I giorni di gloria, Val Waxman (Woody Allen) se li è ormai lasciati alle spalle, quelli in cui veniva considerato un grande regista (un autuer, come dicono i francesi e come ripetono sarcastici i produttori). Ora è costretto a girare spot pubblicitari in Canada, ma la sua nevrosi e il suo carattere gli rendono impossibile lavorare. La sua ex moglie (Tea Leoni) lo ha lasciato per un presuntuoso produttore cinematografico per il quale lei stessa lavora; ma quando si trova tra le mani una sceneggiatura che sarebbe perfetta per Val convince l'attuale compagno ad affidargli la regia del film. Spinto dal proprio agente e senza alternative all'orizzonte, Val accetta. Ma una crisi di nervi gli è fatale, e lo rende temporaneamente cieco. Con la complicità del suo agente, del traduttore cinese del direttore della fotografia, e infine dell'ex moglie, Val nasconde la propria cecità psicosomatica e inizia comunque le riprese.
Comicità di situazione e gag costruite ad hoc, fanno di "Hollywood ending" una delle più divertenti produzioni alleniane. In splendida forma e con la voglia di far ridere, il regista newyorkese confeziona a modo suo un film che gravita attorno al mondo del cinema, ma senza voler trasmettere sensi particolarmente profondi sull'arte e il mestiere (paralleli con Truffaut e Fellini sarebbero fuori contesto), o ironizzare velenosamente su produttori e critici. Certo, c'è anche questo: la figura dei produttori pieni di sé e preoccupati soltanto dell'aspetto economico, e i critici cinematografici che fraintendono, stroncano ottusamente, oppure esaltano (come quelli francesi). Ma avrebbe potuto essere più caustico. Invece il regista (forse qui prima di tutto in veste di comico) sembra più interessato a sviluppare le linee umoristiche che le premesse gli consentono, grazie anche al suo personaggio, ipocondriaco e nervoso. Difficile (o troppo facile) rintracciare l'autobiografismo nel film, e francamente sterile: si sa che Allen calca i sentieri che conosce meglio e che lui stesso ha tracciato. Gioca in casa muovendosi fra New York, psicanalisi, cinema, ex mogli da riconquistare, rivali in amore superficiali, e giovani ragazze quasi ritardate; con dialoghi brillanti, battute iperboliche e raffinate, e umorismo consolidato, ma anche e soprattutto con la corporalità. Soggetto che gli consente di regalare (e forse regalarsi) un efficace condensato di comicità su cinema e nevrosi, una lezione di tempi comici. Struttura a equivoci ben costruita, con i personaggi gestiti perfettamente - vedi la piccola furberia di inserire la critica cinematografica che scrive un articolo, e utilizzarla poi come voce fuori campo; la comparsa del personaggio del figlio musicista punk; uno dei produttori tipicamente californiano, color ocra e sempre con un ferro da golf in mano.
Lo spiega anche lo psicanalista del film: non è casuale la scelta dell'ego di Val di far ricadere sulla vista il risultato della propria crisi. Gli occhi, fondamentali per un regista, sono il mezzo con cui costruire la finzione, il viatico per trasgredire la realtà che non si vuole vedere e che in qualche modo alla fine si è costretti a guardare (leitmotiv di molta parte del cinema di Allen). Il celare allo sguardo è condensato anche nell'impossibilità per i produttori di vedere il materiale girato, e nell'ex moglie di Val che ricomincia a vedere le qualità che le hanno fatto amare l'ex marito. La comicità stessa su cui si regge il film poggia sull'equivoco di quello che lo spettatore vede e di cui è consapevole, e di quello che invece il protagonista non vede.
Maestria di Allen, nell'allestire le situazioni e gli espedienti comici del caso: dai dialoghi con il direttore della fotografia cinese, ai capricci dello scenografo; dai qui pro quo dettati dalla cecità, alle conversazioni con l'ex moglie (soprattutto nella scena del ristorante, in cui Allen coinvolge i commensali). Cast funzionale, con Debra Messing di "Will e Grace" a fare la ragazzina svampita (altra attrice di background televisivo che Allen arruola dopo Helen Hunt e Julia Louis-Dreyfus), Tea Leoni, George Hamilton e Treat Williams (che ricorda leggermente il personaggio di Alan Alda in "Crimini e misfatti").
05/01/2010