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recensione di Diego Testa
5.0/10

In questa terza collaborazione tra Anders regista e Mark Wahlberg, il duo si presta all’edulcorazione della commedia grottesca, esercizio ormai collaudato (“Daddy’s Home”) e qui ripresentato secondo una serie di ridimensionamenti finalizzati a esercizio sia ironico sia didattico. Sean Anders s’ispira alla sua stessa vita privata, segnata dall’adozione.

Pete ed Elinore, ristrutturatori di appartamenti, sono sposati e impossibilitati ad avere figli, motivo per il quale la famiglia di lei li convincerà indirettamente a scegliere di adottare dei bambini. Il microcosmo famigliare dei film di Anders è correttamente spaccato, frammentato in tanti piccoli nuclei diversi, come la commedia americana vuole. Motivo narrativo dell’innesco ludico del film e anche identitario di una middle class economicamente autonoma eppure assediata dalle correnti eteronome che la manovrano. La coppia accetta di avviare l’adozione come sfida lanciata alla loro ormai attestata realizzazione imprenditoriale, trovandosi improvvisamente in un gruppo di cinque elementi: la crescita numerica diviene subito dispersione conflittuale tra le singole parti, opponendo la coppia ai tre bambini.

“Instant Familiy” costruisce fin dal titolo una metafora didascalica attorno alla pretesa ironica: una famiglia preparata al momento, preconfezionata e all’improvviso; lo stesso Pete ironizza sul come “edificare” la relazione: una trave qui, uno strato di stucco di là e avrai una casa/famiglia da rimettere sul mercato. La commedia importata in piccoli siparietti che passano dallo slapstick al grottesco moderato (qualche colpo riuscito lo assesta), senza eccessi e dedicandosi al didattismo sui due mondi adolescente e adulto, non si apre mai in modo critico al tema. “Instant Family” non si sbilancia in nessun caso, e dunque la commedia rimane insipida per quanto godibile, deficitariamente politically correct, mentre l’indagine del dramma adolescenziale da sbiadita diventa frettolosa e mancante.

Sean Anders traina il prodotto sui binari delle masse, commedia predigerita e adattata in un amalgama bilanciato, poiché la scrittura è solida. Si lascia seguire e evita cadute bislacche di roba come “Nonno scatenato” et similia. Proprio in virtù di una certa laconicità di mestiere da parte del regista e sceneggiatore, il film sedimenta in una zona grigia, senza guizzi, né nella regia di Anders, asservita al modello scolastico delle ellissi da videoclip (musica e montaggio da funny moments), né nella caratterizzazione dei protagonisti (Wahlberg non regge la scena senza una buona scrittura).
A conclusione di un lavoro modesto, “Instant Family” precipita un masso nel finale: irrispettoso verso il dramma e dispettoso con lo spettatore, invitando furbescamente quest’ultimo alla conciliazione totale tra le parti in gioco, mettendosi in posa per un’istantanea fotografica, parte stessa della diegesi, di cui si fatica a trovare la logica.


23/03/2019

Cast e credits

cast:
Mark Wahlberg, Rose Byrne, Isabel Moner, Gustavo Quiroz, Julianna Gamiz


regia:
Sean Anders


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
119'


produzione:
Closest to the Home Productions


sceneggiatura:
Sean Anders, John Morris


fotografia:
Brett Pawlak


scenografie:
Beauchamp Fontaine


montaggio:
Brad Wilhite


costumi:
Lisa Lovaas


musiche:
Michael Andrews


Trama
Pete ed Elinore, sposati e lavoratori in carriera, decidono di adottare tre figli. La scelta si rivela più complicata del previsto.
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