Squadra che funziona non si cambia. Certamente si tratta di un modo di dire abusato ma si deve ammettere quanto si addica all'adattamento del secondo romanzo di J. K. Rowling, affidato nuovamente alla regia dello spielberghiano Columbus. E alla penna (ancora una volta fedelissima all'originale) di Steve Kloves. All'affidabile produzione di David Heyman. Alle monumentali musiche di John Williams. Alle barocche e ancora più fastose scene di Stuart Craig. E ovviamente al copioso cast ancora in stato di grazia, al quale si aggiungono pochi personaggi rilevanti (memorabili soprattutto l'ambiguo professor Allock di Kenneth Branagh e il "cattivissimo" Jason Isaacs nel ruolo del padre del giovane antagonista Malfoy). Fra le aggiunte considerevoli al cast tecnico si ricordano il montatore Roger Honess e il direttore della fotografia Roger Pratt che, ça va sans dire, non alterano particolarmente il risultato già collaudato dell'episodio precedente.
In effetti "Harry Potter e la camera dei segreti" appare, soprattutto grazie alla sceneggiatura di Kloves, come una sorta di aggiornamento del primo film dell'octalogia, in quanto, nell'essere un adattamento quasi calligrafico, conserva la medesima struttura del predecessore, con l'aggiunta di una rigidità strutturale superiore al romanzo. Così facendo il "rischio noia" (soprattutto per chi, come il sottoscritto, ha precedentemente letto il libro) diventa una variabile da considerare, anche in virtù del fatto che la colossale confezione e la smisurata galleria di personaggi (e anche la durata superiore alle due ore e mezza) non rende certo facile mantenere l'attenzione per tutto il film.
Non si deve però pensare che il film di Columbus sia un mattone di difficile fruizione (anche perché ciò difficilmente spiegherebbe gli incassi record e il buon responso critico): esso è legato al predecessore anche dalle già elencate caratteristiche positive, che lo rendono un film di certo godibile e di sicura presa su un pubblico che sia alla ricerca del cosiddetto "intrattenimento di qualità". Sequenze di indubbia efficacia come l'inizio "carcerario", la breve parentesi nel passato oppure l'avventurosa parte nella foresta valgono (o meglio, sono valse) il prezzo del biglietto e dimostrano la già celebrata abilità di Columbus e della sua squadra nel confezionare un efficace prodotto "per famiglie". O per fan.
Il problema dell'eccessiva somiglianza col predecessore va quindi ricondotto ad un valore contestuale ed è da considerarsi come un esempio della necessità di una maggiore variabilità produttiva nella realizzazione seriale di blockbuster, i quali (come anche il caso recente della saga di "Hunger Games" sta a dimostrare) spesso a causa della prevedibile povertà interpretativa e della vastità dei fattori produttivi in gioco si riducono a essere nulla più che la somma delle loro numerose (e valide) componenti. Di conseguenza "Harry Potter e la camera dei segreti" non risulta un film non all'altezza del predecessore a causa di una realizzazione di qualità inferiore ma per via della sua effettiva natura di opera che tenta di ripetere totalmente il primo capitolo non tenendo conto delle differenze intrinseche della materia di partenza e delle prime tracce di maturità presenti nel romanzo della scrittrice inglese, tranne risultare macchinoso quando accenna questa direzione (si consideri, ad esempio, il modo didascalico con cui si trattano tematiche sempre più importanti come quelle identitarie). Repetita non iuvant.
cast:
Emma Watson, Rupert Grint, Kenneth Branagh, Richard Harris, Maggie Smith, Alan Rickman, Robbie Coltrane, Tom Felton, Jason Isaacs, Daniel Radcliffe
regia:
Chris Columbus
titolo originale:
Harry Potter and the Chamber of Secrets
distribuzione:
Warner Bros.
durata:
161'
produzione:
Heyday Films, Warner Bros, 1492 Pictures
sceneggiatura:
Steve Kloves
fotografia:
Roger Pratt
scenografie:
Stuart Craig
montaggio:
Roger Honess
costumi:
Judianna Makovsky
musiche:
John Williams