Ondacinema

recensione di Pietro Salvatori
4.5/10
Un investimento oneroso. La New Line Cinema, ormai specializzata in quel filone fantasy che l'ha resa celebre (e ricca) per la scommessa (vinta) de "Il signore degli anelli", progetto che, in partenza, avrebbe anche potuto portare la casa sorella della Warner alla bancarotta, ha puntato forte sull'idea di trasformare nelle deleuziane immagini-movimento un best-seller che analogamente fonda il proprio universo immaginifico a cavallo tra il mondo reale e quello dell’immaginazione fiabesca.
Parliamo di "Inkheart - La leggenda di Cuore d'Inchiostro", romanzo di avventure di Cornelia Funke, che sta pian piano sfondando anche in Italia dopo essere diventato un vero e proprio caso letterario oltreoceano.

I crismi c'erano tutti per seguire la falsariga della trilogia di Peter Jackson. Un buon mestierante del cinema privo di pretese dietro la macchina da presa, Iain Softley, inglese dalla carriera senza acuti, che annovera "K-Pax" tra i suoi lavori più noti, non doveva far altro che armonizzare l'enorme sforzo produttivo con il cast stellare messogli a disposizione.
Brendan Fraser è l'eroe perfetto, affiancato da quel Paul Bettany che si è ormai ritagliato un posto di prima fila nella categoria dei "non-protagonisti", eterna ed efficacissima spalla (da "Master&Commander" a "Dogville", solo per citarne alcuni).
E poi Andy Serkis, che prestò le proprie movenze e il proprio ghigno per le fattezze deformi di Gollum, che ancora una volta è chiamato a calarsi nelle fattezze del cattivo di turno, questa volta potendo esibire il proprio vero volto, ed Helen Mirren, che riveste i panni curiosi di una vecchia e burbera zia dopo aver indossato quelli regali di Elisabetta II in "The Queen".
Il tutto gettato nel miscelatore di una buona storia di genere, e con un oneroso investimento alle spalle, si sarebbe potuto rivelare un cocktail niente male.
Ma se la dirigenza della New Line si sta leccando le ferite dopo l'amara risposta del mercato statunitense, che ha permesso di coprire appena la metà dei costi della pellicola, qualche motivo ci sarà.

"Inkheart" fallisce nel non sapersi proporre come una "storia per grandi". Il problema, infatti, non risiede tanto nell'impatto favolistico in sé, ma nel non essere riusciti a renderlo appetibile anche per un pubblico che andasse oltre a quello degli under 12, che, volenti o nolenti, costituiscono l’unico target di una storia piatta.
C’è qualcosa di sbagliato nell'approssimazione della trama, lontana dallo sfruttare appieno  le infinite potenzialità di un mondo potenzialmente inesauribile come quello creato dalla Funke, nelle scengrafie, sulle quali aleggia un'atmosfera da voglio-ma-non-posso, e in una trama che segue pedissequamente i canoni di quel che ci si aspetterebbe da lei.
A poco serve il contentino, destinato unicamente al pubblico italiano, della bellezza dei tanti scorci della Liguria, regione che ha ospitato la quasi totalità delle riprese del film.

"Inkheart" funziona per un pubblico di piccoli sognatori, come scacciapensieri di un sabato in famiglia, ma va poco oltre.
Il rischio flop anche in Europa è dietro l'angolo.
03/02/2009

Cast e credits

cast:
Brendan Fraser, Paul Bettany, Helen Mirren, Andy Serkis


regia:
Iain Softley


titolo originale:
Inkheart


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
106'


produzione:
New Line Cinema


sceneggiatura:
David Lindsay-Abaire


fotografia:
Roger Pratt


scenografie:
John Beard


montaggio:
Martin Walsh


costumi:
Verity Hawkes


musiche:
Javier Navarrete


Trama
Mortimer 'Mo' Folchart e sua figlia di dodici anni, Meggie, condividono la stessa grande passione per i libri ed entrambi possiedono il dono unico e magico di dar vita ai personaggi, semplicemente leggendo ad alta voce le loro storie
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