Anton è nei guai, suo figlio è nelle mani dei vampiri e lui deve combatterli e nel contempo tentare di strappare il ragazzo ai loro intrighi usando tutte le sue armi, magiche e non e la forza dell'intera struttura cui lui appartiene per tradizione, in particolare le doti di preveggenza di Svetlana, quello che Anton non sa è che il ragazzo...
La Russia di questi tempi è un posto assai particolare, intanto è un punto di aggregazione per le forze del male che da sempre combattono quelle del bene. Poi abbiamo anche i vampiri, che non solo fanno parte della struttura sociale, ma essendo una minoranza devono fare i conti con un certo numero di limitazioni. Intanto hanno bisogno di un permesso per il sangue, poi se vogliono vivere secondo le regole, non possono nutrirsi di umani. Come se tutto questo non bastasse, c'è anche una vecchia storia su Tamerlano e su un oggetto magico che ha il potere di riscrivere gli eventi, e cambiare il corso della storia. C'è Boris Ivanovich che segue da vicino Anton e che, quando questi viene accusato dell'omicidio di Galina Ragova, trasla il suo spirito nel corpo di Olga e quello di lei nel suo per agevolare le ricerche dell'assassino. I guardiani del giorno sono sulle sue tracce e Zavulon, il capo delle forze della notte, ne approfitta per tentare di liberarsi di lui, dal momento che questo consentirebbe il realizzarsi dei suoi piani circa il ruolo di suo figlio nella lotta che da secoli impegna le due fazioni.
Un po' "Vampire: the Masquerade" e un pò Peter Jackson questo "I guardiani del giorno", sequel del fortunato, anche se caotico, "I guardiani della notte", si lascia guardare con un senso di divertito stupore. Le acrobazie che i personaggi, assai caratteristici per la verità, si trovano a compiere davanti ai nostri occhi, rendono il racconto iperbolico e nel contempo divertente.
L'affollarsi degli stimoli e delle situazioni a mano a mano più epiche, creano un racconto che attraversa le due ore senza troppi problemi e ci trasporta, sballottandoci un po', nel mondo in cui la magia e i vampiri convivono a due passi dalla Piazza Rossa, e rendono interessante un paese di cui sappiamo ancora troppo poco. La rappresentazione fracassona regala più di un sorriso, sia per l'ingenuità dello svolgimento che per l'assoluta capacità di volgarizzare qualsiasi cosa, in un gigantesco omaggio/citazione degli
action di oltre oceano, reso divertente dall'originalità e dall'amore per l'eccesso che trapela tra le pieghe del racconto.
I personaggi hanno tutti caratteristiche molto definite, e sono tratteggiati con affetto, nella celebrazione dell'eccesso assolutamente privo di gusto che sembra il marchio di differenziazione culturale che più di tutti emerge nel racconto originale certo, ma di grana decisamente grossa. Alisa, la vampira griffata Dolce e Gabbana strizza l'occhio con ironia al consumismo che vampirizza l'economia russa dopo anni di astinenza più politica che reale. Mentre gli altri, Anton e il padre di Kostya in cima alla lista, emergono per la loro assoluta purezza ed ingenuità in un mondo dove gli intrighi sono la norma e l'unica strategia di sopravvivenza. E sarà appunto con una purezza impregnata di folle idealismo che Anton alla fine risolverà il problema, mettendo in atto il più gigantesco taglio del nodo gordiano che si sia mai visto sullo schermo.
La regia frenetica consente cose che in mano ad un regista meno capace sembrerebbero solo impossibili, ma che qui diventano divertenti e nulla più. Mentre tutti i comprimari affollano gioiosamente la scena e colorano il tutto regalando momenti di assoluto stupore all'ingresso di ogni nuovo folle personaggio.
Insomma direi che si tratta di un originale variazione su temi abusati e assai rappresentati, che qui ritrovano freschezza solo grazie al vecchio, ma validissimo stratagemma di mescolare le carte in tavola sotto il naso stesso del divertito spettatore.
25/06/2008