Notte. Ben (Mark Duplass) è a letto con sua moglie Anna (Alycia Delmore), i due sono da poco e felicemente sposati, quando suonano alla porta. Ben apre, e si trova di fronte Andrew (Joshua Leonard), amicone di vecchia data dai tempi del college. Ne è passato di tempo dall'ultima volta che si sono visti: Ben ora ha "una casa, una moglie, e altra roba", mentre Andrew ha girato il mondo senza mai concludere gran che, ma vivendo sempre tra donne e feste. E' mercoledì, cioè "Humpday", nello
slang americano il giorno che sta a metà settimana, lo scoglio da superare prima della discesa verso il weekend. Ovviamente Andrew si stabilisce in casa di Ben e Anna, già il giorno successivo trascina Ben a una festa di
freakkettoni, e sembra essere lì a scombinare gli equilibri, o se non altro a mettere alla prova il matrimonio e le certezze del vecchio amico. E questo in parte accade, soprattutto perché i due durante la festa, un po' per gioco, un po' per sfida, decidono di girare niente meno che un film porno d'arte con protagonisti: loro due.
La storia si conclude nell'arco di un weekend, il
plot sembra tutto sommato banale e prevedibile, e in fin dei conti lo é. Se non per due aspetti. Il primo è che Lynn Shelton (che si ritaglia anche un ruolo nel film) non vuole inculcare nessuna morale, non vuole giudicare l'inconcludenza della vita di Andrew da una parte, e neanche la scelta di vita sicura da
middle-class di Ben; certo, entrambi hanno dei rimpianti, ma nessuna rivelazione sconvolgente su loro stessi, nulla da rivedere, nulla da cambiare. Il secondo è lo stile di racconto: una regia quasi da documentario, forse da
reality show (simile a serie tv quali "Curb your enthusiasm" o l'inglese "Peep show"), con la
mdp spesso a mano che indaga i volti, spia gli oggetti con lo zoom, si muove di frequente, mette a fuoco, e un montaggio che indugia su alcuni momenti, oppure taglia di netto in altri. Lunghe conversazioni, dialoghi logorroici, ma fortemente realistici, condotti con un acuto senso dei tempi, recitati
comme il faut. Rinuncia quindi a tutte le consuetudini drammaturgiche della commedia: non c'è l'iperbole, non c'è l'esagerazione della commedia classica, e tanto meno la gag comica; non c'è neanche una regia vivace e sempre ritmata, e nemmeno tempi serrati, ma ci sono i personaggi colti in quel momento, in quel frangente, con quella determinata reazione di fronte a quello che accade. Determinati a voler portare a termine questa sfida che per loro sembra dannatamente importante, e non sanno neanche perché. La Shelton avrebbe potuto cadere nella tentazione di un umorismo facile sull'omofobia, ma non lo fa, come altre situazioni avrebbero potuto scivolare nel paradosso comico della commedia artigianale americana, ma neanche questo succede. Vince questa sorta di scommessa: far ridere rinunciando ai canoni stilistici del genere ed evitando il già visto.
Nessuno cresce, dunque, nessuno impara qualcosa, tutti continuano con le loro vite. Non c'è nessuna presa di coscienza, nessuna analisi sulla generazione x ora cresciuta, e sulle due facce di quella stessa medaglia rappresentate da Ben (la famiglia e la vita stabile) e Andrew (la libertà e la vita trasgressiva); il matrimonio non è una gabbia, ma non è neanche una benedizione, l'essere libertini non è la soluzione, ma non è neanche questo gran male.
Commedia decisamente interessante per l'impostazione poco canonica, priva di fuochi d'artificio, distante dal classico ritmo
mainstream, senza morali agrodolci, in fin dei conti alternativa e godibile per il tema di fondo: due vecchi amici etero che decidono di girare un porno
dude on dude.
15/08/2009