Nel romanzo del 2003 "Leggere Lolita a Teheran", l'autrice Azar Nafisi equipara l'atto di immaginare a quello di empatizzare sostenendo come, l'immaginazione, sia essenziale alla capacità di immedesimarsi. Definisce l'opera di fantasia per eccellenza, il romanzo, come democratico, non qualora sostenga in modo diretto la democrazia ma qualora, per sua natura, conceda a ogni personaggio di avere la propria voce. E, di conseguenza, si augura che il "diritto all'immaginazione" possa divenire una voce aggiuntiva nella Carta dei Diritti dell'Uomo, quindi che l'espressione del proprio mondo privato diventi, per l'umanità intera, un potere inalienabile.
Presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival del Cinema di Roma, esce nel 2024 il primo adattamento del romanzo della Nafisi, (l'omonimo) "Leggere Lolita a Teheran" diretto da Eran Riklis. Ripercorrendo fedelmente l'impostazione autobiografica del soggetto letterario, il film si ambienta nei decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini del 1979, che trasformò il paese in Repubblica islamica. La professoressa Nafisi (interpretata da Golshifteh Farahani), forzata a rinunciare all'insegnamento a causa delle pressioni sui contenuti delle lezioni, decide, in un atto di resistenza, di riunire sei delle sue studentesse in un seminario settimanale così da leggere e discutere letteratura occidentale, una forma di rifugio dall'integralismo dilagante.
L'adattamento di Riklis, per quanto corretto e tendenzialmente fedele, appare come una generale semplificazione dei temi e delle riflessioni della scrittrice, in virtù di una più ampia vendibilità verso un pubblico generalista. La tesi centrale dell'autrice, la letteratura come veicolo fondamentale del diritto all'espressione, appare traslata in una banalizzata lettura filo-occidentale, ovvero nella classificazione di ciò che è proprio all'Occidente come progressista, e della cultura orientale come arbitrariamente oppressiva. Allo stesso tempo, risulta assente una contestualizzazione geopolitica definita, e la rappresentazione didascalica di singoli atti di repressione del femminile appare maggiormente votata a innescare un effetto shock nello spettatore, piuttosto che a sviscerare l'identità e le diverse esperienze delle protagoniste, per lo più omologate in una personalità unica. Sono comunque ottime tutte le interpretazioni attoriali, confacenti ad attribuire alle ragazze una tridimensionalità carente a livello di sceneggiatura.
Ben gestita, è la riproposizione a capitoli emule dell'opera originale, quindi corrispondenti ai diversi romanzi discussi in sede universitaria e nel club letterario. In particolare, funziona bene il capitolo dedicato a Lolita, in cui il regista ripropone fedelmente il parallelismo tra l'opera di Nabokov e l'esperienza delle protagoniste in un regime con caratteri autocratici, trasmettendo il sentimento di amarezza e di impotenza delle protagoniste. Per il resto, mancano particolari intuizioni registiche e di messa in scena, tecnicamente valida ma poco interessante.
Per quanto godibile, "Leggere Lolita a Teheran" è un adattamento deludente di un romanzo quanto mai attuale, nonchè una base estremamente solida per la realizzazione di una pellicola di maggiore profondità. Il prodotto di Riklis, è un racconto intimo e che espone efficacemente la tematica di resilienza di fronte alle oppressioni, privo però di un'identità propria supplementare al semplice adattamento scolastico di un prodotto altro e sicuramente più riuscito.
cast:
Bahar Beihaghi, Isabella Nefar, Mina Kavani, Zar Amir, Golshifteh Farahani
regia:
Eran Riklis
titolo originale:
Reading Lolita in Tehran
distribuzione:
Minerva Pictures
durata:
108'
produzione:
Minerva Pictures, Rosamont, Rai Cinema
sceneggiatura:
Marjorie David
fotografia:
Hélène Louvart
scenografie:
Tonino Zera
montaggio:
Arik Lahav-Leibovich
costumi:
Mary Montalto
musiche:
Yonatan Riklis