Quando incontrano Arielle Holmes nel diamond district, Ben e Joshua Safdie stanno lavorando al progetto che diventerà "Diamanti grezzi". Intrigato dal suo racconto di droga e disperazione, Joshua le commissiona un memoriale. L’inedito "Mad Love in New York City" viene trasformato nella sceneggiatura di "Heaven Knows What" e Arielle ne diventa la protagonista.
Lieto epilogo di una storia amara, che comincia con una giovane coppia di eroinomani senzatetto a NY City. Nella stretta asfissiante dei close-up iniziali s’insinua in J-cut il pianto disperato di Harley (Arielle Holmes), che dopo il tradimento implora perdono tagliandosi le vene. Non è così facile morire. Ma nemmeno vivere, a ramengo per le affollate arterie di Manhattan sperando nella grazia di un brandy o di una dose. Accomunati da un blando anelito all’autodistruzione, si ubriacano in una casa in costruzione, danzano a Sherman Square (set di "Panico a Needle Park" di Schatzberg, primo ruolo da protagonista di Al Pacino), rubano, brigano, strillano, scagliano shuriken assemblati con le lame da barba. Hellraiser in tivù: "Pain and pleasure, indivisible".
Spicchi di Big Apple, ronzanti campi obliqui dell’Upper West Side, si alternano a primi(ssimi) piani vessatori in una tessitura elettronica che racconta Debussy con le orecchie di Isao Tomita. Illuminata da un’originalità prepotente, la regia dei Safdie si colora di una sensibilità anni ’90 grazie alla cinematografia leggermente sovraesposta di Sean Price Williams, che si dipana a balzi e scatti come un album di istantanee. Un’estetica polaroid da cinema verité, che ricostruisce nella maestria dei piani ravvicinati la viscosità dolciastra di una dipendenza. Non tanto alcol né droga ma un amore tossico, farmaco (pharmakon) nella duplice accezione originaria di medicina e veleno.
Forte di un’interpretazione cruda e struggente che ricorda le donne di Cassavetes, Arielle Holmes rivaleggia per bravura con il mesmerico Caleb Landry Jones in una sciarada di attori non professionisti, fra i quali emerge un divertente (e divertito) Buddy Duress. Parlando di reminiscenze cinefile, in "Heaven Knows What", malgrado il titolo, scorre una vena demoniaca che ai cenobiti di Hellraiser aggiunge i vampiri metropolitani di Neil Jordan ("Intervista col vampiro") e Abel Ferrara ("The Addiction"), trasfigurati secondo i crismi di uno pseudo-documentarismo allucinogeno.
Malgrado la filmografia limitata il cinema dei Safdie esprime già una poetica definita, che con piglio realista e ritmo elettrico canta la simbiosi di libido e mortido in una New York babilonica, dove il piacere si mescola al dolore e la tragedia alla farsa.
cast:
Arielle Holmes, Caleb Landry Jones, Buddy Duress, Necro
regia:
Ben Safdie, Joshua Safdie
distribuzione:
Radius-TWC
durata:
94'
produzione:
Iconoclast, Elara Pictures
sceneggiatura:
Ronald Bronstein, Joshua Safdie
fotografia:
Sean Price Williams
montaggio:
Ronald Bronstein, Joshua Safdie
musiche:
Paul Grimstad, Ariel Pink