Un cane con problemi di socializzazione e ammalato di solitudine costruisce un robot da compagnia comprato tramite un annuncio. Dopo qualche problema di montaggio, i due diventano amici inseparabili. Sullo sfondo: una New York anni 80 vivida e incantata, disegnata a tinte pastello e popolata dalle più disparate specie di animali antropomorfi.
Nella prima parte del film, dai toni comedy e i tratti del buddy movie, la strana coppia vive un'incantevole amicizia a base di pattinate per Central Park e disco music. Finché un drammatico inconveniente li separa. Dopo una nuotata, Robot si arrugginisce e per Cane portarlo a casa è impossibile. Ritornato alla spiaggia per aiutarlo con il giusto kit di soccorso, questi trova l'accesso sbarrato causa fine della stagione estiva e scopre che la spiaggia permarrà inaccessibile fino alla primavera seguente.
Ecco, in qualunque altro film, specie rimanendo nel campo dell'animazione, dopo sortite oniriche agrodolci disegnante e dirette con la maestria dei classici d'animazione del vecchio millennio, lunghe attese con la data appiccicata al frigorifero, piani e elucubrazioni improbabili i due si sarebbero ricongiunti.
In "Il mio amico robot" non succede nulla di tutto ciò. Fedele alla graphic novel ("Robot Dreams" dell'americana Sara Varon) da cui ha tratto il suo quarto lungometraggio, il regista basco Pablo Berger sceglie di non farli più incontrare.
Lo struggente lieto fine, del quale rivelare qualcosa sarebbe un grosso torto a chi non conoscesse la storia da cui è tratto il film, non è basato infatti sulla più classica delle ricongiunzioni. Al contrario, "Il mio amico Robot" è un film sulla possibilità di un nuovo inizio. Che sulle rovine emozionali dei suoi protagonisti ci fa battere il sole e nascere una rigogliosa vegetazione di sentimenti inattesi, complessi, adulti. Abbaglianti.
Si parla spesso dei vari livelli di lettura adult friendly dei film d'animazione contemporanei, sul quale case come Pixar e Dreamworks hanno costruito parte del proprio successo. Nel caso della pellicola di Berger va fatto un ragionamento completamente opposto. È certamente considerabile come un film per famiglie, godibile e divertente per i bambini, ma la complessità delle emozioni descritte, trauma dell'abbandono da una parte e sensi di colpa dall'altro, mira con decisione al pubblico adulto.
Già efficacissimo sul piano delle emozioni, con una capacità di trasmettere disparati sentimenti con la stessa forza di una dramedy in carne ed ossa, "Il mio amico robot" è anche un gran bel vedere e sentire. Da una parte Berger rimane fedele alla fisionomia dei personaggi della Varon e al suo stile semplice e stilizzato, ma, nel donare movimento alle tavole dell'autrice, le arricchisce di dettagli e ne rinforza i colori. Costruisce così una New York multi-razziale (in senso animale), affollata e scalmanata. Vitale e satura d'estate, tenera e fioca d'inverno.
La scelta rischiosa di fare delle vicende di cane e robot un film muto, rende i disegni una danza giocosa che risponde con tonfi alle rullate dei tamburi, con sorrisi e giravolte ai fiati e agli archi di ispirazione jazz e soul. Se la colonna sonora di Alfonso Villalonga è il corredo perfetto alle immagini di Berger, la scelta di utilizzare il tema di "September" degli Earth, Wind & Fire come canzone della relazione tra robot e cane imbeve il film di ulteriori aromi malinconici.
Si fosse alla ricerca di un film per tutta la famiglia in controtendenza verso l'ennesimo reboot o remake di casa Disney (qualcuno ha pensato "Mufasa"?) da guardare durante queste fredde serate natalizie, troverebbe ne "Il mio amico robot" l'alternativa perfetta, nonché una delle migliori opere d'animazione degli ultimi anni.
cast:
Animazione
regia:
Pable Berger
titolo originale:
Robot Dreams
distribuzione:
I Wonder
durata:
103'
produzione:
Arcadia, Noodles
sceneggiatura:
Sara Varon, Pablo Berger
fotografia:
Jose Luis Agreda
montaggio:
Fernando Franco
musiche:
Alfonso Villalonga