Nel cinema dei fratelli Dardenne occorre aspettare l’ultima sequenza affinché il senso dell’opera si chiarisca. Per comprendere questo loro ultimo film, occorre davvero pazientare, attendere gli ultimi secondi dell’ultima inquadratura e ascoltare le ultime parole che vengono pronunciate. Ai Dardenne, da maestri quali sono, bastano una manciata di secondi e tre parole per penetrarci l’anima, mettendo finalmente nella corretta prospettiva l’intero film.
Presentato in concorso al 72° Festival di Cannes, la ragione della diffidenza con cui è stato accolto da alcunil è presto detta: per tutto il film (nel pedinamento del protagonista, loro segno distintivo) i Dardenne non staccano lo sguardo da Ahmed, un giovanissimo aspirante jihadista, il cui estremismo ossessivo ci diventa sgradevolmente familiare, anche se descritto comunque con distacco, restando ovviamente inaccettabile. Rischia di irritare, perché si presta all’equivoco di pensare che i Dardenne abbiano confezionato un pamphlet islamofobo. Il "giovane Ahmed" (come da titolo originale) rappresenta l’Islam peggiore, quello ultraminoritario: perché buttarlo in pasto al pubblico? A che giova gettare benzina sul fuoco, in questo momento storico?
Così si va fuori strada. I Dardenne forse hanno peccato di leggerezza nel sottovalutare l’impatto del loro film se questo viene frainteso, ma "L'età giovane" è, come tutto il loro cinema, pervaso da istanze primariamente etiche. I loro film sono sovente incentrati su protagonisti che compiono scelte sbagliate, ne scontano le conseguenze e, al termine, è loro lasciata l'opportunità di comprendere. Spesso i loro finali sono aperti, e la comprensione dell'errore è solo accennata o suggerita ("L'Enfant"), o addirittura lasciata per dopo i titoli di coda ("Il figlio"). La scelta coraggiosa che in questo caso hanno compiuto, inedita nel loro cinema, è di seguire con asciuttezza e radicalità estrema il percorso di un personaggio mosso da istanze radicali estreme. Ahmed è un personaggio talmente chiuso nella propria ossessione da essere completamente impermeabile. Tutti intorno a lui cercano in modi diversi di mostrargli la devianza dei suoi comportamenti: i primi a farlo sono musulmani, i suoi familiari - la madre, la sorella. Che del resto non si rendono conto di cosa stia montando dentro di lui. La totale impermeabilità di Ahmed, il cui percorso interiore si radicalizza sempre più in totale solitudine senza che nessuno tranne noi sospetti quali mosse stia preparando, fa disperare lo spettatore che possa esserci qualcosa o qualcuno in grado di invertire la direzione degli eventi. Questo nel cinema dei Dardenne è inedito. Nel giovane Ahmed non c’è conflitto. E non esiste alcun vero antagonista. A contorno solo personaggi che non hanno alcuna presa su di lui. Nulla lo dice più chiaramente della bella ragazzina bionda che dichiara ad Ahmed di esserne attratta, e che viene respinta in nome del Corano.
Ahmed resta però un ragazzo, verso il quale siamo chiamati a provare affetto. E qui sta il punto. L’estremismo di Ahmed non è che la versione radicalizzata di un sentimento tipico dell’adolescenza, che percepisce con intensità invincibile i propri convincimenti, e che proprio per questo può essere molto pericolosa. Il film dei Dardenne sconta il limite di essere forse un po' monocorde, e non sviluppare, come avrebbe potuto, il meccanismo di ambivalente ripulsa/empatia che è accennato timidamente. Comprendere che Ahmed è "solo" un adolescente e non un alieno, è lasciato al livello del raziocinio. Essere costretti a partecipare alle sue azioni inceppa sul nascere ogni identificazione appena emotiva. Partecipazione emotiva che emerge però tutta insieme nel finale. Senza fare spoiler, è impossibile spiegare cosa succede in una manciata di secondi, e quale possa essere la possibilità di riscatto offerta ad Ahmed. Possiamo però dire che si tratta solo di una possibilità. I Dardenne non lasciano nessun margine per ipotizzare che Ahmed possa cambiare. Ci mostrano un’esperienza che però – questo possiamo capirlo – cambierebbe chiunque altro. E ci lasciano quindi la speranza che l’esperienza che capita ad Ahmed del tutto fortuitamente possa averlo finalmente spezzato. In tutti i sensi. Il finale è aperto. Come sempre.
cast:
Othmane Moumen, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Idir Ben Addi, Claire Bodson
regia:
Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne
titolo originale:
Le jeune Ahmed
distribuzione:
Bim Distribuzione
durata:
84'
produzione:
Les Films du Fleuve
sceneggiatura:
Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
fotografia:
Benoît Dervaux
montaggio:
Marie-Hélène, Dozo Tristan Meunier
costumi:
Maïra Ramedhan Levi