L'operazione più difficile per "Hunter Killer - Caccia negli abissi" era relativizzare il peso dei grandi classici del genere di riferimento sulle proprie modalità narrative, sui propri indirizzi tematici e sulle proprie soluzioni visive. Magari indirizzando verso nuove frontiere la già folta mitologia cinematografica delle battaglie tra sottomarini, inscrivendo gli influssi derivativi nelle nuove regole del cinema d'azione contemporaneo, adattando la caccia tra i ghiacci alla riflessione geopolitica odierna: in ogni caso spostando di peso un immaginario anacronistico - identificabile per semplificare nella struttura di "Caccia a Ottobre Rosso" - per avere un nuovo spazio di racconto e di manovra, grazie al quale tradurre gli ingombranti presupposti narrativi delle storie di spionaggio globale in spinte per un prodotto d'intrattenimento di livello. È un peccato invece vedere il risultato del giovane regista Donovan Marsh, spaesato e in difficoltà davanti alla complessità di una produzione internazionale - pensata soprattutto per sfondare in Cina ma costruita secondo i gusti occidentali - che forse aveva bisogno di una mano di ben altra esperienza.
Tante le buone potenzialità schiacciate dal peso di un'operazione di assemblaggio preconfezionato ottenuta da un trucco narrativo non abbastanza furbo da mistificare la mimesi programmatica dei capisaldi. Quasi nulli i lati positivi. Il film - incentrato sulla missione di un sottomarino americano incaricato prima di indagare su una strage e poi di vincere battaglie decisive contro dei golpisti russi - è infatti un catalogo di momenti già visti, confezionato senza la capacità necessaria per infondere unitarietà alle molteplici linee narrative, robustezza alla rappresentazione dell'azione e raffinatezza alla costruzione della tensione: colpevole un'impostazione impersonale e senza mordente, incapace di concretizzare anche propositi intelligenti, come la scelta di non servirsi di finestre temporali esplicative o monologhi eccessivamente appesantiti e di utilizzare invece solo il contesto ostile per definire il percorso esperienziale, la qualità morale e la forza psicologica dei personaggi.
"Hunter Killer - Caccia negli abissi" non gioca nemmeno questa carta, si dimentica il compito di piegare la realtà della narrazione sui personaggi per cercarne il punto di frattura, liquida le minacce con risoluzioni frettolose e trattiene il crescendo della narrazione con inciampi grossolani e continui, fornendo quasi prova - dall'organizzazione del peso dei personaggi nell'economia del racconto alla gestione delle scene più critiche (con l'aggravante di un Gary Oldman in pessima forma) - di un'ingenua assenza di capacità. Non risolve nulla neanche l'unica nota positiva di questo film, piccola e quasi ignorata all'interno della grande cacofonia disordinata del resto: la prova misurata di un Gerard Butler sempre affidabile, corpo d'intrattenimento solido capace di rintracciare il dramma umano all'interno del dramma narrativo e di controllare la positività del messaggio, senza scivoloni nel mieloso e, all'inverso, lirismi strappa lacrime.
11/11/2018