Giusto il tempo di avere nelle sale italiane il suo film precedente, il thriller "Nella casa", ed ecco che il versatile e prolifico (praticamente un film all'anno dal debutto del 1998) François Ozon presenta in concorso a Cannes 66 un film completamente diverso, fermi restanti alcuni punti di contatto, quali il focus sull'età adolescenziale in rapporto con l'età adulta e qualche riferimento alla cultura nazionale transalpina: se da una scuola intitolata a Flaubert partiva la (non) educazione sentimentale del giovane Claude nel film datato 2012, il verso di Rimbaud proclamante che "non si è seri quando si hanno diciassette anni", congiunto alle malinconiche canzoni di Françoise Hardy, fa da sfondo alle vicende di Isabelle, giovane non ancora maggiorenne che, sorta di incrocio tra Lolita e Bella di giorno, decide di prostituirsi senza motivo apparente.
Niente di nuovo sul fronte del soggetto. L'unico aggiornamento sta nell'account Internet con cui la protagonista procede in cerca dei clienti; ma la storia raccontata in "Jeune & jolie" sembra di averla incontrata infinite volte, ed è un punto di partenza fortemente limitante. Nulla di sorprendente neanche sul versante sceneggiatura. Il vecchio volpone Ozon è attentissimo a non dare una chiara spiegazione alla scelta di Isabelle. Da scartare la ninfomania: la Nostra col tempo acquisisce sì disinvoltura, consapevolezza della propria sessualità, ma non prova piacere praticamente mai. Idem le ragioni economiche: non siamo al cospetto di una ragazzina che si concede per comprare un telefonino o cose simili, come raccontano quotidianamente i media: la protagonista non spende nemmeno i soldi che guadagna.
Più plausibili, ancorché non dirimenti, la volontà di accumulare esperienze, e altre ragioni di ordine psico-sociologico: la noia di crescere nel vizioso benessere di una famiglia borghese (con tutti gli annessi stereotipi, dalle serate in teatro al sottofondo diegetico di musica classica), in cui l'unico ricordo della nonna morta è il nickname da escort scelto (furbatina dell'autore...), i genitori sono separati, il padre è lontano e invisibile e la madre convive con un altro uomo.
Così, al cospetto di nessuna motivazione e insieme di tante, Ozon schiva a priori, attentamente, ogni accusa di banalizzazione. Ma il suo film rischia di apparire una mera cronaca, del tutto priva di scelte coraggiose.
Non bastasse, le conseguenze narrative scadono inevitabilmente nell'ovvio. Come può essere, se non di stupore, smarrimento e impreparazione la reazione di parenti e conoscenti (la madre non sa come comportarsi, il marito rischia di sminuire la gravità dell'accaduto, l'amica di famiglia vede minacciata la fedeltà del marito), quando non c'erano precondizioni né presagi di alcun tipo intorno alla scelta di Isabelle? E come considerare, se non come totalmente gratuita, l'insensibilità della ragazza rispetto alla preoccupazione dei genitori, contrapposta all'affetto per il suo cliente più anziano?
Non tutto è da buttare, comunque, di questo "Jeune & jolie". Al contrario. Il mestiere del regista è innegabile e risolve parecchie situazioni di un film in ogni caso discretamente confezionato, mentre il suo talento regala un'allucinatoria sequenza (una sola però...) da antologia: la perdita della verginità di Isabelle, in cui la ragazza si "sdoppia" nella spettatrice di quello stesso momento.
E c'è poi la presenza di Marine Vacht, bellezza algida e slavata. Ventidue anni, fotomodella, al terzo film ha probabilmente imboccato il trampolino di lancio.
Un cameo per Charlotte Rampling, nel finale.
cast:
Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Charlotte Rampling
regia:
François Ozon
titolo originale:
Jeune et Jolie
durata:
95'
produzione:
Mandarin Films
sceneggiatura:
François Ozon
fotografia:
Pascal Marti
montaggio:
Laure Gardette
costumi:
Pascaline Chavanne
musiche:
Philippe Rombi