Lo scambio o cambio di identità è un tema portante dell'intera storia della commedia cinematografica (e, prima ancora, letteraria, teatrale). Uomini che si travestono da donna, piuttosto che il contrario, individui che sperimentano volontariamente esistenze radicalmente diverse dalle proprie abitudini o, in casi estremi, personaggi che finiscono in corpi altrui.
Dinamiche particolarmente care all'industria statunitense contemporanea ma, come prevedibile che sia, estremamente difficile da gestire per evitare una ripetività che poi arriva puntuale, soprattutto se a spremere un dato argomento è un movimento privo di registi con lampi di genio (bisogna sottolineare che i travestimenti degni di un Billy Wilder sono lontani anni luce?).
In tempi di crisi, di depressione, di solitudine, di incomunicabilità, la non ricca, depressa, sola, disperata (e quindi con poche speranze) protagonista di "Io sono tu" si appropria di una identità estranea, dove il punto di contatto con l'altro, nonché la sola possibile "confusione tra generi" risiede in quel nome unisex, Sandy Patterson, perno di problemi, disavventure e un pizzico di ragionevole e morale presa di coscienza.
Lui è Jason Bateman, volto pulito, abbonato al ruolo di buon capofamiglia, con tanto di buon lavoro, splendida casa, bella moglie e perfette figliolette: da stella della sitcom capolavoro "Arrested Development" a star della (quasi sempre) mediocre ma ricca (economicamente) commedia a stelle e strisce.
Lei è Melissa McCarthy, faccione televisivo ("Una mamma per amica", "Mike e Molly"), strabordante, vulcanica e nota al grande pubblico soprattutto per il ruolo in
"Le amiche della sposa".
Come da pronostico è una coppia improbabile, come da copione ricchissima di opposti pronti a sfiorarsi, di bisticciare lungo il processo di forzata convivenza, capirsi, addirittura scoprire dei punti di contatto. Per accentuare il senso del percorso, i due si muovono attraverso un on the road che prestabilisce l'alternanza di azione a qualche momento di calma, utile per la reciproca conoscenza.
Lo spunto di partenza è accettabile, la combustione tra i due attori è buona e se non liberatorie risate qualche sorriso è innegabile, il finale è giusto, roseo senza eccessivo zucchero. Ma, nel mezzo, il cammino è fiacco, le gag stiracchiate e, anche se il limite di volgarità è minore rispetto a prodotti analoghi, le sorprese sono poche e non mancano le cadute: l'altrove straordinario Eric Stonestreet (il Cameron di "Modern Family") è sprecato e umiliato in un poco divertente congresso carnale con la McCarthy.
In definitiva, è come se Seth Gordon non credesse alla vitalità del genere che affronta: lasciare maggior spazio a canovacci riproposti per l'ennesima volta (e più l'azione si fa caotica meno la pellicola ingrana) piuttosto che alla verve della coppia protagonista, indica una rassegnata impasse che supera l'idea dell'occasione sprecata.
12/08/2013