"I Come With The Rain" è un neo-noir modernissimo e suggestivo, opera di un raffinato esteta. Il regista è il franco-vietnamita Tran Anh Hung, già autore di "Cyclo" (Leone d'oro nel 1995) e del magnifico "Norwegian Wood", presentato sempre a Venezia nel 2010.
Questo film sembra partire intavolando - con ammirevole eleganza formale - tutti i tradizionali elementi del cinema di genere: l'investigatore brillante e tormentato, flashback rapidi e intriganti, cupe ambientazioni metropolitane notturne. È solo quando si arriva nel cuore dell'opera che il registro cambia, la vicenda si complica. Un montaggio schizofrenico ci trascina in un labirinto in cui universo onirico e realtà tangibile si confondono, si uniscono, diventando un unico, insondabile composto.
Tran descrive l'apparizione dell'assassino che abita gli incubi di Kline con un'inquadratura che sembra quasi costituire un tableaux vivant del dipinto "Figura con la carne", trasferendo nel suo film il mostruoso universo di Francis Bacon. Anche le sculture dei cadaveri mutilati riprendono esattamente "Tre studi per figure alla base di una crocifissione", altra famosissima opera del pittore irlandese. Quello del cineasta però non è un semplice vezzo estetico fine a se stesso, ma una indispensabile chiave di lettura. Infatti, come il detective si identifica con l'omicida, così l'autore si introduce nell'immaginario dell'artista e, comprendendo il valore intrinseco di ogni elemento inserito o anche solo suggerito, revitalizza la sua poetica visionaria.
Ignorando questo dato di fatto, non sarebbe assolutamente possibile comprendere una fitta rete di eventi sempre più inverosimili e inspiegabili che culminano con l'inscenarsi di una vera e propria crocifissione. Nel contesto del film, questo atto non è da considerarsi in senso religioso-dottrinale come il più estremo sacrificio nel passaggio dalla vita alla morte, ma solo come "un atto del comportamento umano, un modo di comportarsi nei confronti di un altro" (Bacon), quindi come uno stato di sofferenza meramente psicologica che coinvolge la sfera dei rapporti sociali. Una condizione perfettamente incarnata dal protagonista che, immerso in una solitudine assoluta, è in eterna contemplazione della propria e altrui sofferenza.
Sul piano formale, Tran sfrutta al massimo le possibilità espressive del digitale in ogni contesto d'azione: dall'estremo dinamismo degli inseguimenti notturni in macchina, fino all'agghiacciante staticità del covo del serial-killer, alternando l'uso di colori forti e contrastanti (l'appartamento del gangster a Hong-Kong) a momenti in cui a muoversi sullo schermo sono solo indistinte ombre grigiastre (lo squallido monolocale di Kline).
Infine, eccellente è il lavoro degli interpreti, su tutti un magnifico Josh Hartnett che lascia la testimonianza della sua prova più difficile e matura, in quello che è sicuramente il personaggio più riuscito, profondo e affascinante che abbia mai portato in scena.
"I Come With The Rain" - mai uscito in Italia - è una gemma nascosta, un esempio brutale, magnetico, colto ed evocativo di un nuovo cinema di genere, in bilico tra oriente e occidente.
Strepitosa colonna sonora dei Radiohead.
cast:
Elias Koteas, Eusebio Poncela, Shawn Yue, Takuya Kimura, Byung-hun Lee, Tran Nu Yên-Khê, Josh Hartnett
regia:
Tran Anh Hung
titolo originale:
I Come With The Rain
durata:
114'
produzione:
Jean Cazes
sceneggiatura:
Anh Hung Tran
fotografia:
Juan Ruiz Anchía
scenografie:
Benoît Barouh
montaggio:
Mario Battistel
costumi:
Judy Shrewsbury
musiche:
Gustavo Santaolalla, Radiohead