Qualcuno sostiene che i migliori film autobiografici sono quelli che vengono realizzati senza il coinvolgimento dei diretti interessati o dei familiari più stretti. "La musica del silenzio" di Michael Radford, prodotto anche da Rai Fiction, invece si discosta decisamente dalla suddetta regola. Infatti non solo è tratto dal libro di Andrea Bocelli ma il famoso cantante partecipa attivamente alla pellicola collaborando alla colonna sonora e vestendo anche i panni del narratore. Quindi con una premessa simile non c'è da stupirsi se quella che il film ci regala è un'immagine dell'artista piuttosto tranquilla, e quindi anche se il cantante toscano non si è mai presentato al suo pubblico come una figura controversa, la sua storia personale così singolare sfortunatamente raccontata in questo modo non risulta mai veramente interessante. Ad essere precisi al centro della pellicola troviamo un alter ego di Bocelli, chiamato Amos Bardi, ma capire di chi si sta parlando è piuttosto facile e la parabola del giovane che da sconosciuto arriva anche se con fatica al successo è più che riconoscibile.
Nato nel 1958 a Lajatico, in provincia di Pisa (la Toscana stavolta smette di essere quel posto esotico che viene descritto nelle produzioni internazionali), Bardi/Bocelli già da piccolo viene colpito dall'acuirsi di un glaucoma congenito che gli compromette la vista. Condizione che con gli anni (anche a causa di un incidente) non fa che peggiorare. Nella sfortuna, il giovane ha intorno a sé una famiglia semplice (ma benestante) che lo sostiene e incoraggia infaticabilmente oltre a sviluppare una voce che non tarda ad essere notata. Il sogno sarebbe quello di diventare un nuovo Gigli, Corelli o Pavarotti ma il mondo della grande lirica sembra irraggiungibile per Amos (anche se in effetti Bocelli dopo i successi sanremesi si cimenterà sul palcoscenico col repertorio lirico, senza però suscitare grandi entusiasmi), in compenso la musica leggera accoglierà volentieri il suo bel timbro tenorile. Ovviamente Roma non è stata fatta in un giorno e quindi per il buon Bardi la via del successo non è immediata: bisogna portare avanti gli studi universitari senza distrazioni (cosa a quanto pare non facile), mandare giù qualche critica, avere cura della preziosa voce e andare avanti con serate di pianobar che non sono propriamente la più grande delle soddisfazioni. Ma con l'aiuto del valente maestro interpretato da Antonio Banderas e il sostegno della fidanzata nonché futura moglie Eleonora (figura che rappresenta la prima signora Bocelli, Enrica) le cose cambieranno e nel migliore dei modi. Prima la possibilità di sostituire proprio il mito Pavarotti nei concerti di Zucchero Fornaciari interpretando il brano "Miserere", poi la partecipazione a San Remo. Dopo di che, per il vero Bocelli, quello che resta, al di là delle singole opinioni sulla sua musica, l'artista "crossover" di maggior successo al mondo, tantissimi dischi venduti e innumerevoli esibizioni live. Il film, rifacendosi al libro, non racconta però gli anni più dei trionfi, perciò un montaggio di repertorio sui titoli di coda ci presenta le affermazioni più importanti dell'interprete di "Con te partirò", accompagnate anche da una dedica letta dallo stesso Bocelli alla moglie (la seconda in verità, Veronica, che appare anche fugacemente) e ai tre figli.
Messosi in mostra negli anni Ottanta come una delle voci della cosiddetta "British Renaissance" cinematografica, grazie a titoli come "Another Time, Another Place", "Orwell 1984" e "Misfatto Bianco", Michael Radford in Italia è però ricordato soprattutto per i trionfi internazionali del "Postino" col compianto Massimo Troisi (non a caso Anna Pavignano, collaboratrice storica del comico napoletano, firma anche qui la sceneggiatura insieme al regista). È chiaramente un cineasta più dotato di quelli che di norma lavorano per le produzioni Rai di questo tipo e il suo apprezzato documentario di qualche anno fa su Michel Petrucciani (figura forse più interessante di Bocelli) ci indica una certa sintonia con alcune sensibilità, ma sfortunatamente la storia qui raccontata solo ai fan più sfegatati potrebbe risultare appassionante, anche se in effetti il cantante toscano resta un esempio piuttosto notevole su come un handicap può non condizionare né la quotidianità né le ambizioni. Non è detto che un personaggio del mondo dello spettacolo debba per forza essere una personalità controversa o quasi borderline, però Amos/Andrea, al di là del talento, di un carattere ragionevolmente focoso e della forza di volontà dimostrata per arrivare al successo nonostante tutto, non si rivela mai un personaggio veramente degno di nota. Va comunque dato atto a Toby Sebastian, promettente giovane attore britannico (fratello peraltro di quella Florence Pugh che ha sorpreso molti con la sua recente performance in "Lady Macbeth"), di avere studiato bene il personaggio visto che ne restituisce con grande efficacia postura e gestualità, per non parlare dell'incredibile effetto mimetico. Purtroppo gli altri interpreti non risultano altrettanto validi un po' per come i personaggi vengono descritti, un po' per il fatto che, almeno nella versione italiana, gli attori nostrani (che si sono ridoppiati) e quelli stranieri risultano male amalgamati.
23/09/2017