il protagonismo femminile con il senso di rivalsa nei confronti della società maschile e in particolare di un sistema in cui la donna è posta in posizione subordinata rispetto alla compagine dominante. Nel suo film Davis ci mostra infatti la storia di una ragazza che prende coscienza del suo ruolo all'interno di una comunità patriarcale come quella ebraica descritta nel Nuovo Testamento e che cerca con tutte le sue forze di seguire la propria coscienza e non quella del genitore a dispetto di una tradizione che, al contrario, la vorrebbe sposa a un uomo di cui però la ragazza non è innamorata. "Maria Maddalena" è dunque innanzitutto la storia di una ribellione che si compie alla luce di un evento straordinario come quello della venuta del Messia (della sua predicazione) e della quale ella diventa parte in causa alla pari degli altri discepoli del Cristo. E qui sta la seconda questione del film, poiché sé è vero, come sappiamo dai Vangeli, che l'importanza della Maddalena deriva anche dalla sua presenza in uno dei momenti fondamentali della vita di Cristo come fu quello della sua passione e della morte sulla croce, il lungometraggio di Davis si spinge oltre, ampliando la casistica esistenziale della protagonista con episodi tratti dalla cosiddetta narrazione apocrifa che affiancò quasi subito quella ufficiale tramandata dai quattro evangelisti. In questo modo abbiamo la possibilità di approfondire non solo il legame tra la donna e il Messia - anche in questo caso fonte di diffidenza e di sospetti da parte di chi ne è testimone (a cominciare dagli Apostoli) - ma sopratutto il processo con cui la Maddalena riesce con pazienza e amore a imporsi all'interno del gruppo, ritagliandosi un ruolo - nei confronti di Gesù ma anche nel contesto che gli sta accanto - per Davis e i suoi sceneggiatori addirittura superiore a quello dei suoi compagni di viaggio. Questo per dire che, anche involontariamente, "Maria Maddalena" ha nei suoi cromosomi tutte le caratteristiche per essere un prodotto attuale, capace come pochi di cogliere all'ennesima potenza lo spirito del tempo, sublimato e insieme elevato dal contesto sacrale in cui esso si manifesta.

Senza nulla togliere a quanto si è appena detto esiste però un'altra chiave di interpretazione, meno schierata e forse conosciuta, che è appunto quella della discussione tutta interna al mondo cattolico a proposito del sacerdozio femminile, da tempo al centro del dibattito anche per la drastica diminuzione delle vocazioni verificatosi negli ultimi decenni. In questo senso, la centralità assunta da Maria Maddalena all'interno del film, testimoniata da una presenza scenica che non viene meno neanche al momento clou del film (quello che coincide con la cattura e la crocifissione di Gesù, nel quale i primi piani e le sequenza in cui ella compare è eguale a quella del Cristo), fa si che il lavoro di Davis si possa arricchire di altre sfumature, arrivando a dire la sua anche in un campo cosi delicato com'è quello relativo a uno dei dogmi vigenti nella chiesa cattolica. Davis, che già in altre occasioni aveva messo in campo un'attitudine volta a normalizzare ciò che è invece eccezionale, di nuovo non si smentisce, regalando agli eventi una messinscena scevra da qualsiasi tentazione di spettacolarità e viceversa ricca di momenti in cui è il silenzio dopo la tempesta a creare lo spazio in cui il divino può manifestarsi. Forte di un'iconografia che si riappropria della riconoscibilità tramandatasi nei secoli attraverso la pittura e, perché no, anche con il cinema, "Maria Maddalena" è lungi dal voler essere una versione laica dei fatti relativi alla storia di Gesù. Se la visione del divino e dei molti miracoli che ne accompagnano la manifestazioni è reso con una semplicità che rientra nell'ordinario delle cose, e quindi non ha bisogno di effetti speciali e di particolari movimenti di macchina, è altrettanto assodato che il film non si accontenta di raccontare i momenti salienti della buona novella ma propone una spiritualità costantemente ricercata nella bellezza metafisica del paesaggio naturale attraversato dai protagonisti e riverberato sui volti dei protagonisti. Non solo Joaquin Phoenix, oltremodo velloso con barba e capelli che strizzano occhio a certe mise sessantottine, ma soprattutto Rooney Mara, davvero brava a trasformare il suo viso nel termometro emotivo del film, quello in cui è possibile leggere le conseguenze interiori provocate dagli avvenimenti a cui ella prende parte. Senza la straordinarietà mediatica di opere come "L'ultima tentazione di Cristo" di Scorsese e "The Passion of the Christ" di Gibson, "Maria Maddalena" ci regala una figura di donna senza peccato e tutt'altro che scandalosa ma non per questo meno forte e volitiva. Riuscire a esserlo senza ricorrere a gesti estremi e vendicativi fa della Maddalena di Davis una figura meno alla moda di ciò che inizialmente potrebbe sembrare. In realtà, il personaggio in questione sembra in grado d'inserirsi nella discussione in atto in maniera meno scontata, ampliando il catalogo di femminilità contemporanee viste di recente sul grande schermo.

15/03/2018

Cast e credits

cast:
Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Chiwetel Ejiofor, Tahar Rahim


regia:
Garth Davis


titolo originale:
Mary Magdalene


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
120'


sceneggiatura:
Helen Edmundson, Philippa Goslett


fotografia:
Greig Fraser


montaggio:
Alexandre de Franceschi, Melanie Oliver


costumi:
Jacqueline Durran


musiche:
Hildur Guonadottir, Johann Johannsson


Trama
L'incontro tra Maria Maddalena e Gesu di Nazareth