Un uomo dichiara, faccia sullo schermo, occhi puntati verso lo spettatore, che farà una rapina straordinaria. Una super-rapina. Roba da film. Dice di essere un "grande", d'averla progettata per bene, nei minimi particolari. Perché lo fa? Perché lo sa fare...
"Inside Man", dopo il primo minuto di pellicola, è tutto un "gioco" per vedere se davvero questo tizio misterioso (Clive Owen, nello specifico) è o meno in grado di fare questa tanto millantata "grande rapina" e soprattutto il punto è: come lo farà?
Spike Lee si prende una pausa filmica rispetto alle sue necessità di indagine socio-razziale e si concede una vacanza con una pellicola di genere heist. Affrontando solo velatamente e a tratti marginalmente i temi a lui cari, Lee si concentra sulla messinscena e fa un film che ha nerbo, efficacia e soprattutto ritmo. Mantenendo il suo stile di ripresa compassato, gioca con le inquadrature girovagando tra i "gruppetti" formati dai protagonisti del film - sono numerose le sequenze in cui i rapinatori o l'equipe della polizia si trovano "in riunione" per discutere una strategia - e lascia spazio alla recitazione di un notevole cast di prim'ordine.
In molti rivedranno, in questo film, il dramma serrato di "Quel maledetto pomeriggio di un giorno da cani", almeno nelle intenzioni - la storia è molto, molto diversa - e nella classicheggiante messinscena di base il tocco dello specialista Mamet. Ma, attenzione, sarebbe un po' un errore appiattire "Inside Man" in un gioco cinefilo di rimandi ad altri film. La pellicola di Lee, sceneggiata da un esordiente da tenere d'occhio, si discosta categoricamente dal cinema già visto e accennato sopra. Lo fa inserendo il suo stile personale, dando, a tratti, libertà di manovra alla "telecamera", permettendole di "staccarsi" dal piedistallo dell'immobilismo classico per entrare, svincolata, all'interno della banca nella bella sequenza ritmata dell'assalto degli SWAT o seguendo in steady i vari protagonisti, impegnati a fronteggiarsi in un tête-à-tête dove, con umorismo salace, chi comanda, almeno all'inizio, è il capo dei rapinatori. Non si smentisce, insomma, la regola del coltello dalla parte del manico.
Esercizio di stile elevato a una dimensione un po' più autoriale, "Inside Man" è un film pianificato, dove il brillante script incastra tutto a meraviglia, non svela niente, ma proprio niente fino al finale ed è incentrato sul duello a distanza tra i rapinatori - che si fingono sequestratori - e la polizia (capeggiata da un Denzel Washington in vena), alla quale si aggiungono il direttore della banca (che ha qualche segreto da nascondere, forse) e il suo avvocato (Jodie Foster). Girato quasi tutto tra l'interno e l'esterno della banca, "Inside Man" è un film senza alcun montaggio frenetico o abuso di telecamera a spalla, ma è il risultato semplice e senza fronzoli di tanta intelligenza registica e di un gusto classico di fare cinema.
Moderno film d'altri tempi, "Inside Man" piacerà a lungo.
cast:
Clive Owen, Christopher Plummer, Chiwetel Ejiofor, Jodie Foster, Willem Dafoe
regia:
Spike Lee
titolo originale:
Inside Man
distribuzione:
UIP
durata:
129'
produzione:
Universal Pictures, Imagine Entertainment, 40 Acres & A Mule Filmworks, GH Two
sceneggiatura:
Russell Gewirtz
fotografia:
Matthew Libatique
scenografie:
George De Titta Jr
montaggio:
Barry Alexander Brown
musiche:
Terence Blanchard