Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
7.5/10

Cosa accade quando un gruppo di ragazzi e ragazze, con l’intento di fare una gradita sorpresa per il giorno del trentacinquesimo compleanno, si presentano senza preavviso in casa di un loro amico che vive lontano? E' la domanda cui ci sottopone Elena Trapè, una delle più promettenti registe del panorama cinematografico catalano, con il suo ultimo film interamente girato a Berlino.

La vicenda si apre con due ragazzi (Guille ed Eloi) e due ragazze (Olivia ed Anna) che, giunti da Barcellona nella capitale tedesca, scesi da un mezzo pubblico suonano il campanello dell’appartamento del loro amico Comas fingendo di essere inquilini di quello stabile. Dopo qualche istante Olivia, la ragazza di Comas, squarcia il velo del silenzio rivelando la vera identità del gruppo. Al momento dell’incontro, mentre i quattro salutano con affetto, Comas appare da subito stranito e quasi imbarazzato dalla trovata degli amici. E’ il suo trentacinquesimo compleanno, ma ben presto si scoprirà che aveva pianificato diversamente quella giornata. Dopo i primi convenevoli, i protagonisti iniziano a punzecchiarsi, amichevolmente nell’appartamento di Comas, in modo decisamente offensivo la sera, quando tutti - tranne Olivia – escono per le vie della città. Le tecniche di ripresa della prima parte del film esprimono assai efficacemente i rapporti tra i cinque: essi vengono frequentemente inquadrati a coppie, con due dialoganti in primo piano e altrettanti sullo sfondo, per suggerire l’atmosfera di contrapposizione mascherata da apparente cordialità. Nelle primissime sequenze dei dialoghi domestici, inoltre, la telecamera è a mano, mossa, a tradire l’esitazione, l’incertezza dei quattro e lo sconcertato imbarazzo del festeggiato. Questi pone infatti in modo piccato la domanda su chi abbia concepito l’idea della visita a sorpresa.

La scelta di girare in interni una buona parte del film risponde all’esigenza di ricreare in tal modo una sensazione di asfittica claustrofobia, acuita dai colori decisamente desaturati propri della plumbea atmosfera berlinese. Siamo d’inverno e la fioca luminosità dell’appartamento suggerisce la poca volontà da parte dei personaggi di fare luce nei loro rapporti. Quando poi si passa agli esterni le distanze e le incomprensioni anziché appianarsi si moltiplicano: che ci si trovi nei pressi della torre della televisione o al mercato delle pulci o all’esterno di un locale, i lunghi silenzi degli attori, uniti al grigio cielo della Berlino invernale, suscitano disagio.

Di Comas gli amici perdono quasi subito le tracce; egli letteralmente sparisce gettando tutti nello sconforto e sollevando così taciti interrogativi negli spettatori. Se Comas si rivela progressivamente un personaggio senza scrupoli di sorta, tutt’altro che al riparo da critiche è pure la condotta dei suoi amici. Guille ha i modi e l’eloquio del cinico e dell’insensibile, di colui che per un presunto primato nei confronti di Eloi, gli rimprovera di essere stato a suo tempo lasciato dalla ragazza per scarso machismo. Il tagliente e gratuito rimbrotto di Guille, proferito all’aperto, senza alcun pudore e alla presenza di Anna, fa calare il gelo tra lui e l’amico, oltre che incrinare irrimediabilmente il rapporto con la stessa Anna. La sequenza successiva, con Guille e Anna che senza guardarsi e senza guardare nella medesima direzione, con l’espressione di chi ha mille parole da dire ma non ha il coraggio di dare la stura alle proprie ragioni, camminano muti sulla strada di Berlino, è un piccolo capolavoro della Trapè. Ad un certo punto i due si separeranno e Anna, rientrata sconvolta nell’appartamento di Comas, vi trova Olivia, alla quale confessa di voler fare le valigie e rientrare la notte stessa a Barcellona, senza Guille. Nonostante questi la raggiunga rocambolescamente all’aeroporto, dalle poche parole di lei si intuisce che la riappacificazione sarà tutt’altro che scontata. Va dato merito alla Trapè di aver saputo costruire un sistema di rapporti tra i personaggi fatto più di ellissi che non di lunghi e drammatici dialoghi. I silenzi tra Guille e Anna, per strada, ma anche quelli nell’appartamento in cui Olivia è ormai rimasta sola, sono resi ancor più assordanti dal cigolio dell’impiantito di legno.

Quanto ad Eloi, è lo sfortunato del gruppo, non solo dal punto di vista sentimentale. E’ quello dei cinque che meglio rappresenta la generazione dei trentenni, proiettata, un po’ come i millennials, in un’epoca di maggiori opportunità (chances lavorative all’estero grazie ai programmi di scambio universitario, conoscenza delle lingue e dimestichezza con le tecnologie informatiche) ma anche di minori certezze (precarietà lavorativa e affettiva, ridimensionamento delle tutele sociali). Neppure Eloi, comunque, è esente da colpe: intravede lo scomparso Comas sul lato opposto di una stazione della metrò nella quale si trova, ma non fa nulla per attirarne l’attenzione, per parlargli. Distanze. Ancora distanze. Eppure anche lui ha attraversato l’Europa per andare a trovarlo! Il punto più basso della sua rispettabilità sociale Eloi lo raggiunge però quando, seduto ad un bar, cerca di tracannare furtivamente un boccale di birra di uno sconosciuto momentaneamente allontanatosi dal tavolino.

Olivia è invece il personaggio più sfaccettato. Rimasta nell’appartamento un po’ perché Comas ne era uscito con l’unico mazzo di chiavi, un po’ perché al settimo mese di gravidanza si sente già donna di casa e preferisce cucinare una torta per gli amici in attesa che essi rintraccino Comas, precipita dall’inquietudine nello sconforto quando realizza che Comas ha staccato il cellulare e non da più notizie di sé. E’ interessante anche notare il messaggio insito nella scelta degli idiomi impiegati nel film. Il gruppo di amici parla in catalano e ciò rende più fluida la comunicazione tra loro, ma in realtà si tratta di una cornice: il dialetto non colma le distanze relazionali. Curiosamente infatti, il momento in cui viene svelato il mistero che circonda la sparizione di Comas è quello in cui Olivia parla in inglese. Inaspettatamente è il momento in cui nel film un personaggio è più empaticamente vicino al suo interlocutore: al mattino una ragazza tedesca, Marion, si presenta in casa di Comas chiedendo di lui e rivelando di lì a poco ad Olivia di avere da due anni una relazione con il ragazzo spagnolo. Il film si conclude proprio con Olivia, sconsolatamente rimasta sola, mentre tutti gli altri sono distanti.


19/12/2019

Cast e credits

cast:
Marie Rathscheck, Matti Schmidt-Schaller, Saskia Rosendahl, Maria Ribera, Bruno Sevilla, Isak Férriz, Miki Esparbé, Alexandra Jiménez


regia:
Elena Trapé


titolo originale:
Las distancias


distribuzione:
Sherlock Films S.L., Aurora Films


durata:
99'


produzione:
Coming Soon Films, Miss Wasabi


sceneggiatura:
Elena Trapé, Josan Hatero, Miguel Ibáñez Monroy


fotografia:
Julián Elizalde


scenografie:
Vanessa Locke, Nora Willy


montaggio:
Liana Artigal


costumi:
Marta Murillo


Trama
Due ragazzi e due ragazze di Barcellona decidono di recarsi a Berlino per una visita a sorpresa in casa di un amico nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno, ma una volta incontratisi, ciascuno scopre che ciò che li divide è più forte di ciò che li accomuna.