Pur non essendo un vero e proprio genere, i film ambientati nella seconda guerra mondiale e in particolare nella Germania del Terzo Reich, delle SS e delle deportazioni antisemite sono ormai un classico cinematografico per la quantità di frequentazioni a cui è stato sottoposta una delle più grandi tragedie del secolo appena trascorso. Nonostante il rischio di ripetersi con letture di maniera o, nei peggiori dei casi, nell'appiattimento dei fatti e della Storia, il cinema continua ad interessarsi all'argomento come dimostra la selezione della Piazza Grande che ieri sera ha presentato il film di Cate Shortland.
"Lore" racconta di un gruppo di bambini tedeschi in fuga dagli orrori della guerra e dall'invasore americano che ha arrestato i loro genitori, militanti delle SS caduti in disgrazia dopo la morte di Hitler e la disfatta del regime nazista. A prima vista niente di nuovo soprattutto nelle atmosfere di decadenza e di lutto che da sempre sono corollario della disfatta e della fuga degli sconfitti. Eppure il film della Shortland, dopo un'introduzione che paga lo scotto di dover collocare storicamente la vicenda, lascia quasi subito le strade già battute per inoltrarsi in un racconto che assomiglia ad una favola nera. Così, sulla scia di un realismo comunque necessario per chiamare le cose e i fatti con il proprio nome - per esempio l'olocausto citato dal film in maniera indiretta ma con i carnefici e le vittime nettamente delineate - il film procede con i contorni sfumati dal filtro di un'osservazione, quella della regista, quella di Lore, la figlia maggiore costretta a diventare grande per guidare i fratellini verso la salvezza, che trascende la realtà per trasformarla in una specie di sogno in cui il pericolo e le imboscate di un'anabasi disperata e crudele si popola progressivamente di orchi, di streghe e di un principe azzurro che viene immaginato nelle vesti sgualcite ma determinate del ragazzo ebreo, il quale aiuterà i fuggitivi a raggiungere la casa della nonna e quindi la salvezza.
Delicato e crudele, girato benissimo, "Lore" è una pellicola che riesce a rispettare la cornice in cui si svolgono gli eventi ma al tempo stesso si pone su un piano superiore e universale, rappresentando con il suo scenario di vite spezzate una condizione umana condannata da una violenza che assomiglia al peccato originale. La storia che la Shortland racconta e ci fa vedere non ha niente di metafisico e ci riguarda da vicino. E se un appunto può essere fatto riguarda le dichiarazione rilasciate in sede di presentazione del film perché, più che le conseguenze sulle vite dei giovani protagonisti, "Lore" è il racconto di un gioventù violata, di una guerra personale combattuta con le armi dell'immaginazione e della purezza.
03/08/2012