Già protagonista di memorabili peplum (o sandaloni), telefilm, cartoni (compreso uno prodotto dalla Disney nel 1997), fumetti (persino una versione Marvel in cui viene immaginato come un supereroe), Hercules è sicuramente il personaggio della mitologia classica più amato dal mondo dell'intrattenimento. Questo suo esordio sul grande schermo nel ventunesimo secolo è stato sfortunato sia come accoglienza critica sia come incassi; ma prima di mettere definitivamente la parola fine alla carriera cinematografica dell'eroe di Tebe forse bisognerebbe conoscere l'esito di "Hercules: The Thracian Wars" con Dwayne Johnson, tratto dal sopracitato ciclo Marvel, che dovrebbe uscire quest'estate.
Responsabile (è proprio il caso di dirlo) di questo esito deludente è il regista finlandese Renny Harlin che negli anni novanta si era fatto un nome come autore di film action grazie a titoli come "Die Harder", "Cliffhanger" e "Spy" (interpretato dalla brava Geena Davis, all'epoca sua signora). Dopo avere dovuto rinunciare al film sulla vita di Carl Gustaf Emil Mannerheim, che divenne presidente della Finlandia negli anni quaranta a seguito di una brillantissima carriera militare, negli ultimi anni Harlin si è dedicato soprattutto alla televisione, quindi è probabile che abbia visto in "Hercules" la possibilità di un ritorno al cinema col botto. Per questo racconto sulla nascita del personaggio ("the legend begins", come suggerisce il titolo originale), considerati i tempi ha dovuto tenere presente anche successi recenti come "Il Gladiatore", "300", "Immortals" e lo "Spartacus" della Starz (il cui protagonista, Liam McInthyre, ha qui un ruolo importante) e prendendosi molte libertà dai miti, ci racconta di un Ercole concepito dalla regina Alcmene (l'interprete di soap britannica Roxanne McKee) col padre degli Dei, Zeus (sotto forma di nube), in modo da avere qualcuno da opporre un giorno al crudele e guerrafondaio marito, il re Anfitrione (Scott Adkins, visto già in alcuni film di arti marziali). Passano subito vent'anni e il piccolo Ercole è un ragazzone iperpalestrato e col volto decisamente immoto (lo interpreta, per modo di dire, Kellan Lutz, reduce da "Immortals" e soprattutto dalla serie "Twilight"), odiato dal padre e invidiato dal fratello maggiore Iphicle (Liam Garrigan, attore di teatro in Inghilterra ma qui si nota poco) perché vorrebbe impalmare la bella principessa cretese (la Gaia Weiss di "Bianca come il latte, rossa come il sangue", alla quale bisognerebbe consigliare di iniziare a scegliere con più criterio i copioni) che però non ha occhi che per il forzuto bisteccone. Ercole viene spedito dal patrigno in una missione suicida, è quasi fatto fuori da un cattivissimo generale che ha evidentemente visto troppe volte "Il Re Scorpione" (è il belloccio anni novanta Johnathon Schaech la cui carriera ultimamente è andata avanti a base di b o c movies a dimostrazione che Hollywood spesso è una matrigna ben più temibile di Anfitrione), si salva, diventa gladiatore e torna in incognito a Tirinto per vendicarsi e ritrovare la sua bella. Il tutto senza un momento di suspense o un passaggio che non sembri risaputo; peraltro nonostante la sceneggiatura sia scritta a otto mani la trama è davvero miserina e non prende in considerazione quasi nessuna delle imprese favolose del personaggio. Non ci sono le dodici fatiche e il centauro Chirone non è più un centauro (anche se ha il volto di Rade Serbedzija quindi va bene lo stesso); questa scelta forse è stata dettata da ragioni di budget e comunque la sequenza del leone nemeo che sembra uscita direttamente da "Fantaghirò" ti dissuade dall'immaginare come sarebbero potuti risultare l'idra di Lerna o il cane Cerbero con questi creatori di effetti speciali; peccato perché i film degli anni sessanta dedicati ai vari Ercole o Maciste ci avevano insegnato che non c'era bisogno di spendere cifre esorbitanti per avere uno spettacolo di tutto rispetto. Di Riccardo Freda e Mario Bava non se ne trovano più tantissimi in giro!
Inesistente a livello drammatico e appena competente come film d'intrattenimento (perchè in effetti Harlin almeno le scene d'azione saprebbe girarle anche se a volte la resa è sciupata da un uso maldestro dei trasparenti e da raccordi sballati), "Hercules", forse per evitare beghe con la censura, non tenta mai la carta del sexy o dell'ammiccante che ha fatto il successo appunto di "Spartacus" e che avrebbe potuto se non altro renderlo un "guilty pleasure". Invece niente sex, niente blood, effetti speciali sotto il livello di guardia e poco divertimento, davvero non ci sono più i film su Ercole di una volta!
cast:
Kellan Lutz, Gaia Weiss, Scott Adkins, Roxanne McKee, Liam Garrigan, Liam McIntyre, Rade Serbedzija, Johnathon Schaech
regia:
Renny Harlin
titolo originale:
The Legend of Hercules
distribuzione:
M2 Pictures
durata:
99'
produzione:
Millennium Films
sceneggiatura:
Daniel Giat, Giulio Fiore, Renny Harlin, Sean Hood
fotografia:
Sam McCurdy
scenografie:
Luca Tranchino
montaggio:
Vincent Tabaillon
costumi:
Sonoo Mishra
musiche:
Tuomas Kantelinen
Hercules, giovane principe di Argo, deve imparare a difendersi dalle congiure del padre, il Re Anfitrione, che gli preferisce il fratello Iphicles. Costretto a lasciare la sua terra, tornerà da eroe e riuscirà a conquistare l'amore di una bella principessa