Zak, affetto dalla sindrome di down, ha un sogno: incontrare il wrestler Salt Water Redneck e farsi allenare da lui. Per farlo avverare fugge dalla casa di cura che lo accoglie. Lungo la strada s'imbatte casualmente in Tyler, giovane pescatore senza licenza, anche lui in fuga.
"The Peanut Butter Falcon" non può che presentarsi come un malcelato déjà-vu, finestra aperta a vista sul cinema indipendente americano. Nilson e Schwartz imbastiscono un equipaggiamento made in US cominciano dalla sceneggiatura (ma forse anche dal burro d'arachidi nel titolo) presa in prestito da uno dei più noti padri della narrativa americana, Mark Twain.
Tyler è un Huckleberry Finn dei giorni nostri impantanatosi nei fiumi del South Carolina, senza una licenza per pescare, il caro fratello maggiore perduto e con alle calcagna dei "colleghi" che vogliono fargli la pellaccia per aver distrutto la loro attrezzatura da pesca. Al seguito il giovane Zak, la cui disabilità lo espone a tutti quei condizionamenti negativi e oppressivi di un ragazzo orfano.
"The Peanut Butter Falcon" è tutto ciò che ci si aspetta da una miscela di avventura, buoni sentimenti e favoletta americana. Fortemente derivativo dal punto di vista sia contenutistico che estetico, il colpo d'occhio sugli estuari è puro southern movie: fotografia seppia e ingiallita, colonna sonora folk e bluegrass senza parsimonia, costumistica trasandata fatta di sete sfilacciate.
Innegabile che non vi sia mai variazione sul tema, anche quando i due autori provano maldestramente a "westernizzare" alcuni momenti. Per bocca di Tyler viene esternata l'appartenenza al romanzo d'avventura (Twain ma anche Louis L'Amour, scrittore di romanzi western), e difatti la prima parte è un road movie pieno d'avventura, giocoso e scanzonato al punto giusto, lanciandosi tra qualche scorrettezza slapstick (Zak che vola via dopo aver sparato una fucilata, Tyler a pugno chiuso sul viso di un ragazzino) e il grottesco forzatissimo e macchiettistico dei personaggi di contorno (il predicatore cieco, il wrestler anziano).
Pur in questa derivazione continua, a volte ingenua, "The Peanut Butter Falcon" raccoglie tutto il meglio di questa produzione ampiamente codificato dalla filmografia americana ("Mud" e "Beast of the Southern Wild" le incursioni più creative nello stesso immaginario). In particolare la prima ora, quella in cui si percepisce l'afflato avventuroso, il minutaggio non soffre stanchezza e non perde tempo, inanellando un progressivo incedere di eventi. Peccato che una evidente noia creativa incolli una scena dopo l'altra con il metodo "canzonetta-eventi gioiosi", usando il proverbiale sputo insomma. L'ultima parte del film riflette sulla trinità famiglia-sogno infranto-libertà e si concede un picco favolistico fuori dalle regole interne fino a lì dedotte. Il tocco extra-ordinario risulta forse un tantino esagerato, momento non richiesto eppure efficace nel mostrare quanto i limiti siano soltanto frutto di regole imposte dalle possibilità altrui.
Una riflessione la offre il nuovo ruolo, qui rimarcato, assunto dall'attore Shia LaBeouf che sveste i panni del ragazzino preso dalla sit-com disneyiana degli anni 2000 e gettato nei più beceri tra i blockbuster, per dedicarsi all'indie e addirittura al cinema d'autore (vedi "Nymphomaniac"). Ne è una conferma l'uscita nello stesso anno del film "Honey Boy" basato sull'infanzia dell'attore, con la regia affidata a un'esordiente.
Al duo si conceda un film derivativo e passivo (il sud degli Stati Uniti non è mai davvero pericoloso, né quello umano né quello naturale) perché ben congegnato e dalle pretese innocue. Divertita scorribanda tra homelessness e wilderness con un occhio innamorato sugli Outer Banks.
cast:
Shia LaBeouf, Dakota Johnson, John Hawkes, Zack Gottsagen, Thomas Haden Church, Bruce Dern, Jon Bernthal
regia:
Michael Schwartz, Tyler Nilson
titolo originale:
The Peanut Butter Falcon
distribuzione:
Officine UBU
durata:
97'
produzione:
Armory Films, 1993, Lucky Treehouse, Nut Bucket Films, Tvacom Film and Tv
sceneggiatura:
Tyler Nilson, Michael Schwartz
fotografia:
Nigel Bluck
scenografie:
Gabrael Wilson
montaggio:
Nat Fuller, Kevin Tent
costumi:
Melissa Walker
musiche:
Zachary Dawes, Noam Pikelny, Jonathan Sadoff, Gabe Witcher
Zak, affetto dalla sindrome di down, ha un sogno: incontrare il wrestler Salt Water Redneck e farsi allenare da lui. Per farlo avverare fugge dalla casa di cura che lo accoglie. Lungo la strada s'imbatte casualmente in Tyler, giovane pescatore senza licenza, anche lui in fuga.