Ondacinema

recensione di Livio Cavaleri
4.0/10

In "Jung_E", film sudcoreano apparso di recente su Netflix, il corpo dell’androide diventa l’oggetto del sadismo umano. L’umanità è migrata nelle colonie lunari e ha portato con sé la guerra: una repubblica separatista minaccia l’ordine statale. L’ultimo stadio dell’evoluzione tecnologica è la clonazione neurale, cioè la possibilità di trasferire la mappatura del cervello umano in una macchina. Così un laboratorio di ricerca realizza un androide con le sembianze, e la coscienza, del capitano Jung-yi (Kim Hyun-joo), soldato-simbolo dell’alleanza, caduto in battaglia. Il successo scientifico e quello militare coincidono: per vincere la guerra, è necessario che il cyborg superi i test di combattimento e torni a essere un emblema per esercito e popolazione.

A ogni sessione di ricerca il capitano Jung viene attivato, urla di terrore, affronta lo stesso scenario di battaglia e si scontra con altre macchine, subendo colpi di arma da fuoco, amputazioni, morte. A ogni nuova simulazione tutto si ripete, come accadeva a Tom Cruise in "Edge of Tomorrow". Ma in "Jung_E" c’è anche del concetto: la guerra è loop, ossessione, videogioco; la scienza del futuro ha raggiunto una nuova soglia di cinismo e, esaurita la carne degli animali, tortura quella sintetica. L’uomo instilla umanità nella macchina al solo scopo di negarla.

Al di qua di un vetro, i ricercatori misurano le performance del robot ma non il suo dolore. Il giovane e buffo direttore del laboratorio è una macchietta e ricorda certe maschere degli anime; impaziente di conquistare la benevolenza delle gerarchie militari, strappa il ruolo di protagonista alla figlia del capitano. A sua volta Seo-hyun, interpretata da Kang Soo-youn, è a lungo priva di emozioni, inerte, con il volto sepolto sotto uno strato di cera. Non ha elaborato il lutto del genitore; osservare la madre soffrire, e morire, ancora e ancora, è l’unico modo per averla ancora con sé. D’improvviso, la guerra non è più una priorità – una guerra presunta, narrata e mai mostrata, come distopia vuole. Così è necessario convertire la ricerca. Occorrerà che la carne da macello, l’androide, diventi carne sessuale perché Seo-hyun reagisca e induca la macchina a ribellarsi.

Il film di Sang-ho Yeon non ha voluto affrancarsi dalla struttura classica del genere: l’androide viene attivato, l’androide diviene cosciente, l’androide lotta contro i suoi creatori. Un tale susseguirsi di cliché trova epilogo nello scontro finale tra Jung e le altre macchine. I combattimenti sembrano mutuati dai videogiochi di azione, in stile nipponico; sono fluidi, adrenalinici, scontati: non ci sono effetti che possano sorprendere perché, dopo i film Marvel, siamo tutti assuefatti alla spettacolarità. E il destino circolare dell’androide vanifica le sue prodezze acrobatiche.

Il livello scenografico è elevatissimo: il laboratorio, il mainframe di controllo, le macchine per l’assemblaggio dei robot e l’arena per la simulazione virtuale. Tutto è limato fino a una perfezione intangibile. La cura maniacale del dettaglio trasforma l’orizzonte futuribile in miraggio tecnologico. Una fantascienza siffatta non immagina scenari a venire, piuttosto li appiattisce dentro cartoline ad altissima definizione.


08/03/2023

Cast e credits

cast:
Kang Soo-youn, Kim Hyun-joo, Ryu Kyung-Soo, So-yi Park


regia:
Sang-ho Yeon


titolo originale:
Jung_E


distribuzione:
Netflix


durata:
99'


produzione:
Climax Studio, Dexter Studio


sceneggiatura:
Sang-ho Yeon


fotografia:
Yoo Ji-sun


montaggio:
Jinmo Yang


musiche:
Kim Dong-wook


Trama
Anno 2194. Per sconfiggere la repubblica separatista, un laboratorio militare sperimenta su un androide con le fattezze e la coscienza del capitano Jung-yi, ex eroina-simbolo della guerra. Alla guida del dipartimento c’è la figlia della soldatessa. La vittoria degli alleati dipende dal successo della ricerca, da conseguire a ogni costo.