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recensione di Domenico Ippolito
5.5/10

Si dice che dietro un uomo celebre ci sia sempre una donna formidabile. Nella biografia di Lou von Salomé, troviamo molti uomini famosi, alcuni grandi, altri meschini (specie nel privato) e si ha sempre l'impressione che questa rigorosa intellettuale dotata di dirompente personalità abbia cercato di strapparsi al tempo in cui viveva - tra la seconda metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento - quando la società dell'epoca intendeva il ruolo della donna unicamente come moglie e madre.

La regista tedesca Cordula Kablitz-Post sceglie un biopic per il suo esordio cinematografico, costruendone l'architettura filmica secondo tre piani narrativi differenti: il primo, che segue la rampolla di una ricca famiglia pietroburghese (interpretata da Liv Lisa Fries, la protagonista della fortunata serie "Babylon Berlin") attratta dallo studio e dalla religione ma insofferente alle convenzioni; il secondo, in Germania, dove l'intellettuale, già scrittrice affermata, sostiene l'ascesa del poeta tedesco Rainer Maria Rilke, che si innamora perdutamente di lei; il terzo, alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando la von Salomé, ormai anziana e rilegata tra le mura di casa, riceve un giovane autore, le cui visite si collocano a metà strada tra sedute di psicoanalisi e accorati momenti di un'intervista.

Ambiguo per le convenzioni, ma terribilmente chiaro per la donna, sarà il rapporto che intratterrà con lo studioso tedesco Paul Rée e il suo amico più caro, il filosofo Friedrich Nietzsche, il quale elaborerà alcuni passaggi fondamentali della sua speculazione proprio in seguito all'attaccamento mostrato verso la donna. La von Salomé rifiuterà la proposta di matrimonio di entrambi, ma instaurerà con loro un lungo e proficuo - per quanto platonico - scambio intellettuale, prima della prevedibile rottura. In seguito, la vedremo appassionarsi sempre più all'inconscio esercitando, grazie agli insegnamenti di Freud, la nascente professione di psicoanalista.

Le convenzionalità del racconto imbastito dalla Kablitz-Post non rendono sempre giustizia alla figura di questa donna, nonostante le buone prove attoriali, specie quella della protagonista Katharina Lorenz, che nella sua convincente versione della von Salomé riesce ad alternare, per dirla ancora con Nietzsche, tutte le caratteristiche dello spirito apollineo e dionisiaco: le asperità del carattere nordico e la rigorosa perseveranza, fino allo sfinimento, negli studi; la difficoltà a concedersi per la prima volta - lo farà solo dopo i trent'anni - e le passioni irrefrenabili della maturità, associate alle veloci intuizioni di pensiero, tipiche di uno spirito libero. Nella pellicola, tuttavia, i personaggi che le stanno intorno, specie quelli di Nietzsche e di Rilke, sono raffigurati in modo troppo bidimensionale - il filosofo solitario e dagli atteggiamenti "superomistici" e il poeta che ostenta languore; curiosa, invece, la rappresentazione di Freud che al pari di un Onnipotente barbuto e scanzonato, vigila sulla donna. Convincente appare, inoltre, l'uso dei "quadri" fotografici con cui la regista tedesca realizza alcune scene in esterni, dove la von Salomé funge come unico soggetto in movimento: una vivace intuizione visiva che coglie la personalità "in divenire" della donna, troppo emancipata per l'ambiente e il destino che la circondava.


12/10/2019

Cast e credits

cast:
Liv Lisa Fries, Alexander Scheer, Julius Feldmeier, Nicole Heesters, Katharina Lorenz


regia:
Cordula Kablitz-Post


titolo originale:
Lou Andreas-Salomé


distribuzione:
Wanted e Valmyn


durata:
103'


produzione:
Gabriele Kranzelbinder


sceneggiatura:
Cordula Kablitz-Post, Susanne Hertel


scenografie:
Nikolai Ritter


montaggio:
Beatrice Babin


costumi:
Bettina Helmi


musiche:
Judit Varga


Trama
Germania, anni Trenta. Un'anziana donna racconta la propria vita: è Lou von Salomé, che dagli anni pietroburghesi fino al periodo romano, ha intessuto molteplici relazioni con uomini illustri, come Paul Rée e Friedrich Nietzsche, sino al poeta Rainer Maria Rilke e Sigmund Freud, affermandosi come poliedrica intellettuale e donna emancipata.