Era il 1991 quando "Double Impact" di Sheldon Lettich vedeva Van Damme interpretare un doppio ruolo action. Sette anni prima Chuck Norris saliva in moto su un aereo in fase di decollo nello scoppiettante inizio di "Missing In Action". Nel 1987 Steven Seagal faceva fuori il crimine a cazzotti nei panni di "Nico". Avevano tutti riempito le sale. In mezzo a loro, un anno sì e un anno no, Stallone produceva, dirigeva e interpretava film d'azione a ruota libera.
Nel 2010 Steven Seagal, in evidente sovrappeso, gira ormai quasi solo film per la tv, Jean Claude Van Damme beato chi l'ha visto (non contento ha rifiutato una parte in questo film), Chuck Norris ha fissato con l'Attack il suo ghigno e va in giro a fare il Ranger di mezz'età...
Come loro, molti altri ex "miti" si barcamenano rammentando tempi in cui il genere d'azione iperviolenta e spettacolare funzionava alla grande. Ormai sono rimasti in pochi a resistere. Stallone è sicuramente uno di questi. E non ha rinnegato niente. Non che gli altri l'abbiano fatto ma lui, a differenza di molti, è sopravvissuto alla crisi d'età di quel genere filmico continuando a fare sempre e comunque il suo cinema. Nonostante esso sia palesemente anacronistico.
Non ha senso parlare di "contenuti" per un film come "I Mercenari". La trama è basilare e a tratti i dialoghi sono imbarazzanti. La scelta è quanto mai premeditata. Il film è un dichiarato omaggio al genere action degli anni 80. Cosa, questa, che si nota nella fotografia volutamente demodé, nei riferimenti ad altri film e, naturalmente, in quello spassoso cameo di Willis e Schwarzy. Si badi, Stallone ha occhio per le inquadrature e il ritmo non manca affatto. Azione spudorata e scene al limite dell'impossibile costellano la pellicola dell'instancabile ex pugile, ex marine, ex poliziotto, ex vigilante ecc ecc.
I ruoli del vecchio Sly sono stati tanti, nell'arco di una carriera infinita. Non si è mai presentato al pubblico come "autore" e ha saputo rivalutarsi anche in ruoli che apparentemente non gli si confacevano. Poi, come ogni vero amante puro che si rispetti, è sempre tornato al primo grande vecchio amore: quel cinema action facilone e spettacolare come un giro sull'ottovolante. Stallone insomma è un coraggioso. Uno che continua a fare i suoi film, a suo modo, portando avanti a oltranza il suo ideale di superuomo, mito infinito e indistruttibile.
Chi lo ha amato a suo tempo, pur nella sua smisurata inverosimiglianza, lo amerà oggi ancora di più. Forse anche solo e semplicemente per il fatto che lui è Sylvester Stallone.
Gli altri si astengano dalla visione. Sarebbe un biglietto speso male.
01/09/2010