Ondacinema

7.5/10

Presentato nella sezione Panorama della Berlinale 2022, viene proiettato nelle sale italiane con due anni di ritardo il secondo lungometraggio di Ali Asgari, "La bambina segreta" ("Until Tomorrow"). Il film presenta un assetto narrativo tradizionale, composto dall’unità temporale, un giorno e una notte, e dalla divisione canonica in tre atti: il primo in casa della ragazza madre Fereshteh; il secondo per le strade di Teheran; il terzo di nuovo dentro casa, sia quella dell’amica Atefeh, in cui Fereshteh decide di porre fine alle continue menzogne, sia la propria in cui il film si conclude.

Tanto la regia quanto la struttura narrativa sono improntate alla semplicità e alla facile leggibilità: nel primo caso, il film si compone di scene mediamente lunghe realizzate con una macchina da presa fissa e posta a distanza dai personaggi, finalizzata a comprendere nella stessa inquadratura le due protagoniste, insieme ai vari personaggi a cui chiedono aiuto ma da cui non ottengono nulla. Per quanto riguarda la struttura narrativa, invece, il racconto è costituito da un movimento circolare (andata e ritorno verso la propria abitazione) ed è basato sulla reiterazione del medesimo elemento drammatico, cioè la richiesta d’aiuto che viene perennemente negata, dalle persone o dal destino, che immobilizza chi vorrebbe aiutare (come nel caso dell’avvocatessa, che viene arrestata dalla “polizia morale” prima di poter dare una mano a Fereshteh).

La trama è così un'amalgama fra il romanzo picaresco e la via crucis, terminante tuttavia come racconto di formazione, dato che nella scena finale vediamo la protagonista che decide di rivelare la verità alla propria famiglia, ponendo fine alla sovrapposizione fra l’immagine di facciata, e quindi menzognera (corrispondente all’ideale a cui deve corrispondere la figura femminile nella società iraniana), e a una realtà nascosta perché inevitabilmente più caotica e complicata.

Molti elementi accomunano il secondo lungometraggio del regista al primo, "Disappearance" ("Nāpadid šodan"), del 2017: entrambi iniziano con una bugia e hanno per protagonista una donna (la stessa attrice, Sadaf Asgari, nipote del regista) che deve affrontare le conseguenze di un atto eccedente rispetto al rigidissimo sistema politico-morale della società in cui si colloca (nel secondo film un figlio di una madre single, nel primo un rapporto sessuale sempre fuori dal matrimonio). Ambedue, infine, usano una singola vicenda per denunciare le censure e le ipocrisie dell’Iran contemporaneo: una donna in difficoltà diventa squarcio e metafora di un intero sistema sociale.

Il viaggio e la peregrinazione sono elementi particolarmente presenti nei film iraniani, si pensi ad esempio a "Dov’è la casa del mio amico?" ("Khane-ye doust kojast?", 1987) di Abbas Kiarostami: si tratta di espedienti narrativi tanto importanti dal punto di vista del racconto, perché in grado di strutturare la storia in micro-episodi corrispondenti a un incontro o a una parte del viaggio, quanto nel mostrare i rapporti sociali e le dinamiche proprie dell’ambiente in cui questi film sono realizzati.

Dunque, nelle difficoltà di ogni genere incontrate da Fereshteh, mentre tenta di trovare un posto alla neonata che duri solo il tempo della permanenza dei genitori, Asgari mostra il lato profondamente oppressivo della società patriarcale iraniana, capace di sconvolgere una vita non tanto per mezzo della violenza e della brutalità esplicita, ma tramite il non detto, la consapevolezza diffusa e implicita di gerarchie e divieti profondamente introiettati. Tutto ciò si manifesta non soltanto nelle figure maschili, composte da uomini inetti e inaffidabili, come il padre del bambino, oltre che da vigliacchi che sfruttano la propria posizione di potere per ottenere favori sessuali, come il direttore dell’ospedale, ma anche in quelle femminili: tanto impossibilitate a concepire pietà ed empatia verso il prossimo, quanto rigidamente attaccate alla legge e al protocollo, così da diventare incapaci di fornire il minimo aiuto  a un’altra donna, come una delle vicine di casa di Fereshteth e la portinaia del dormitorio femminile in cui abita Atefeh.

Ciò che il film riesce a mostrare è l’abisso che separa l’essere dall’apparire e che coinvolge un intero sistema sociale: dai favori sessuali ricercati dal rispettabile medico, alle menzogne dette ai famigliari di entrambi i genitori della bambina segreta, passando per il saccone in cui viene nascosta la neonata. La vita in Iran, sembra suggerire il film, si basa su una gigantesca ipocrisia da difendere a tutti i costi senza una vera ragione, come il velo che le donne sono costrette a porsi sulla testa.


18/09/2024

Cast e credits

cast:
Sadaf Asgari, Ghazal Shojaei, Babak Karimi, Amirreza Ranjbaran


regia:
Ali Asgari


titolo originale:
Ta farda


distribuzione:
Cineclub Internazionale Distribuzione


durata:
86'


produzione:
Taat Films, Novoprod, Silk Road Productions, Premium Films


sceneggiatura:
Alireza Khatami, Ali Asgari


fotografia:
Rouzbeh Raiga


montaggio:
Alireza Khatami, Ali Asgari


costumi:
Mohammad Hossein Karimi


musiche:
Ali Birang


Trama
Un’improvvisa visita dei genitori scombussola radicalmente la vita di Fereshteh: deve assolutamente nascondere la neonata che ha avuto fuori dal matrimonio e che quindi risulta illegittima per la legge iraniana.