Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
3.0/10

Ecco qui un documentario fallimentare sotto molteplici aspetti. Diciamolo: chi scrive questa recensione capisce molto poco di moda e si avvicinava, dunque, al film di Fabien Constant con l'interesse del profano che vuole scoprire un mondo. La deformazione giornalistica, però, è sempre viva e dunque ci si era già documentati sul personaggio al centro di questa vicenda. Carine Roitfeld, bellissima sessantenne, ex modella, è una delle donne più influenti nel mondo dello stile internazionale. Per dieci anni è stata la direttrice di Vogue, prima di lanciarsi in una nuova avventura, la fondazione di un giornale tutto suo.

Il documentario in questione riprende il periodo dei preparativi al lancio del nuovo magazine, ostentando l'ambizione di ritrarre a tutto tondo la vita e la professione della Roitfeld. A rendere scadente l'opera nel suo complesso valgono almeno tre considerazioni. La prima, quella più pesante, è sulla parzialità della ricostruzione, difetto che rasenta la disonestà intellettuale. La Roitfeld fu infatti costretta a lasciare la direzione di Vogue dopo una discutibile copertina in cui delle ragazzine chiaramente in minore età venivano immortalate in pose a dir poco provocanti. Una caduta di stile che è pesata per mesi come un macigno sulla reputazione della giornalista. Bene, di questo episodio, assolutamente rilevante nell'ottica di quanto mostrato in "Mademoiselle C" non viene fatta parola, anzi. In realtà, la scelta del regista pare proprio quella contraria di offrire alla protagonista una sorta di palcoscenico attraverso cui riabilitarsi dopo l'infamia ricevuta. Una scelta clamorosamente sbagliata, almeno se si ha l'ardire di girare un documentario libero da censure e limitazioni.

La seconda valutazione va invece fatta sul piano della tecnica documentaristica. Troppo spesso, infatti, nell'arco dell'ora e mezza di film, si ha l'impressione che i protagonisti di questa storia stiano fingendo di non recitare, intenti come sono a usare l'espediente della macchina da presa che li segue come occasione per un malcelato spot promozionale. Tutta la parte della vita privata, che pone così smaccatamente l'accento sulla sua "normalità" (la Roitfeld ha una relazione trentennale con lo stesso compagno) ha un sapore di posticcio piuttosto fastidioso. È come se Constant non avesse alcun interesse a condurre una vera indagine antropologica sul soggetto del suo reportage e si limitasse ad accettare passivamente ciò che i figuranti sono disposti a dare in pasto al suo obiettivo.

Infine, passano sullo schermo vip e personalità in quantità, da Tom Ford a Donatella Versace. Le loro apparizioni non sono nient'altro che camei senza mordente, l'occhio della macchina da presa li segue senza alcun interesse ulteriore, perdendo di volta in volta l'occasione per approfondire le loro peculiarità caratteriali, il motivo della loro presenza "in scena", il tipo di relazione che hanno con la Roitfeld. Il documentario di Constant, insomma, fallisce su tutta la linea. Ma il maggior rimpianto è proprio nell'incapacità di indagare sulla caratterizzazione dei protagonisti di questo mondo di luci e colori, perdendo l'occasione per metterne in risalto doti e alla berlina le debolezze. Tutto invece annega dietro una scelta registica totalmente anonima e senza personalità, che quasi accoglie acriticamente ciò che questi originali e curiosi soggetti scelgono di mostrare di se stessi, certamente con intenti auto-promozionali.


24/06/2014

Cast e credits

cast:
Tom Ford, Donatella Versace, Karl Lagerfeld, Carine Roitfeld, Riccardo Tisci


regia:
Fabien Constant


distribuzione:
Bim Distribuzione


durata:
93'


produzione:
Mars Distribution, Elle Driver, Black Dynamite films, Tarkovspop


fotografia:
Matt Elkind, Raphael Laski


montaggio:
Stephanie Drean


musiche:
The Shoes


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