"Invelle" di Simone Massi è opera rapsodica e quasi onirica. La successione delle scene non segue una linearità stringente, ma si articola in accostamenti liberi e visionari, frammenti di storie e di Storia che invitano lo spettatore a ricostruire attivamente un mosaico di significati. Il primo lungometraggio di Simone Massi salta fra tre epoche e apre squarci sulla vita di tre bambini; l'assenza di un rigido filo conduttore rispecchia l'intenzione di suggerire, attraverso piccoli quadri, un più ampio affresco della Storia italiana del Novecento, tra memoria collettiva e dimensione intimista. Il primo quadro, dedicato a Zelinda, è ambientato ai tempi della Prima Guerra Mondiale. La madre di Zelinda è morta di spagnola, il padre è al fronte. Il secondo quadro ha per protagonista Assunta: si svolge ai tempi della Seconda Guerra Mondiale e nell'immediato Dopoguerra. Infine, incontriamo Icaro, nipote di Zelinda e figlio di Assunta, che dalla campagna si trasferisce in città durante gli anni di piombo.
I dialoghi sono ridotti all'osso e raramente pronunciati da figure in campo, il che rafforza il registro principalmente lirico ed evocativo del film. La narrazione di "Invelle" fa affidamento su voci over che assumono un ruolo guida per lo spettatore. La voce over non è solo un veicolo di senso, ma amplifica l'intimità che pervade l'opera. Gli attori scelti per le voci - tra cui figure del calibro di Ascanio Celestini, Filippo Timi, Toni Servillo - conferiscono intensità e autorevolezza al racconto orale.
L'impronta visiva del film, in bianco e nero, è quella immediatamente riconoscibile di Massi, la sua peculiare tecnica dei graffi con puntesecche e altri strumenti incisori. Ma importante quanto le immagini è il sonoro, non un semplice accompagnamento ma uno strumento narrativo chiave. In alcune sequenze, il suono sembra persino prevalere sull'immagine, amplificando l'impatto emotivo delle scene. Ne sono esempio emblematico le razzie naziste del secondo episodio, restituite unicamente attraverso i suoni: densi rumori di fondo che si impongono sull'immagine che visualizza semplicemente i passi di un uomo nella neve, lasciando che il non detto diventi più eloquente di qualsiasi descrizione visiva.
L'approccio rapsodico di "Invelle" consente al film di toccare più temi anche solo per brevi cenni, intessendoli fra loro. Uno dei motivi ricorrente è la preghiera, in particolare sotto la forma della confessione e dell'atto di dolore. Vi si riflette un'Italia intessuta di cattolicesimo, dove i rituali spirituali e le forme del pentimento permeano l'immaginario collettivo; anche i frammenti in cui compare Aldo Moro accentuano questo tasto. La famosa Renault 4 rossa in cui fu trovato il cadavere di Moro è una delle poche incursioni cromatiche del film, esclusivamente rosse. In un film dominato dal bianco e nero, il rosso emerge come una presenza simbolica pregnante. È il colore del sangue, dell'ideale e del sacrificio. L'uso del rosso, rarefatto ma carico di valore, conferisce al film una forza visiva che si imprime nella memoria dello spettatore. La Resistenza emerge come un ideale perduto: attraverso riferimenti impliciti e altri più diretti - i frammenti radiofonici di Almirante - il film denuncia anche, nella sua terza parte, lo smarrimento dello spirito partigiano che aveva animato il Paese alla fine del secondo conflitto mondiale.
Un altro tema di fondo che attraversa l'intera opera è la tensione tra tradizione e modernità, in cui è calato il contrasto tra l'Italia contadina e quella urbanizzata. Ancora un elemento legato al sonoro: il film valorizza il dialetto, contrapponendolo all'imposizione della lingua italiana (intimazione di una maestra: "Devi parlare in italiano!"). Il dialetto diventa espressione delle radici culturali messe a repentaglio dall'omologazione antropologica dal secondo Dopoguerra.
Nel nome del terzo protagonista di "Invelle" si palesa poi il richiamo al mito di Icaro, a cui rimanda già il labirinto del primo episodio, che sembra voler introdurre una riflessione simbolica sulla condizione umana: la fuga via aria verso il sole suggerisce un desiderio di libertà che cozza contro i limiti imposti dall'esistenza che si è chiamati a vivere.
"Invelle" è opera complessa e stratificata, intessuta di un pervasivo lirismo. La sua capacità evocativa, la sua forza, che scaturiscono dalla drammaticità del tratto dell'animazione di Massi, si aprono in rivoli che scorrono paralleli e le divagazioni compongono un amalgama potente. La struttura frammentaria potrebbe apparire come un limite che priva il film di un discorso più organico e robusto, che vada oltre la pura suggestione. Si percepisce la lunga familiarità di Massi con i cortometraggi. Il regista intenzionalmente sacrifica in questo suo primo lungo l'ambizione a una più compatta organicità, producendosi in un film che è un viaggio sensoriale, intimista e memoriale attraverso quasi un secolo di Storia d'Italia.
cast:
Marco Baliani, Ascanio Celestini, Mimmo Cuticchio, Luigi
regia:
Simone Massi
titolo originale:
Invelle
distribuzione:
Lucky Red
durata:
82'
produzione:
Minimum Fax Media, RAI Kids,Amka Films Productions, RSI
sceneggiatura:
Simone Massi, Anne Paschetta, Alessio Torino, Luca Briasco, Assunta Ceccarani, Julia Gromskaya, Nello Massi
montaggio:
Simone Massi, Lola Capote Ortiz, Alberto Girotto
musiche:
Lorenzo Danesin